FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

Ed eccolo qui! Il nuovo libro della Vale. - (clicca sulla scritta sopra per leggere l'articolo) - Ancora una raccolta di racconti sulla ...

lunedì 31 maggio 2021

Labbra color ciliegia

Femminilizzazione forzata intro: ...breve storiella

"Stai ferma sennò si sbava tutto!"

Immobilizzato in un angolo della stanza, con mani e piedi legati assieme dietro la schiena, e con solo la testa libera di muoversi, cerco di sfuggire alla morsa della sua mano che mi blocca la mascella.
Pensavo che fosse tutto un gioco, invece una volta legato, ho visto nei suoi occhi la rabbia, la rabbia di tutte le violenze subite concentrarsi su di me.
"Ecco qua, finito! Sei contenta? Ti ho messo un bel rossetto color ciliegia"
Sono ancora in preda alla vergogna, continua a parlarmi al femminile ed ora mi ha messo il rossetto sulle labbra, non capisco dove vuole arrivare.
"Ora passiamo al lato pratico!"
Si alza e si avvicina alla cassettiera posta dall'altra parte della stanza, apre il cassetto e armeggia un po', poi prende una specie di mutandina di pelle nera e poi la indossa, si sistema la gonna e poi ritorna, inginocchiandosi davanti a me.
"Ora facciamo un po' di ginnastica piccolina"
E dicendolo si siede alzando la gonna e mostrando un grosso fallo di plastica che gli sbuca li in mezzo, poi con le due mani mi prende per i capelli ed avvicina le mie labbra a quel coso di silicone.
Tutto il mio peso cade in avanti e non potendo muovere le braccia involontariamente apro la bocca per emettere un urlo che viene soffocato dal dildo che mi penetra fino alla gola.
"Ecco su brava, continua": le sue mani continuano a muovere la mia testa su è giù, impedendomi di opporre resistenza e facendomi emettere solo strani versi gutturali.
Dopo qualche minuto mi riporta nella posizione iniziale ed avvicinando ancora il rossetto mi dice: "Dobbiamo rimediare, hai sbavato tutto!"
La sua mano ora si avvicina dolcemente, disegnando il contorno delle labbra, il suo sguardo è sensuale e la vergogna mia sta sparendo per lasciare spazio ad un misto tra eccitazione e felicità.
Una volta terminato, avvicina le sue labbra al mio orecchio e mi dice:"ne vuoi ancora vero?" Io mi faccio uscire un "Si!" convinto: lei mi accarezza la guancia, mi da un bacio sulla fronte e alzandosi dice "Giorgio è tutto tuo!": strabuzzo gli occhi e spostando lo sguardo vedo un uomo di fianco a me che si inginocchia e appoggia il suo membro sulle mie labbra, non ho neanche il tempo di reagire, riesco solo a chiudere gli occhi e sento qualcosa che scivola sulle mie labbra color ciliegia.
 
 
Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd – 31 maggio 2021

domenica 16 maggio 2021

La vicina di casa - IV

Femminilizzazione forzata intro: una conclusione inaspettata

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Non so da quanto tempo sono qui, distesa su questo tavolo con i polsi bloccati; le gambe già dall’inizio del supplizio me le hanno legate a due catene che pendono dal soffitto, divaricate al massimo, così da permettere di penetrarmi più agevolmente.

Ho finito di urlare e di piangere, poi si sono asciugate anche le lacrime e come aveva predetto il master dalla mia bocca escono solo mugugni di piacere. Credo che il turno sia terminato, ogni uomo si è approfittato di me: ce l’ho talmente in fiamme che gli ultimi tre non li ho neanche sentiti entrare, forse erano più piccoli, non so e non mi importa; spero solo che questo supplizio finisca presto, voglio solo andarmene, tornare da Franco ed Eleonora e dimenticare tutto.

Il master si avvicina a me, sfiora il mio membro afflosciato chiuso dentro la gabbietta, gira intorno al tavolo e poi ritorna davanti alla mia apertura: con il manico in acciaio di una paletta si avvicina ed entra facilmente senza neanche toccare le pareti del retto. “Vedete, la troietta qua, solo un’ora fa urlava e piangeva per un membro di tre centimetri di diametro, ma dopo un’ora non si è quasi neanche accorta di essere stata penetrata da uno da sei”. Dicendolo, si mette di fianco a me e con un espressione amorevole mi dice “Vuoi che ti liberi vero?” e dopo aver visto il movimento della mia testa che annuiva continua dicendo: “Vuoi una mano vero?”. “Si!”, rispondo questa volta alzando la voce ma emettendo un suono che sembra più di eccitazione che di supplica.

Allora lui sale sopra di me, mettendosi a cavalcioni sopra il mio stomaco e mostrandomi il suo membro duro a pochi centimetri dalla mia bocca: “Per questa volta sono gentile, visto che hai fatto la brava, te la darà la tua Eleonora, non arriva a sette centimetri e non ti farà tanto male”.


 
Io rimango stupita e rimango con la bocca semiaperta, quando la vedo entrare sorridente: ricambio il sorriso ma guardando le sue mani coperte da dei guanti in lattice azzurri che sta lubrificando capisco tutto: non faccio in tempo ad urlare che il membro mi entra in bocca arrivando fino alla gola per poi uscire e rientrare ad un ritmo incessante, mentre Eleonora mi penetra con la mano, entrando fino al polso, per poi muovere le dita e provocarmi un piacere che non avevo mai provato fino ad ora.

Minuti incessanti di estremo piacere, dove anche il mio membro comincia a colare di liquido seminale, mentre l’ondata che riempie la mia bocca quasi rischia di soffocarmi. Una volta ripulito, il master se ne va, così come tutto quelli presenti nella sala, e mentre Franco mi libera i polsi e le caviglie dai lucchetti e dalle catene, Eleonora toglie con delicatezza la sua mano dal mio fondo schiena.

Mi prendono sottobraccio, con le mie braccia che si aggrappano a fatica sulle loro spalle: sono troppo debole per camminare, sono troppo distrutta per riuscire metabolizzare quello che ho dovuto subire da quegli uomini e da Eleonora alla fine.

Mi caricano sul sedile posteriore, Franco va alla guida mentre Eleonora rimane dietro con me e mi abbraccia; mi abbraccia, mi accarezza e mi bacia come non ha mai fatto e continua a sussurrarmi “scusami”.

* * *

Mi risveglio, ci metto un po’ a capire dove sono, vedo solo la finestra aperta e il sole ormai alto nel cielo che illumina solo la base del letto matrimoniale dove sono sdraiata; cerco di muovere le coperte ma mi accorgo che ci sono loro, Eleonora alla mia sinistra e Franco alla mia destra.

“Ben svegliata, hai dormito quasi nove ore, sono le 14 passate” annuncia Franco.

“Scusami ancora per ieri Noemi, non succederà più”. E dandomi un bacio sulla guancia, si infila sotto le coperte mentre Franco abbandona la stanza; la sua mano scivola sul mio petto, sempre più in giù fino ad arrivare al mio membro, libero dalla gabbietta, lo accarezza e nota con piacere che inizia a diventare duro. Poi sale sopra di me, mi guarda negli occhi e con la voce più sensuale che io abbia mai sentito mi sussurra “Prendimi, sono tua!”.

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd – 16 maggio 2021

 

lunedì 10 maggio 2021

La vicina di casa - III

Femminilizzazione forzata intro: ...si va in gita, ma dove?

Leggi la prima parte cliccando < QUI >

Leggi la seconda parte cliccando < QUI > 

Una volta sbattuta la porta rimango lì, nella penombra, tremando e singhiozzando; vedo delle ombre che si avvicinano e iniziano a toccarmi. Non ho neanche la forza di reagire, mi metto il cuore in pace, penso già che sia qualcun altro che vuole abusare di me.

Ma invece quelle mani sono morbide, accarezzano, danno conforto; con gli occhi chiusi le lascio assecondare, mi accarezzano la faccia, mi accarezzano le gambe, non cercano altro, solo il contatto fisico.
Apro gli occhi e vedo due figure nell'ombra, sbatto qualche volta le palpebre per focalizzare al meglio e vedo che sono altre due malcapitate come me: vestite da cameriere, con le manette ai polsi e alle caviglie ed una gag ball che le impedisce di parlare. L'unica differenza sta nel loro collare, collegato ad una catena corta, che non le permette di toccarsi ed abbracciarsi, se non strusciandosi le gambe.

Ed invece con me in mezzo possono farlo, ed io rispondo alle loro carezze: non so da quanto tempo sono in quella condizione, ma credo da parecchio; dopo qualche minuto cambio posizione e mi spingo col viso verso la brunetta, lasciando le gambe verso la bionda.
 
Altre carezze delicate, le guance che si strofinano, dei piccoli mugugni di piacere, le lacrime che iniziano a scendere e poi un rumore sordo, la porta che si apre ed un uomo vestito interamente di pelle nera, con una maschera al viso, mi prende per i polsi, mi allontana, mi stringe un collare intorno al collo e poi lo collega con un lucchetto ad un'altra catena corta.

Mi spinge a terra e poi sparisce alla nostra vista, le due iniziano a piagnucolare mentre io cerco di allungarmi per riuscire a raggiungerle, a toccarle di nuovo, ma la distanza è troppa.

Allora desisto e le guardo mentre delicatamente si strusciano i piedi sui polpacci l'una con l'altra. 
 
* * *

Mi sveglio di soprassalto sentendomi tirare per la corda, vengo alzata di peso e trascinata fuori dalla stanza, mentre le mie due amiche si agitano e fanno versi implorando l'aguzzino, forse, di prendere anche loro.

Io sono agitata, non so cosa vogliano farmi, non penso nulla di buono, argomenti confusi mentre i corridoi e le porte spalancate si susseguono, fino ad arrivare ad una cantina, dove sono presenti una decina di uomini seduti su cinque sedie a sinistra e cinque a destra: in mezzo una specie di tavolo, con a fianco un tavolino più piccolo pieno di vari aggeggi.
 
Vengo fatta sdraiare, mi tolgono le manette e mi fissano mani e piedi con delle polsiere e cavigliere facendomi assumere una forma ad X.

Poi le luci si attenuano e si accende un faretto che inonda il mio corpo, facendomi chiudere gli occhi dato l'elevato bagliore.

Sento una voce che dice "ecco il nostro toy-boy dove farete pratica, la prima ora la dedicheremo alla penetrazione anale atta ad allargare lo sfintere".

A queste parole emetto dei mugugni di protesta, agitandomi e cercando di liberarmi inutilmente, mentre il master (lo chiameremo così), mi toglie la maschera e il boccaglio dicendo "voglio sentire bene le tue urla iniziali, che si tramuteranno ben presto in suoni di piacere".

Io protesto, urlando "lasciatemi andare, toglietemi queste cose di dosso!" Ma il master dicendo "OK" Mi penetra con un colpo secco facendomi emettere il primo di tanti urli della serata.

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd – 10 maggio 2021

mercoledì 5 maggio 2021

La vicina di casa - II

Femminilizzazione forzata intro: ...si va in gita, ma dove?

 Leggi la prima parte cliccando < QUI >

Come ogni sabato mattina la sveglia suona alle cinque in punto; allungo la mano verso l’abat-jour e pigio sull’interruttore: non fermo la sveglia, la lascio suonare per circa un minuto per svegliarmi del tutto ed impedire alla tentazione di posticiparla per altri dieci minuti; non mi posso permettere di arrivare un’altra volta in ritardo.

La mia mano smaltata di rosso ora si, sblocca la suoneria, poi si sposta sulle coperte e le sposta lasciando uscire i miei piedi, anch’essi smaltati di rosso che in automatico scendono per infilare le ciabattine rosa.

Pochi passi e sono davanti allo specchio, mi lavo la faccia e inizio a truccarmi: non vogliono il fondotinta, solo un filo di rossetto, la matita sugli occhi, il mascara, un ombretto leggero. I capelli cresceranno col tempo, indosso una parrucca castano chiaro che mi copre le spalle, sbottono la camicia da notte ed inizio ad indossare le mutandine, autoreggenti e reggiseno push up.

Ore 5.30 in punto ed esco dalla porta di casa, un po’ guardinga, indossando la solita tuta blu da lavoro ed un cappellino con la visiera da abbassare se dovessi incrociare qualche conoscente; mocassini ai piedi, mi godo questi ultimi momenti prima della due giorni di sofferenza coi tacchi. Dieci minuti di macchina e alle 5.50 sono davanti al cancello secondario, il telecomando lo apre, entro e parcheggio di fianco alla porta di servizio, spengo la macchina, un respiro profondo mentre chiudo per un attimo gli occhi e poi via, entro in casa per vedere cosa mi sarà riservato per questo fine settimana.

Appoggio le chiavi dell’auto sulla mensola e prendo la busta posta sul tavolo in mezzo alla cucina: leggo le prime righe e rimango impietrita “nella tua stanza ci sono i vestiti da indossare per questo fine settimana, poi prepara la colazione e svegliaci per le sette: oggi si va in gita”.

Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, cinque fine settimana a fare i lavori di casa mentre loro uscivano il sabato mattina, il rientro per l’ora di cena, l’essere legata per tutta la notte fino al loro rientro e poi svegliarli verso mezzogiorno, altre faccende domestiche e poi il congedo.

Mi tolgo la tuta, scarpe e cappellino e le ripongo nella cassapanca, mi dirigo seminuda nella mia cameretta dove sul lettino c’è una grossa scatola: la apro e tiro fuori un bustino di pelle lucida rosa con una gonna nera, guanti a mezza manica e un paio di scarpe da balletto tacco 21: le guardo per un attimo e sento già il dolore per doverle tenere su due giorni; torno in cucina a preparare la colazione, quando sarà quasi pronta mi vestirò per riposare ancora un po’ i piedi e per non rischiare di sporcare i vestiti.

Sette meno dieci e mi dirigo verso la camera, infilo le scarpe, poi stringo bene i lacci e metto i lucchetti nei due anelli superiori, infilo il bustino e riesco con fatica ad allacciarlo, poi la gonna e i guanti: mi alzo barcollando, con la strana sensazione di avere due tronchi ai piedi e camminare come un ragno che tasta il terreno. Pochi passi e prendo il vassoio, percorro il corridoio verso la loro camera, busso per tre volte ed aspetto la loro risposta.

“Avanti Noemi”

Entro e li trovo già seduti sul letto, tutti e due a torso nudo, guardo Eleonora e arrossisco mentre appoggio il vassoio tra i due sfiorando col braccio il suo seno.

“Passa di qua!” Mi dice Franco, indicando la sua sponda dal letto, io faccio un breve inchino e cammino verso di lui un po’ traballante, fermandomi li davanti ed aspettando gli ordini; con un breve cenno mi indica di abbassarmi ed allora mi inginocchio a terra, mentre lui si sposta verso di me e alzando le coperte me lo mostra. Senza dire niente e chiudendo gli occhi, avvicino le mani, abbasso il prepuzio e lo prendo in bocca, ripulendolo dei sedimenti di una settimana di sesso con la moglie. La sua mano sulla fronte mi indica lo stop, ed allora, composta, mi rialzo ed attendo sul fondo del letto il mio nuovo ordine.

Un quarto d’ora ad osservarli mentre fanno colazione, mentre si sfiorano, si toccano, si baciano e si eccitano, mentre io cerco di perdermi tra i miei pensieri, perché so la punizione che mi toccherebbe se il mio membro diventasse duro davanti a loro: da una sissy non si può tollerare un simile affronto.

Per fortuna tutto tace li sotto, Eleonora sposta il vassoio e mi invita a mettermi in mezzo a loro, io salgo sul letto e mi sdraio di schiena, al loro fianco, con il cuore che inizia a battere forte e con le mani e le gambe dritte e immobili.

“Questo è il regalino di oggi” ed Eleonora mi mostra una gabbietta di plastica rosa, che mi fa scivolare sulle cosce fino ad arrivare all'altezza del pube: con delicatezza me la infila e blocca prima lo scroto e poi il membro, poi tira e si accerta che non possa scappare. “Così evitiamo situazioni imbarazzanti, non credi?”

Io dico un “Si signora Eleonora”, mentre il marito, muovendo anche lui il mio membro ingabbiato mi dice “e questo è il mio regalo”. Apre una scatola rossa e tira fuori una specie di maschera di pelle, nera con una pallina nera e due orecchie da coniglio; lo guardo stupito mentre aiutato dalla moglie me la applicano al viso, stringendo così forte che la mia bocca rimane aperta con la pallina che mi riempie tutta la cavità orale.

Emetto dei rumori gutturali quando vedo il secondo oggetto che esce dalla scatola: un plug-in di metallo, grosso, di una misura mai messa, con all’estremità un grosso pon-pon fucsia; lo cosparge col liquido che già conosco, mentre Eleonora mi prende le due gambe e tirandole verso il mio addome, le allarga mostrando il mio piccolo buco a Franco.

Franco non è dolce come Eleonora, è un maschio, ed entra con forza, uno due tre volte mentre io emetto urla soffocate mentre la moglie mi consola sussurrandomi “dai che tra poco è tutto finito”. Mi agito, il plug-in non riesce ad entrare totalmente, altre tre volte, altre urla, poi un colpo secco, un urlo soffocato e lei che mi asciuga le lacrime e mi dice: “che disastro, dobbiamo rifare il trucco!”

Mi fanno alzare, ancora barcollante, mi pulisce il viso e mi ritrucca, con la matita nera mi colora la punta del naso e mi fa tre linee su entrambe le guance e poi davanti allo specchio mi dice “ma sei un amore”.


Io sorrido anche se il dolore non si è placato, mi mettono delle manette alle mani e mi accompagnano in macchina, salgo dietro, si parte, mezz’ora di macchina mentre loro scherzano e mi anticipano quello che mi succederà mentre mi aumenta l'agitazione e comincio a sentire dei brividi di freddo.

Entriamo in questa mega villa e la macchina si ferma davanti alla porta principale che si apre: due ragazzi srotolano un tappeto rosso che arriva vicino alla mia portiera; uno dei due la apre e mi porge la mano aiutandomi a scendere, io nel farlo mi giro verso la macchina ma sento solo un “veniamo a riprenderti domani a mezzogiorno”.

Mi immobilizzo mentre la macchina parte sgommando ed uno dei ragazzi mi dice: “prego Miss, la stanno aspettando!” Io allora mi incammino su quel tappeto rosso, entrando nell’enorme atrio e percorrendolo fino a che mi ritrovo davanti ad una porta semichiusa.

Non ho il tempo di pensare a nulla che la porta si apre e si avvicina un uomo alto quasi due metri, con gli occhi azzurri ed i capelli brizzolati, completamente nudo, che mi prende la testa tra le mani, mi costringe ad inginocchiarmi e preme il suo membro contro la mia faccia. Io chiudo gli occhi e cerco di liberarmi da quella presa, ma lui dopo mezzo minuto, mi mette una mano sotto il costato, mi solleva di peso e mi scaglia in mezzo alla stanza.

“Non osare mai più!” I suoi occhi azzurri diventano come ghiaccio e mi trapassano come una scossa; io emetto un mugugno sommesso e lui, uscendo, sbatte la porta dietro di se. Rimango li in mezzo alla stanza, singhiozzando nella penombra, quando delle mani iniziano a toccare il mio corpo.

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd – 3 maggio 2021