FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

Ed eccolo qui! Il nuovo libro della Vale. - (clicca sulla scritta sopra per leggere l'articolo) - Ancora una raccolta di racconti sulla ...

martedì 20 aprile 2021

La vicina di casa - I

Femminilizzazione forzata intro: ...e se la vicina di casa ti chiama...

La vedevo spesso uscire da casa il sabato mattina verso le otto per andare al bar, non si poteva non notarla: immancabile tacco 15, gonna sempre sopra il ginocchio, collant neri e maglietta o giacca sbottonata che faceva intravedere il suo seno prorompente.

Mi ero appena trasferito qui da tre mesi e l’avevo incrociata solo un paio di volte sulla scala: lei abitava al primo piano ed io al terzo, ma siccome non ero abituato a prendere l’ascensore, ci eravamo scambiati un buongiorno ed una buonasera. Di prima impressione non sembrava molto socievole, un po’ altezzosa, riservata, non so che lavoro possa fare, ma mi immagino segretaria o comunque lavoro di ufficio.

Questo mercoledì ho preso un giorno di ferie dal lavoro: ne approfitto per fare un po’ di spese e cambiare le gomme all’auto, passando a quelle estive; finisco di fare tutto verso le undici e trenta e dopo aver parcheggiato la macchina nel box, mi accingo a fare i miei quattro piani di scale per fare un po’ di moto.

Appena passo il pianerottolo del primo piano sento una voce che mi dice: - Mi scusi? - , voltando lo sguardo e non vedendo nessuno, proseguo a salire quando la stessa voce mi urla: - Ragazzo, dico a lei, mi scusi?

Questa volta mi fermo e mi volto: non vedo ancora nessuno, ma solo la porta socchiusa dell’appartamento di destra; - Sono qui, può venire un attimo? - Torno sui miei passi e mi avvicino alla porta socchiusa, quando compare la signora che mi dice: - Mi scusi, sono la signora Eleonora, avrei bisogno di un grossissimo piacere. - E così dicendo, spalanca la porta e si presenta a me con addosso solo una vestaglia semi-trasparente color rosa, che fa intravedere i suoi seni e più in basso, le mutandine di pizzo nere.

Io deglutisco e divento rosso come un peperone, facendo fatica a dirle un: - Mi dica pure.

- Entri presto, che se qualcuno ci vede, chissà cosa pensa! - e tirandomi per un braccio, mi porta dentro la casa e chiude la porta dietro di me. Io sono un po’ agitato perché non so che cosa vuole da me, ma subito lei va verso il centro della sala, mi guarda e mi dice: - Ho visto come mi guardi, uno sguardo che ho visto in tanti uomini, vorresti saltarmi addosso ora?
- No, ma che dice? E' che non capisco che cosa vuole da me!
- Come cosa voglio? Sei un ragazzo carino, non ti basta? - E dicendolo si avvicina verso di me e mi appoggia la mano sinistra sulla spalla, mentre la destra scende fino ad accarezzarmi il membro.

Io ho un sussulto e bloccandogliela, le dico: - No signora, non sono quel tipo di uomo, che cosa sta facendo? - Ma lei la ritira subito e guardandomi negli occhi mi dice: - Volevo esserne certo, scusami tanto!

Io continuo a non capire che cosa mi stia dicendo e rimango li immobile anche quando lei, mettendomi una mano sul petto, mi spinge all’indietro e mi fa cadere sul divano, poi mi sale sopra e si mette a cavalcioni sopra di me, togliendosi la camicia da notte e restando completamente nuda con solo le mutandine a coprirla.

- La vuoi leccare? - Me lo dice con una voce sensualissima, mentre io continuo a guardare il suo seno perfetto e le mutandine che sono a dieci centimetri dalla mia faccia; - Ripeto, la vuoi leccare? - Con tono più deciso, alche io non riuscendo più a trattenere l’eccitazione rispondo con un - Si!

Non si sfila le mutandine, ma con una mossa improvvisa le strappa e appoggia il suo pube sul mio volto. Io non riesco più a contenermi e con entrambe le mani le afferro le natiche e la spingo verso di me, iniziando a leccare quella pelle morbida spostandomi più in basso per entrarle dentro con la lingua.

Ma c’è qualcosa di strano e lei inizia a ridere, ride, ride, mentre io rimango con la bocca semi aperta e sento qualcosa che mi scivola dentro; dapprima non capisco, ma poi quel qualcosa inizia a prendere consistenza, ad indurirsi ed a farsi strada tra la lingua e il mio palato fino ad arrivarmi in gola. Il mio sguardo si posa su di lei con un misto di terrore e di disgusto, mentre lei, posandomi una mano sulla nuca, si sdraia sopra di me, spingendomelo dentro fino in fondo quasi soffocandomi.

Attimo di panico che per me sono parsi infiniti: si scosta da me, indietreggia e si inginocchia di fronte a me appoggiando il suo fondoschiena sul mio membro, me lo prende tra le mani e lo indirizza dentro nel suo buco, entra rapidamente, troppo e lancio un urlo, mentre lei sorride, mi guarda e dice: - Allora ti è piaciuto? Ammettilo!

Io rimango li ancora con la bocca semiaperta, senza riuscire a dire nulla: lei continua ad andare su e giù aiutandosi con le mani ed eccitandomi sempre di più. Tento in tutti i modi di resistere, vedo il suo coso duro che mi sbatte sul ventre, ma non ce la faccio, vengo e mi escono pure delle urla di piacere. Col cuore che batte forte e il respiro affannoso, lei lo estrae e si avvicina ancora alla mia bocca: io la socchiudo e lei spinge con forza il suo membro dentro di me, col prepuzio che scivola all’indietro ed accolgo il suo glande che ancora una volta mi arriva fino in gola.

Questa volta non oppongo resistenza, lo cerco con la lingua, lo assaporo, mentre è lei che inizia a godere ed emettere dei mugugni di piacere: lo estrae fino a sfiorarmi le labbra e rientra con prepotenza più e più volte, tenendomi gli avambracci con le mani ed impedendomi ogni eventuale mia reazione. Poi un urlo più forte e la mia bocca viene inondata da una sostanza calda.
Lei rapida lo toglie e mi infila la sua lingua in bocca per assaporare il suo seme, un bacio intenso, il suo seno appoggiato al mio petto, il suo cuore che batte all’impazzata all’unisono col mio, il sudore della nostra pelle a contatto, restiamo così per minuti, finché il respiro e il battito tornano regolari, ed allora lei si stacca, mi guarda, emozionata, sussurra un timido - Grazie -  e si alza dal divano dirigendosi verso la camera.

Io rimango sdraiato sul letto ancora confuso, eccitato, non sto capendo bene che cosa mi sia appena successo, ma sono felice, sento il rumore dei suoi tacchi e la sua ombra che ritorna nella stanza.
Si siede sul divano all’altezza del mio petto, girata di spalle; le mie mani senza controllo si posano sui suoi fianchi e salgono verso il suo seno, mentre sento qualcosa di freddo che si appoggia sul mio membro. La sento armeggiare col mio scroto e il mio membro e poi sento un clic. Lei si sposta e mentre mi alzo aiutandomi con la mano destra mi dice: - Non è bellissimo dentro la gabbietta, vero? - Io strabuzzo gli occhi nel vedere il mio membro rinchiuso in una gabbia di metallo e mentre lei me lo muove con la mano destra, nella mano sinistra mi fa vedere la chiave del lucchetto.
- Ma cosa stai facendo, non vorrai che... - e lasciandomelo, con la stessa mano mi spinge di nuovo sul divano mettendosi ancora a cavalcioni sul mio stomaco, ma questa volta di schiena. - Ecco, questa si chiama cintura di castità! - E mentre lo dice sento entrare qualcosa di freddo e grosso nel mio fondoschiena, lancio un urlo di dolore, ma una volta entrato, sento che questa specie di uncino, con un plug-in all'estremità, mi si appoggia sul retro della schiena e due catene mi cingono i fianchi e vengono serrate sulla pancia da un secondo lucchetto.

Lei si alza, mi fa vedere le due chiavi, le mette in una scatoletta posta sul tavolo che chiude con un terzo lucchetto che però non ha chiavi. - Le chiavi le avrai se ti comporterai bene!
- Ma cosa stai dicendo, liberami subito!
Si avvicina e mi molla uno schiaffo che mi fa sbattere contro lo schienale del divano.
- Credi che io sia una stupida? Credi che non abbia ripreso tutto con una telecamera? Fai come ti dico o la tua vita da santarellino avrà un brusco risveglio!
Rimango basito e immobile, non riesco a dire niente, non riesco a reagire, ascolto tutto quello che mi sta dicendo, mi sembra che sia un sogno, che non sia reale, che non stia capitando a me.
- E quindi, mettiti subito la divisa da cameriera che c’è in bagno, lo smalto e il rossetto che per oggi va bene così, come prima lezione da sissy.

Mi dirigo in bagno tremando, mi infilo le autoreggenti, il reggiseno, il grembiulino e le scarpe; mi applico il rossetto e poi metto lo smalto alle mani, quando sento una voce che mi urla: - manca ancora molto? - Soffio sulle mani per farlo asciugare, e mi precipito in sala davanti a lei. 
Lei mi guarda e senza dire niente mi alza il gonnellino e mi pianta una frustata colpendo le mie natiche. Io lancio un urlo di dolore e lei mi urla: - Quando arrivi, devi fare la riverenza e dire "agli ordini signora".
Altra frustata ed altro mio grido, - Devi dire "grazie signora!" Guarda Noemi, io credo molto in te, non deludermi, intesi?
Scioccato dal fatto che mi abbia chiamato con un nome femminile, meccanicamente rispondo con un - Si, signora.
- Vedi che inizi a capire? - Ed arriva una terza frustata, più forte delle altre due, e con una lacrima che mi scende dal volto le dico - Grazie signora.
 
 Lei non si scompone, inizia ad elencare i miei obblighi: inizierò a prestarle servizio ogni sabato mattina dalle 6.30 fino alle 18.30 di domenica. Rimango li per circa 4 ore, poi mi toglie la gabbietta e la cintura di castità, mi leva lo smalto con amorevole cura e il rossetto; mi da un bacio, mi guarda mentre mi tolgo la divisa e mi rimetto i miei abiti e poi avvicinandosi prima che io esca dalla porta mi da una carezza sulla guancia e mi dice: - A sabato Noemi.

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd - 18 aprile 2021

Nessun commento:

Posta un commento