FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

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mercoledì 5 maggio 2021

La vicina di casa - II

Femminilizzazione forzata intro: ...si va in gita, ma dove?

 Leggi la prima parte cliccando < QUI >

Come ogni sabato mattina la sveglia suona alle cinque in punto; allungo la mano verso l’abat-jour e pigio sull’interruttore: non fermo la sveglia, la lascio suonare per circa un minuto per svegliarmi del tutto ed impedire alla tentazione di posticiparla per altri dieci minuti; non mi posso permettere di arrivare un’altra volta in ritardo.

La mia mano smaltata di rosso ora si, sblocca la suoneria, poi si sposta sulle coperte e le sposta lasciando uscire i miei piedi, anch’essi smaltati di rosso che in automatico scendono per infilare le ciabattine rosa.

Pochi passi e sono davanti allo specchio, mi lavo la faccia e inizio a truccarmi: non vogliono il fondotinta, solo un filo di rossetto, la matita sugli occhi, il mascara, un ombretto leggero. I capelli cresceranno col tempo, indosso una parrucca castano chiaro che mi copre le spalle, sbottono la camicia da notte ed inizio ad indossare le mutandine, autoreggenti e reggiseno push up.

Ore 5.30 in punto ed esco dalla porta di casa, un po’ guardinga, indossando la solita tuta blu da lavoro ed un cappellino con la visiera da abbassare se dovessi incrociare qualche conoscente; mocassini ai piedi, mi godo questi ultimi momenti prima della due giorni di sofferenza coi tacchi. Dieci minuti di macchina e alle 5.50 sono davanti al cancello secondario, il telecomando lo apre, entro e parcheggio di fianco alla porta di servizio, spengo la macchina, un respiro profondo mentre chiudo per un attimo gli occhi e poi via, entro in casa per vedere cosa mi sarà riservato per questo fine settimana.

Appoggio le chiavi dell’auto sulla mensola e prendo la busta posta sul tavolo in mezzo alla cucina: leggo le prime righe e rimango impietrita “nella tua stanza ci sono i vestiti da indossare per questo fine settimana, poi prepara la colazione e svegliaci per le sette: oggi si va in gita”.

Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, cinque fine settimana a fare i lavori di casa mentre loro uscivano il sabato mattina, il rientro per l’ora di cena, l’essere legata per tutta la notte fino al loro rientro e poi svegliarli verso mezzogiorno, altre faccende domestiche e poi il congedo.

Mi tolgo la tuta, scarpe e cappellino e le ripongo nella cassapanca, mi dirigo seminuda nella mia cameretta dove sul lettino c’è una grossa scatola: la apro e tiro fuori un bustino di pelle lucida rosa con una gonna nera, guanti a mezza manica e un paio di scarpe da balletto tacco 21: le guardo per un attimo e sento già il dolore per doverle tenere su due giorni; torno in cucina a preparare la colazione, quando sarà quasi pronta mi vestirò per riposare ancora un po’ i piedi e per non rischiare di sporcare i vestiti.

Sette meno dieci e mi dirigo verso la camera, infilo le scarpe, poi stringo bene i lacci e metto i lucchetti nei due anelli superiori, infilo il bustino e riesco con fatica ad allacciarlo, poi la gonna e i guanti: mi alzo barcollando, con la strana sensazione di avere due tronchi ai piedi e camminare come un ragno che tasta il terreno. Pochi passi e prendo il vassoio, percorro il corridoio verso la loro camera, busso per tre volte ed aspetto la loro risposta.

“Avanti Noemi”

Entro e li trovo già seduti sul letto, tutti e due a torso nudo, guardo Eleonora e arrossisco mentre appoggio il vassoio tra i due sfiorando col braccio il suo seno.

“Passa di qua!” Mi dice Franco, indicando la sua sponda dal letto, io faccio un breve inchino e cammino verso di lui un po’ traballante, fermandomi li davanti ed aspettando gli ordini; con un breve cenno mi indica di abbassarmi ed allora mi inginocchio a terra, mentre lui si sposta verso di me e alzando le coperte me lo mostra. Senza dire niente e chiudendo gli occhi, avvicino le mani, abbasso il prepuzio e lo prendo in bocca, ripulendolo dei sedimenti di una settimana di sesso con la moglie. La sua mano sulla fronte mi indica lo stop, ed allora, composta, mi rialzo ed attendo sul fondo del letto il mio nuovo ordine.

Un quarto d’ora ad osservarli mentre fanno colazione, mentre si sfiorano, si toccano, si baciano e si eccitano, mentre io cerco di perdermi tra i miei pensieri, perché so la punizione che mi toccherebbe se il mio membro diventasse duro davanti a loro: da una sissy non si può tollerare un simile affronto.

Per fortuna tutto tace li sotto, Eleonora sposta il vassoio e mi invita a mettermi in mezzo a loro, io salgo sul letto e mi sdraio di schiena, al loro fianco, con il cuore che inizia a battere forte e con le mani e le gambe dritte e immobili.

“Questo è il regalino di oggi” ed Eleonora mi mostra una gabbietta di plastica rosa, che mi fa scivolare sulle cosce fino ad arrivare all'altezza del pube: con delicatezza me la infila e blocca prima lo scroto e poi il membro, poi tira e si accerta che non possa scappare. “Così evitiamo situazioni imbarazzanti, non credi?”

Io dico un “Si signora Eleonora”, mentre il marito, muovendo anche lui il mio membro ingabbiato mi dice “e questo è il mio regalo”. Apre una scatola rossa e tira fuori una specie di maschera di pelle, nera con una pallina nera e due orecchie da coniglio; lo guardo stupito mentre aiutato dalla moglie me la applicano al viso, stringendo così forte che la mia bocca rimane aperta con la pallina che mi riempie tutta la cavità orale.

Emetto dei rumori gutturali quando vedo il secondo oggetto che esce dalla scatola: un plug-in di metallo, grosso, di una misura mai messa, con all’estremità un grosso pon-pon fucsia; lo cosparge col liquido che già conosco, mentre Eleonora mi prende le due gambe e tirandole verso il mio addome, le allarga mostrando il mio piccolo buco a Franco.

Franco non è dolce come Eleonora, è un maschio, ed entra con forza, uno due tre volte mentre io emetto urla soffocate mentre la moglie mi consola sussurrandomi “dai che tra poco è tutto finito”. Mi agito, il plug-in non riesce ad entrare totalmente, altre tre volte, altre urla, poi un colpo secco, un urlo soffocato e lei che mi asciuga le lacrime e mi dice: “che disastro, dobbiamo rifare il trucco!”

Mi fanno alzare, ancora barcollante, mi pulisce il viso e mi ritrucca, con la matita nera mi colora la punta del naso e mi fa tre linee su entrambe le guance e poi davanti allo specchio mi dice “ma sei un amore”.


Io sorrido anche se il dolore non si è placato, mi mettono delle manette alle mani e mi accompagnano in macchina, salgo dietro, si parte, mezz’ora di macchina mentre loro scherzano e mi anticipano quello che mi succederà mentre mi aumenta l'agitazione e comincio a sentire dei brividi di freddo.

Entriamo in questa mega villa e la macchina si ferma davanti alla porta principale che si apre: due ragazzi srotolano un tappeto rosso che arriva vicino alla mia portiera; uno dei due la apre e mi porge la mano aiutandomi a scendere, io nel farlo mi giro verso la macchina ma sento solo un “veniamo a riprenderti domani a mezzogiorno”.

Mi immobilizzo mentre la macchina parte sgommando ed uno dei ragazzi mi dice: “prego Miss, la stanno aspettando!” Io allora mi incammino su quel tappeto rosso, entrando nell’enorme atrio e percorrendolo fino a che mi ritrovo davanti ad una porta semichiusa.

Non ho il tempo di pensare a nulla che la porta si apre e si avvicina un uomo alto quasi due metri, con gli occhi azzurri ed i capelli brizzolati, completamente nudo, che mi prende la testa tra le mani, mi costringe ad inginocchiarmi e preme il suo membro contro la mia faccia. Io chiudo gli occhi e cerco di liberarmi da quella presa, ma lui dopo mezzo minuto, mi mette una mano sotto il costato, mi solleva di peso e mi scaglia in mezzo alla stanza.

“Non osare mai più!” I suoi occhi azzurri diventano come ghiaccio e mi trapassano come una scossa; io emetto un mugugno sommesso e lui, uscendo, sbatte la porta dietro di se. Rimango li in mezzo alla stanza, singhiozzando nella penombra, quando delle mani iniziano a toccare il mio corpo.

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd – 3 maggio 2021

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