FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

Ed eccolo qui! Il nuovo libro della Vale. - (clicca sulla scritta sopra per leggere l'articolo) - Ancora una raccolta di racconti sulla ...

martedì 13 febbraio 2024

San Valentino

Sono emozionato mentre sta per aprire il mio regalo: un completino intimo rosso di pizzo, reggiseno, mutandine e autoreggenti. 

Viste indossate dal manichino mi avevano tolto il fiato e solo l'idea di vederle addosso alla mia amata sono andato in ebollizione.

Guardo le sue mani sinuose che tolgono il nastro, che rompono la carta, i suoi occhi che si riempiono di meraviglia e di gioia.

Mi guarda, mi da un bacio e mi abbraccia; sento il suo calore su di me, sento che vuole protezione e ricambio il suo desiderio con un bacio sulla fronte e successivamente uno sulle labbra.

"Come hai fatto? Proprio quello che stavo cercando."

"Ormai ti leggo nel pensiero."

"E cosa stai leggendo ora?"

"Mmm, vediamo: andiamo in camera a provare il completino?"

"Si, ci sto. Così vedrai anche il mio regalo."

Prende il sacchetto e la mia mano e mi trascina eccitatissima verso la camera, mentre io già mi gusto il suo corpo nudo che indossa quella stupenda lingerie.

"Ecco qui il mio regalo per te!"

"Ma chi è questo? E che ci fa in camera da letto?"

"È Massimo, un amico. Non lo dicevi anche tu che bisogna fare qualcosa di diverso?"

"No, no, non se ne parla."

Massimo si alza e si avvicina verso di me: mi sovrasta di oltre venti centimetri, ma quello che mi fa maggiormente paura sono i suoi muscoli scolpiti e le sue enormi braccia.

"Io direi di provare questo completino. Non trovi Anna?"

"Non si intonano col mio smalto azzurro."

Massimo mi guarda e abbozzando un sorriso mi dice: "Devi indossarlo tu!"

"Ma io, ma io."

"Tranquillo Paolo, ti metto lo smalto rosso, dopotutto è san Valentino!"

Rimango in piedi al centro della stanza, mentre Anna inizia a togliermi i vestiti.

Nudo, davanti a quei due che ridono, mi sento in imbarazzo ed inizio a balbettare qualcosa, mentre Massimo, guardandomi mi fa: "Voglio proprio vedere come ti stanno".

Anna inizia a vestirmi mentre io rimango immobile, quasi incapace di eseguire anche il più piccolo dei movimenti.

Una volta finito il mio sguardo va alla specchiera, intravedo il mio corpo, l'intimo rosso e per un attimo mi sembra di guardare il manichino del centro commerciale.

Sensazione strana, ma la cosa mi eccita, il mio membro si gonfia dentro le mutandine strette, ancor di più quando Anna tira fuori un rossetto rosso e me lo applica sulla labbra.

Massimo si avvicina e mi mette una mano sul rigonfiamento: "Ti piace vero?"

Vorrei dirgli di no, ma il mio membro, fregandosene dei miei pensieri, diventa ancora più duro e mi sale l'eccitazione.

Anna mi mette lo smalto sulle mani che Massimo fa asciugare soffiandoci sopra, e poi guardandomi, mi dice: "Stasera per noi sei Valentina."

"No no. Se lo deve guadagnare. Per ora è solo Valentino" ribatte Massimo, mettendomi una mano sulla spalla e spingendomi verso il basso per far in modo di farmi mettere in ginocchio.

Anche Anna si inginocchia di fianco a me, mi guarda e mentre mi aspetto che mi schiocchi un bacio dei suoi, slaccia la cintura di Massimo e abbassa pantaloni e mutande, mostrando il suo enorme membro eretto.

"Fammi vedere che cosa vuoi essere Valentina!"

In preda all'eccitazione e con al mio fianco Anna che mi sprona, apro la bocca e mi lascio andare ad un turbinio di emozioni e nuove scoperte. Non sono consapevole di quello che sto facendo, anzi sembra che sia uno spettatore esterno in tutta questa vicenda.

"Ma quanto sei brava!" Incita Anna.

"Bravo! È un uomo per ora. Il brava se lo deve guadagnare!"

"Giusto! Valentino continua così."

Aumento la frequenza, sono quasi in stato confusionale e non capisco quello che sto facendo, mentre i mugugni iniziali di Massimo si stanno pian piano trasformando in dei sussulti di piacere.

Mi prende la testa tra le mani e spinge, lo sento che mi sta entrando in gola, sento che il suo volume è aumentato notevolmente, sento le sue urla sempre più forti, fino a che esplode con un SI.

Si ritrae quel tanto che basta per sfiorarmi le labbra, e gli spruzzi mi riempiono il palato, scivolando giù per la gola.

L'istinto è quello di sottrarmi, di non ingoiare, ma le sue mani me lo ricacciano in gola e non posso fare altro che assaporare il suo seme.

Mando giù e poi ripulisco tutto, fino all'ultima goccia, e ancora oltre, come se non fosse abbastanza.

Massimo si ritrae e mi fa rimettere in piedi, con le gambe che fanno un po' fatica a rispondere.

"Guarda! Anche Valentina è venuta!"



Divento rosso e guardo in basso, le mie mutandine di pizzo ed una macchia che si sta ingrandendo.

Anna mi abbassa le mutande fino alle caviglie, mi guarda e mi dice: "Guai se te lo tocchi. Sei Valentina ormai".

E rimango lì, a guardarli mentre fanno l'amore. I loro corpi che si avvinghiano, imperlati di sudore, che ansimano, che urlano, che vengono più e più volte.

E il mio membro li, che non da cenni di risveglio; ed anche se la mia mente è eccitata al massimo, li giù, tutto tace.

I due una volta finito mi guardano e sorridono e poi come se non esistessi, iniziano a parlare.

"Si, è proprio una donna, chi l'avrebbe mai detto." Esordisce Anna.

"E adesso te la sposi?"

"Sicuro! Me la vedo già col vestito da sposa!"

"Ah! Non come uomo?"

"E cosa me ne faccio se ci sei tu? Ma guardala com'è carina."

"Effettivamente!"

"Tra qualche mese, coi capelli lunghi, le unghie lunghe, senza peli ne barba.

"Ne sei proprio convinta?"

"Carlo mi deve non so quanti favori, una terza di seno andrebbe bene?"

"Per te si, ma per Valentina?"

"Volendo anche una quarta! Sei d'accordo Valentina"

Sto ascoltando tutto, ma mi sembra un discorso così irreale che sembra il frutto di una mia fantasia. Li guardo ma non riesco a dir loro niente. Li guardo e vedo Anna che muove le labbra.

"Uh-U Valentina, una quarta ti va bene?"

Dalla mia bocca esce un si, come se fosse un gesto incondizionato, mentre la mia mente vorrebbe gridare no.

"Fantastico! Diamo l'addio a Paolo allora. Valentina vieni un attimo qui!"

Mi avvicino ancora un po' frastornata ai due, Anna ritira fuori il rossetto e mi dipinge nuovamente le labbra.

"Ultima volta! Da domani ti trucchi da sola, ok?"

"OK!" Altro riflesso incondizionato, penso di essere sotto scacco, incapace di reagire a tutto quello che è appena successo.

"Buon San Valentino cara". E mi da un bacio sulla fronte. E mentre mi aspetto che le sue labbra si uniscano alle mie, incontro quelle di Massimo, che scocca un bacio appassionato. E la cosa mi piace da morire.

Racconti di Valentina Cornell, 13 febbraio 2024


sabato 10 febbraio 2024

So mantenere un segreto!

Arrivo alle ore 20 dai miei amici: c'eravamo dati appuntamento a casa loro, per una cenetta veloce a base di pizza, che ordinavano loro e di birra, che portavo io, e poi la serata sarebbe continuata in qualche pub nel centro.

Suono al campanello ed esordisco con un: - Birre in arrivo! - Mi accolgono con una risata, aprono e percorro il corridoio, una rampa di scale, per arrivare al loro appartamento.

Entro ed abbraccio prima Giovanna, e poi un cinque a Giuseppe. Parliamo e scherziamo prima che la porta si chiuda, poi andiamo a sederci in sala, mentre mi dicono che la pizza arriverà tra una mezz'ora circa.
Dopo una mezz'ora suona il campanello e Giuseppe apre il portoncino al ragazzo delle consegne.
- Vai tu a prendere le tre pizze? Sono già pagate.
 Mi alzo e mi dirigo verso la porta, la apro e vedo apparire un ragazzo muscoloso, sulla quarantina che mi guarda strano.
- Ecco le quattro pizze!
- Quattro? Ci dev'essere un errore. Dovrebbero essere tre!
- Nessun errore!

Entra e chiude la porta dietro di sé; io lo guardo un po' intimorito, mentre lui con uno sguardo strano che non riesco a decifrare.
- Ah ecco Luigi. Sei arrivato!
- Si, ho preso le pizze dal fattorino!
- Bravo, come farei senza di te!
- Appunto. E' lui la mia ricompensa?

Mi indica e tutti e tre si mettono a ridere, mentre io li guardo non capendo cosa intendono.
- Dopo la pizza, sennò si fredda!
Mangiamo, conosco il nuovo arrivato, anche se non capisco cosa ci faccia nella nostra cena tra amici. Si ride e si scherza, ma ogni tanto i tre si guardano e si mettono a ridere apparentemente senza motivo.
Alla fine, una volta sparecchiato, Giuseppe dice: - Allora andiamo?
Giovanna dice stizzita: - Voi uomini! Fateci almeno preparare!
Si gira verso di me e mi fissa: - Non vorrai uscire con quel vestito lì?
Io mi guardo e decido di seguirla, pensando che voglia darmi uno dei vestiti di Giuseppe, che non usa più.
Entriamo in camera e vedo adagiato sul letto, un completino di lingerie nero e un tubino nero con una cintura bianca.
- Ti ricordi che mi devi un favore vero?
- Ehm si!
- Stasera esci con noi come Paola!
- Ma non si potrebbe...
- Vuoi che racconti tutto?
- Non lo farai vero?
- Se vuoi rischiare...

Io penso tra me e me per qualche secondo, poi deglutisco e la guardo con un'espressione di pietà.
- Tranquilla ti trucco io. Sembrerai una donna questa volta.
Inizio a svestirmi ed indosso prima le mutandine, poi il reggiseno che Giovanna mi aiuta ad allacciare. Le calze autoreggenti e poi il tubino, che mi calo dall'alto.
Guardo il rigonfiamento del mio membro e divento rosso, mentre Giovanna mi dice: - Puoi diventare rossa quanto vuoi, tanto verrà tutto coperto dal fondotinta.
Chiudo gli occhi e lei in circa venti minuti completa l'opera; parrucca riccia e scarpe col tacco.
Sono imbarazzato, le guance quasi mi stanno andando a fuoco, ma guardandomi allo specchio vedo una figura femminile che sembra accennare un timido sorriso.


- Sei pronta?
Faccio spallucce, muovo qualche passo verso la porta di uscita della stanza e ritorno indietro.
- Vedo che non ti sei dimenticata come si cammina...
- Ti prego Giovanna...
- Tranquilla Paola, non dirò nulla!

Usciamo dalla stanza e ci incamminiamo lungo il corridoio verso la sala; mi tiene la mano, io glie la stringo mentre il cuore inizia a battermi forte.
Entriamo in sala e i due uomini si guardano e poi mi guardano.
Giuseppe stupito, mentre Luigi fa un cenno di approvazione alzandosi e venendo verso di me.
- Quindi ora possiamo andare? - Dice Giuseppe, mentre Luigi si avvicina e posa la sua mano sul mio fondo schiena.
Lo stringe, ed io di rimando mi alzo sulle punte dei piedi, poi con l'altra mano mi cinge la nuca ed avvicina le mie labbra alle sue.
- Quando sei bella Paola, non sai quanto ti voglio!
- Ma io, non credo di...
- Shhhh!
Il suo dito indice si appoggia sulle mie labbra.
- Giovanna mi ha detto tutto, vuoi che mantenga il segreto?
- Cosa hai intenzione di fare?
- Io niente, basta che tu...

Le sue labbra si avvicinano alle mie, sempre più vicine, ed è una cosa a cui non riesco a resistere; socchiudo gli occhi e cerco il contatto, cerco la sua lingua, lo assaporo mentre sento che il suo respiro accelera.
- Pomiciate dopo, su andiamo! - Dice ridendo Giovanna.
Un'altra stretta sulla natica e Luigi mi spinge fuori dalla porta d'ingresso. Non molla la presa neanche quando scendiamo le scale ed usciamo all'aperto.
Vengo investita da un brivido di freddo che sale dalle calze ed arriva su fino alle spalle. Luigi, accorgendosene, mi stringe in un abbraccio. Il suo membro si appoggia sul mio, me ne accorgo io e se ne accorge lui.
- Ci sarà da divertirsi stasera!
Io faccio spallucce e guardo verso il basso, lui mi prende sottobraccio e ci dirigiamo verso Giovanna e Giuseppe che, arrivati già alla macchina, assistevano alla scena da lontano.

Racconti di Valentina Cornell, 10 febbraio 2024

domenica 7 gennaio 2024

Specchio, specchio delle mie brame

Testa bassa, entro in bagno e apro il rubinetto dell'acqua calda.

Rimango li, qualche minuto, con le mani appoggiate al lavello e il vapore che si adagia, stratificato sul mio viso.

La mia estetista direbbe che è utile per dilatare i pori, ma le lacrime che iniziano a cadere creano un rumore sordo che sembra mille volte più alto dell'acqua che esce dal rubinetto.

Rialzo lentamente la testa e fisso lo specchio, appannato, intravedo la mia silhouette, il contorno del mio viso, gli occhi e immagino una persona che non c'è.

Quei tratti così maschili della mascella, l'alone della barba, gli zigomi non pronunciati, sembrano magicamente sparire, per qualche attimo. 

Devo fare veloce, non devo assolutamente pensare quando mi metto il copri barba e il fondotinta, la matita e l'ombretto, il mascara e il rossetto.

Non la vedo ancora, neanche quando mi sistemo la parrucca, quando la pettino, quando sciolgo i nodi sulle punte. Mi fa star male, perché se anche le mie amiche, semplici conoscenti o ammiratori mi fanno i complimenti per il mio aspetto così femminile, io non la vedo: solo una imitazione, un tentare di essere, mentre io VORREI ESSERE.

Passo la mano sullo specchio per togliere le ultime goccioline lasciate dal vapore e vedo qualcosa di anomalo, vicino alla porta: un'ombra, una figura, e spaventata mi giro di scatto e la vedo.

- Tu, tu chi sei?

- Ma come? Non mi riconosci?

- Una fata?

- Una fata? Ma stai scherzando? Magari la fatina dei dentini?

- Una strega allora?

 - Passiamo da palo in frasca! Ho la faccia da cattiva io?

- No no, è che... niente, sono un po' confusa.

- Sono qui per aiutarti, stai tranquilla.

La guardo: il suo viso è così giovane, la sua pelle è così liscia, sembra una ragazzina anche se il suo tono è deciso, di una donna più matura. Mi infonde sicurezza ed anche se non so cosa vuole sento di potermi fidare di lei.

- Puoi fare qualcosa per quello che mi affligge?

Chiedo, quasi supplicando. Lei mi guarda, poi mi da un bacio sulla fronte e mi invita a guardare lo specchio. 

Fisso il mio viso che, lentamente cambia fisionomia, diventa più dolce, più bello, più liscio, più femminile. 

Il mio viso è ripulito dal trucco che avevo applicato un attimo fa, ma il segno della barba non c'è più; è sparito anche il pomo d'Adamo sul collo e dove prima c'era un petto piatto, ora sta screscendo qualcosa.

Guardo con più intensità lo specchio, ed anche i capelli crescono, lasciando cadere la parrucca in terra, capelli castani, mossi, che si adagiano sulle spalle. Con un movimento involontario mi porto la mano sulla bocca e noto che le mie dita sono affusolate, le mie mani più piccole, come il polso, e le unghie, lunghe, quasi un centimetro e a punta.

Guardo distrattamente la mia silhouette riflessa sulle piastrelle del muro alla mia destra ed intravedo le mie forme, non più maschili: vita, fianchi, gambe, inguine, tutto, ma proprio tutto femminile.

Riguardo lo specchio quasi piangendo e vedo lei, la bella ragazza che un attimo fa mi aveva dato un bacio sulla fronte: il suo volto non è più liscio, ampie rughe lo solcano, i suoi occhi sono tristi, stanchi, le sue labbra sembrano spente anche se tenta un timido sorriso.

- Il mio regalo per te! Una notte soltanto e un insegnamento importante che scoprirai domani.

Svanisce, così come è apparsa; mi riguardo allo specchio, mi metto solo un filo di rossetto rosa e un po' di illuminante sul viso e poi mi stringo in un abbraccio e ancora qualche lacrima mi scende sul viso.

Sono felicissima, vorrei uscire all'aperto, vestirmi con quel tubino che mi faceva sembrare una caricatura di donna, e che ora sarebbe perfetto e farebbe risaltare tutte le mie curve.

Ma invece no: mi vado a stendere sul divano dopo aver indossato la vestaglia, mi metto comoda, voglio godermi questo momento, accarezzarmi il viso, i capelli, le forme del mio corpo.

Rimango li ore, felice, senza pensare a niente e ripensando a tutto quello che ho passato. 

Non penso al domani, a quello che mi ha detto chi mi ha regalato questo dono; mi addormento, un sonno dolce, senza gli incubi che mi attanagliavano in questo periodo, un sonno lunghissimo, interrotto dalle luci del sole, ormai già alto, che indicano il mezzogiorno.

Al mio risveglio mi guardo le mani, il corpo, non sento più i capelli sulla schiena, ma sono felice, felice anche se non riesco a capire se tutto quello che è successo ieri è stato un sogno o è realmente accaduto.

Mi dirigo verso il bagno, ma questa volta no, non abbasso lo sguardo, non apro i rubinetti dell'acqua calda: i miei occhi puntano dritti al mio riflesso sullo specchio, lo voglio affrontare, non voglio più stare male, basta, devo reagire, devo, devo per me stessa.

Mi guardo allo specchio e vedo una luce nuova nei miei occhi, mentre mi trucco sembrano sparire i tratti maschili, mi sembra di essere più bella, più femminile e le lacrime che scendono ora non sono più un urlo di sofferenza, ma sono la felicità di aver capito, di aver compreso, che sono io, nei miei difetti, nel mio non essere perfetta, io, io, io e SOLAMENTE IO.

Sistemandomi la parrucca lancio un'ultima occhiata allo specchio: un sorriso malizioso, furbetto si dipinge sul mio viso. 

Ce l'ho fatta a buttarmi alle spalle i miei mostri, il futuro è solo mio; e credere in me stessa è l'unica cosa che conta davvero.

Racconti di Valentina Cornell - anno 2004

sabato 23 dicembre 2023

Sorpresa di Natale

Mi presento puntuale all'appuntamento: mi accoglie una donna sui quarant'anni, alta, bellissima, capelli biondi ondulati che le ricadono sulle spalle. Indossa un tubino molto stretto di colore blu, che evidenzia tutte le sue forme, e che forme!

Essendo single, non avendo ahimè più parenti dove andare a festeggiare il Natale, avevo trovato, smanettando su internet un annuncio che recitava così: "Vuoi un Natale diverso dal solito? Con la donna che hai sempre desiderato da noi puoi!"

Poche informazioni, solo un numero di telefono e una mail, un messaggio su whastapp, l'indirizzo, il pagamento dell'anticipo (100€) e il presentarsi in loco alle ore 21.30 del sabato sera.
Jessica, mi spiega che la sveglia sarà data ore 8.00, con l'apertura dei regali e l'inizio della giornata. La mia stanza è al quarto piano, e devo scendere con l'ascensore al piano terra e recarmi nella stanza 5, dalle 7.55, alle 8.00; mi raccomanda che l'orario è importante e non bisogna sgarrare di un minuto.
Ci beviamo un drink, parliamo del più e del meno senza toccare l'argomento sul "cosa succederà domani". Mi dice solo di tagliarmi la barba, per non sembrare babbo Natale. Ridiamo e poi mi congedo, salendo in camera mia.
Nel letto, guardando il soffitto penso a cosa potrà accadere domani: mi immagino già una ragazza seminuda che esce da un pacco enorme, mi salta in braccio, mi bacia e mi augura "Buon Natale". È una cosa sciocca, lo so, ma a me piace fantasticare parecchio.

Sonno agitato come quando ero bambino; mi sveglio verso le 4 del mattino, poi dormiveglia fino alle 7, quando decido di alzarmi, prepararmi, fare una colazione con caffè e biscotti (c'è una macchinetta del caffè nella stanza), farmi la barba, una doccia e mettere il "vestito buono".
Alle 7.56 prendo l'ascensore, piano terra, esco, corridoio, stanza 5, busso, una voce mi dice "avanti!".
Entro e trovo Jessica vestita come un elfo: vestitino verde, collant verdi, scarpe nere. Mi sorride e mi dice "Buon Natale", si avvicina e mi da un bacio sulla guancia, per poi allargare la mano indicandomi l'albero di Natale con sotto dei pacchi numerati.


Mi siedo e inizio a scartare il primo pacco: misura circa 50x50 cm, è una scatola col coperchio, lo apro e sul fondo c'è un piccolo pacco ed una busta: apro la busta che recita così:
- Togliti tutti i vestiti e resta completamente nudo, riponi tutto nello scatolone e poi apri il pacchetto.
Deglutisco e guardo Jessica un po' imbarazzato.
- Se vuoi mi volto?
- No figurati! - Mento, perché sono imbarazzato a mille e il battito cardiaco inizia ad accelerare. Mi spoglio completamente e ripongo tutto con ordine nella scatola.
Mentre Jessica chiude il coperchio e ripone la scatola in un angolo, apro il pacchetto e ci trovo dentro un completino intimo femminile rosso, composto da reggiseno, mutandine e autoreggenti.
Imbarazzato ancora di più guardo Jessica che con un cenno della mano mi dice di indossarli.
Infilo prima le mutandine, col mio coso che entra a fatica ed inizia ad irrigidirsi, poi è la volta del reggiseno, con Jessica che mi aiuta a chiuderlo sul retro e mi regola le spalline; poi le autoreggenti: Jessica mi aiuta ad infilare la prima ed io infilo l'altra sulla seconda gamba.
In ginocchio, con la faccia rossa di vergogna, apro il secondo pacco: qui dentro un vestitino di paillettes color oro e delle scarpe con tacco a spillo sempre di colore oro.
Jessica mi aiuta ad infilare il vestito dall'alto, chiudendo la zip sulla schiena, poi mi aiuta con le scarpe, col piede che scivola all'interno e il laccetto che serra la caviglia.
Sono davanti a lei, che guarda il mio coso che crea un rigonfiamento nel vestito, si mette un dito in bocca e sorride: - Ci pensiamo dopo ok? Ora apri il terzo pacco!
Il terzo pacco è un po' più piccolo, contiene un set di trucchi.
Jessica interviene e mi dice: - Tranquilla, faccio io.
Mi siedo vicino alla specchiera e lei inizia a truccarmi; prima lo smalto rosso sulle dita, poi, il viso, con fondotinta, ombretto, mascara e rossetto. Alla fine mi guardo allo specchio e stento a credere che sono ancora io.
Mi rialzo un po' sbigottita, barcollando un po' con quei tacchi che mi sembrano altissimi, per aprire l'ultimo pacco: contiene una parrucca rossa mossa e una parure di gioielli.
Jessica mi sistema la parrucca, mentre io mi metto la collanina, gli orecchini a clips, un braccialetto e due anelli.
Lei mi guarda compiaciuta ed io voltandomi verso lo specchio, non posso far altro che notare che sono proprio bella vestita così.
- La donna che hai sempre desiderato, non trovi?
A questa frase capisco che quell'annuncio non era rivolto a uomini che cercavano una donna, ma a uomini che volevano "diventare donna per un giorno" per farsi un regalo di Natale.
- Ora però andiamo nel salone principale!
Non dico una parola, la seguo perché sono ancora un po' intontita dagli eventi, e sto ancora realizzando che sto camminando coi tacchi e sono vestita da donna.
Entro nel salone e mi trovo davanti ad una cinquantina di persone con gli occhi tutti rivolti verso di me. Sembrano tutte coppie, Jessica si allontana e va a parlare con alcune persone in fondo alla sala.
Mentre la seguo con lo sguardo si avvicina una coppia: - Ciao come ti chiami? - Io rimango con la bocca aperta perché non ho pensato a nessun nome femminile con cui possa chiamarmi.
I due capiscono il mio imbarazzo e mi dicono: - Ciao Antonella! Sei bellissima lo sai?
Io sorrido imbarazzata mentre il signore mi appoggia una mano sulla coscia per poi salire fino al sedere e stringerlo, mentre la donna appoggia la sua mano sul mio coso, facendolo indurire ancora un po'.
- Veramente un bel fisico, lo ammetto, non ci avrei giurato.
- Anche il suo coso non è troppo grosso, non ci vorrà molto per mandarlo a nanna.
Io li guardo stralunata come a chiedermi se si sono accorti di aver parlato ad alta voce davanti a me.
Mentre iniziano a ridere e scherzare sul mio coso, a dir loro imbarazzante, ritorna Jessica, che chiede alla coppia: - Allora cosa ve ne pare?
La donna risponde: - Ottimo prodotto come sempre, la teniamo fino a Capodanno, poi te la riportiamo qui, magari ancora più bella.
- Ma cosa? - Non faccio tempo a dire altro che l'uomo mi mette una mano davanti alla bocca e sussurrarmi: - Da ora in poi potrai parlare solo quando Giulia ti darà il permesso! D'accordo?
Faccio di si con la testa, mentre l'uomo mi prende la mano e mi conduce verso il corridoio di uscita. 
Mi volto per l'ultima volta e vedo in lontananza Jessica; non sono sicuro, ma potrei giurare che sul suo volto ci sia un sorriso.

Racconto di Valentina Cornell, 23 dicembre 2023

domenica 8 ottobre 2023

Sopresa nel camper

Una cena in compagnia, una bella chiacchierata, tre persone, tre mondi differenti con qualcosa in comune. Una volta usciti dal locale si fa una passeggiata, si parla del più e del meno, dei problemi di famiglia, dei sogni che si vorrebbero realizzare e del proprio io.

C'è affiatamento, complicità, facciamo un giro e poi andiamo nel camper parcheggiato in un luogo un po' appartato, tre bicchieri, un amaro per concludere la serata, un brindisi, gli occhi che luccicano, le mani che scivolano sulle mie autoreggenti.
Mi piace essere accarezzata, questo non lo nego, è una cosa che mi da eccitazione: solitamente chiudo gli occhi, faccio un bel sospiro e mi lascio trasportare dalle mie emozioni. 
La gonna che si sfila, le mani che mi toccano, le mie che rispondono; in men che non si dica siamo tre corpi avvinghiati, seminudi, uno scambio di calore, di emozione, di sospiri e di gioia. 
La complicità tra una trav e una donna però è qualcosa di più, più mentale, fatta di sguardi, di carezze, di baci al rallentatore, e l'uomo che è al nostro fianco si sente quasi escluso, un corpo estraneo, uno spettatore non pagante.
Ci guardiamo in faccia, abbozziamo un mezzo sorriso, un cenno di intesa tra donne e interrompiamo il nostro rapporto, fissandolo con un sorriso malizioso.
"Cosa avete intenzione di fare?"
"Vogliamo farti partecipare sciocchino!"
Lui non capisce, in questi casi il maschio capisce solo una cosa, e rimane in imbarazzo quando mi sfilo un'autoreggente e inizio ad infilargliela sulla sua gamba.
È imbarazzato, ma lascia fare, il suo membro sembra apprezzare, anche quando viene coperto dalle mie mutandine di pizzo.
"Le senti come sono calde?"
È una cosa senza senso, ma sono quelle cose che fanno eccitare un maschio.
"Però ora dobbiamo truccarti, solo ad una donna è concesso di giocare con noi."
Cambio di emozioni, da eccitazione a sorpresa, il fondotinta nasconde il rosso del suo volto, ora l'unica cosa rossa è il rossetto che massaggia le sue labbra, l'ombretto coi brillantini che risalta nella notte, la parrucca bionda lunga e lo smalto sulle mani, anch'esso rosso.
"Tu soffia che così si asciuga prima"
Come imbambolato soffia, mentre noi cerchiamo un paio di scarpe e un vestito adatto.
Gli infiliamo un reggiseno push-up e un vestitino nero verde dalla testa, non essendo molto lungo, gli arriva sulle cosce, lasciando intravedere il pizzo delle autoreggenti, aggiungendo sensualità a quella donna che sta nascendo in lui.

Un paio di sandaletti neri, tacco sei, per permettergli una camminata leggera e poi giù dal camper, per fare una passeggiata nel parcheggio illuminato da due lampioni.
È in imbarazzo, lo si vede lontano un miglio, e noi facciamo di tutto per metterlo a disagio ancora di più, camminiamo al suo fianco, una mano sulla coscia, stringendo di tanto in tanto i suoi glutei. 
Vorrebbe che passassimo a sfiorargli il davanti, ma no, stasera sei donna, e il tuo pipo deve rimanere a riposo, almeno per qualche ora.
Cammina leggiadra, forse per le mutandine che si infilano delle natiche, forse per il fruscio dei nylon sulla sua pelle, dice che non si è mai sentito bene come prima d'ora.
Un abbraccio, un bacio con la lingua, le nostre labbra vengono a contatto, fanno fatica a staccarsi, le sue mani che affondano nelle mie natiche, le stringono, mi fanno sussultare, il mio membro che si gonfia a contatto col suo, che si gonfia adesso.
"Posso?"
"Non oggi!"
Un filo di delusione, ma i miei occhi dicono tutto. Non sono una facile, mi dovrai conquistare. E quando lo farai sarò perdutamente tua.

Racconti di femminilizzazione forzata, 8 ottobre 2023, Valentina Cornell