FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

Ed eccolo qui! Il nuovo libro della Vale. - (clicca sulla scritta sopra per leggere l'articolo) - Ancora una raccolta di racconti sulla ...

martedì 20 aprile 2021

La vicina di casa - I

Femminilizzazione forzata intro: ...e se la vicina di casa ti chiama...

La vedevo spesso uscire da casa il sabato mattina verso le otto per andare al bar, non si poteva non notarla: immancabile tacco 15, gonna sempre sopra il ginocchio, collant neri e maglietta o giacca sbottonata che faceva intravedere il suo seno prorompente.

Mi ero appena trasferito qui da tre mesi e l’avevo incrociata solo un paio di volte sulla scala: lei abitava al primo piano ed io al terzo, ma siccome non ero abituato a prendere l’ascensore, ci eravamo scambiati un buongiorno ed una buonasera. Di prima impressione non sembrava molto socievole, un po’ altezzosa, riservata, non so che lavoro possa fare, ma mi immagino segretaria o comunque lavoro di ufficio.

Questo mercoledì ho preso un giorno di ferie dal lavoro: ne approfitto per fare un po’ di spese e cambiare le gomme all’auto, passando a quelle estive; finisco di fare tutto verso le undici e trenta e dopo aver parcheggiato la macchina nel box, mi accingo a fare i miei quattro piani di scale per fare un po’ di moto.

Appena passo il pianerottolo del primo piano sento una voce che mi dice: - Mi scusi? - , voltando lo sguardo e non vedendo nessuno, proseguo a salire quando la stessa voce mi urla: - Ragazzo, dico a lei, mi scusi?

Questa volta mi fermo e mi volto: non vedo ancora nessuno, ma solo la porta socchiusa dell’appartamento di destra; - Sono qui, può venire un attimo? - Torno sui miei passi e mi avvicino alla porta socchiusa, quando compare la signora che mi dice: - Mi scusi, sono la signora Eleonora, avrei bisogno di un grossissimo piacere. - E così dicendo, spalanca la porta e si presenta a me con addosso solo una vestaglia semi-trasparente color rosa, che fa intravedere i suoi seni e più in basso, le mutandine di pizzo nere.

Io deglutisco e divento rosso come un peperone, facendo fatica a dirle un: - Mi dica pure.

- Entri presto, che se qualcuno ci vede, chissà cosa pensa! - e tirandomi per un braccio, mi porta dentro la casa e chiude la porta dietro di me. Io sono un po’ agitato perché non so che cosa vuole da me, ma subito lei va verso il centro della sala, mi guarda e mi dice: - Ho visto come mi guardi, uno sguardo che ho visto in tanti uomini, vorresti saltarmi addosso ora?
- No, ma che dice? E' che non capisco che cosa vuole da me!
- Come cosa voglio? Sei un ragazzo carino, non ti basta? - E dicendolo si avvicina verso di me e mi appoggia la mano sinistra sulla spalla, mentre la destra scende fino ad accarezzarmi il membro.

Io ho un sussulto e bloccandogliela, le dico: - No signora, non sono quel tipo di uomo, che cosa sta facendo? - Ma lei la ritira subito e guardandomi negli occhi mi dice: - Volevo esserne certo, scusami tanto!

Io continuo a non capire che cosa mi stia dicendo e rimango li immobile anche quando lei, mettendomi una mano sul petto, mi spinge all’indietro e mi fa cadere sul divano, poi mi sale sopra e si mette a cavalcioni sopra di me, togliendosi la camicia da notte e restando completamente nuda con solo le mutandine a coprirla.

- La vuoi leccare? - Me lo dice con una voce sensualissima, mentre io continuo a guardare il suo seno perfetto e le mutandine che sono a dieci centimetri dalla mia faccia; - Ripeto, la vuoi leccare? - Con tono più deciso, alche io non riuscendo più a trattenere l’eccitazione rispondo con un - Si!

Non si sfila le mutandine, ma con una mossa improvvisa le strappa e appoggia il suo pube sul mio volto. Io non riesco più a contenermi e con entrambe le mani le afferro le natiche e la spingo verso di me, iniziando a leccare quella pelle morbida spostandomi più in basso per entrarle dentro con la lingua.

Ma c’è qualcosa di strano e lei inizia a ridere, ride, ride, mentre io rimango con la bocca semi aperta e sento qualcosa che mi scivola dentro; dapprima non capisco, ma poi quel qualcosa inizia a prendere consistenza, ad indurirsi ed a farsi strada tra la lingua e il mio palato fino ad arrivarmi in gola. Il mio sguardo si posa su di lei con un misto di terrore e di disgusto, mentre lei, posandomi una mano sulla nuca, si sdraia sopra di me, spingendomelo dentro fino in fondo quasi soffocandomi.

Attimo di panico che per me sono parsi infiniti: si scosta da me, indietreggia e si inginocchia di fronte a me appoggiando il suo fondoschiena sul mio membro, me lo prende tra le mani e lo indirizza dentro nel suo buco, entra rapidamente, troppo e lancio un urlo, mentre lei sorride, mi guarda e dice: - Allora ti è piaciuto? Ammettilo!

Io rimango li ancora con la bocca semiaperta, senza riuscire a dire nulla: lei continua ad andare su e giù aiutandosi con le mani ed eccitandomi sempre di più. Tento in tutti i modi di resistere, vedo il suo coso duro che mi sbatte sul ventre, ma non ce la faccio, vengo e mi escono pure delle urla di piacere. Col cuore che batte forte e il respiro affannoso, lei lo estrae e si avvicina ancora alla mia bocca: io la socchiudo e lei spinge con forza il suo membro dentro di me, col prepuzio che scivola all’indietro ed accolgo il suo glande che ancora una volta mi arriva fino in gola.

Questa volta non oppongo resistenza, lo cerco con la lingua, lo assaporo, mentre è lei che inizia a godere ed emettere dei mugugni di piacere: lo estrae fino a sfiorarmi le labbra e rientra con prepotenza più e più volte, tenendomi gli avambracci con le mani ed impedendomi ogni eventuale mia reazione. Poi un urlo più forte e la mia bocca viene inondata da una sostanza calda.
Lei rapida lo toglie e mi infila la sua lingua in bocca per assaporare il suo seme, un bacio intenso, il suo seno appoggiato al mio petto, il suo cuore che batte all’impazzata all’unisono col mio, il sudore della nostra pelle a contatto, restiamo così per minuti, finché il respiro e il battito tornano regolari, ed allora lei si stacca, mi guarda, emozionata, sussurra un timido - Grazie -  e si alza dal divano dirigendosi verso la camera.

Io rimango sdraiato sul letto ancora confuso, eccitato, non sto capendo bene che cosa mi sia appena successo, ma sono felice, sento il rumore dei suoi tacchi e la sua ombra che ritorna nella stanza.
Si siede sul divano all’altezza del mio petto, girata di spalle; le mie mani senza controllo si posano sui suoi fianchi e salgono verso il suo seno, mentre sento qualcosa di freddo che si appoggia sul mio membro. La sento armeggiare col mio scroto e il mio membro e poi sento un clic. Lei si sposta e mentre mi alzo aiutandomi con la mano destra mi dice: - Non è bellissimo dentro la gabbietta, vero? - Io strabuzzo gli occhi nel vedere il mio membro rinchiuso in una gabbia di metallo e mentre lei me lo muove con la mano destra, nella mano sinistra mi fa vedere la chiave del lucchetto.
- Ma cosa stai facendo, non vorrai che... - e lasciandomelo, con la stessa mano mi spinge di nuovo sul divano mettendosi ancora a cavalcioni sul mio stomaco, ma questa volta di schiena. - Ecco, questa si chiama cintura di castità! - E mentre lo dice sento entrare qualcosa di freddo e grosso nel mio fondoschiena, lancio un urlo di dolore, ma una volta entrato, sento che questa specie di uncino, con un plug-in all'estremità, mi si appoggia sul retro della schiena e due catene mi cingono i fianchi e vengono serrate sulla pancia da un secondo lucchetto.

Lei si alza, mi fa vedere le due chiavi, le mette in una scatoletta posta sul tavolo che chiude con un terzo lucchetto che però non ha chiavi. - Le chiavi le avrai se ti comporterai bene!
- Ma cosa stai dicendo, liberami subito!
Si avvicina e mi molla uno schiaffo che mi fa sbattere contro lo schienale del divano.
- Credi che io sia una stupida? Credi che non abbia ripreso tutto con una telecamera? Fai come ti dico o la tua vita da santarellino avrà un brusco risveglio!
Rimango basito e immobile, non riesco a dire niente, non riesco a reagire, ascolto tutto quello che mi sta dicendo, mi sembra che sia un sogno, che non sia reale, che non stia capitando a me.
- E quindi, mettiti subito la divisa da cameriera che c’è in bagno, lo smalto e il rossetto che per oggi va bene così, come prima lezione da sissy.

Mi dirigo in bagno tremando, mi infilo le autoreggenti, il reggiseno, il grembiulino e le scarpe; mi applico il rossetto e poi metto lo smalto alle mani, quando sento una voce che mi urla: - manca ancora molto? - Soffio sulle mani per farlo asciugare, e mi precipito in sala davanti a lei. 
Lei mi guarda e senza dire niente mi alza il gonnellino e mi pianta una frustata colpendo le mie natiche. Io lancio un urlo di dolore e lei mi urla: - Quando arrivi, devi fare la riverenza e dire "agli ordini signora".
Altra frustata ed altro mio grido, - Devi dire "grazie signora!" Guarda Noemi, io credo molto in te, non deludermi, intesi?
Scioccato dal fatto che mi abbia chiamato con un nome femminile, meccanicamente rispondo con un - Si, signora.
- Vedi che inizi a capire? - Ed arriva una terza frustata, più forte delle altre due, e con una lacrima che mi scende dal volto le dico - Grazie signora.
 
 Lei non si scompone, inizia ad elencare i miei obblighi: inizierò a prestarle servizio ogni sabato mattina dalle 6.30 fino alle 18.30 di domenica. Rimango li per circa 4 ore, poi mi toglie la gabbietta e la cintura di castità, mi leva lo smalto con amorevole cura e il rossetto; mi da un bacio, mi guarda mentre mi tolgo la divisa e mi rimetto i miei abiti e poi avvicinandosi prima che io esca dalla porta mi da una carezza sulla guancia e mi dice: - A sabato Noemi.

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd - 18 aprile 2021

mercoledì 14 aprile 2021

Incesto Femminilizzato

Incesto femminilizzato (mio cugino Andrews)
Le cugine porcelline Myriam e Lara 
scritto da Carmen

Suona il cellulare "Drin-drin"
- Ciao Myriam quanto tempo; come va con te e Lara?
Lara risponde da lontano: - Bene!
- E' con te Andrews? (mi fa impazzire quando mi chiama così con voce sexy e provocante)
- Bene dai.
- Perché non ci vieni ha trovare? Adesso siamo sole, gli zii sono fuori per tutto il weekend. Così ti prepariamo le linguine allo scoglio quelle che piacciono a te!
Io pensavo tra me e me "delle linguine mo po' fregare di meno".
Sono attratto dalla Myriam, però non è da meno la Lara
- OK! Vengo!
***
Arriva il sabato pomeriggio, mi presento da loro e con una certa telepatia Myriam mi accoglie sull'uscio di casa con un vestito azzurro con un ampio decoltè che fa intravedere il suo meraviglioso seno.
In fondo al corridoio c'è Lara con una camicetta bianca in raso e un bellissimo reggiseno color perla (mi provoca perché lei sa i miei gusti porcellini)
- Daiiiiii su Andrews! "brrr" - Accomodati!
Intanto Myriam con la sua mano mi accarezza il culo e Lara continua a ripetere: - Su dai venite, le linguine sono pronte!
Siamo in tavola e Lara si sbottona la camicetta ed io non faccio altro che guardarla imbambolato; "che tette" sussurro, mentre Myriam intanto si ingelosisce con la sorella per le attenzioni che le rivolgo.
Lara con voce provocante dice: - Andiamo sul divano e facciamo un giochino?
Myriam dice subito di sì: sembra che si siano messe d'accordo prima e io, senza batter ciglio, dico di sì senza sapere a cosa stavo andavo incontro.
Myriam e Lara spariscono per un paio di minuti nell'altra stanza, sbucando poi dalla porta con addosso della splendida lingerie e con in mano due borsette.
- Dai Andrews chiudi gli occhi! - Esclama Myriam, mentre Lara incomincia a mettere sulle mie labbra un rossetto rosso e Myriam, prendendomi le mani, incomincia a mettermi dello smalto color rubino.
Io in quella situazione non provo ha fermarle, anzi ho un certo piacere.
- Dai Andrews, togliti i vestiti!
E Lara prende da una borsetta un completo di lingerie nero: - Dai mettilo!
- Dai dai su non fare storie vogliamo giocare con il nostro Andrews!
Ed io con un certo non so che, li metto, sentendomi in estasi: "sono bagnata!"
Entrambe si strusciano su di me ed io con il mio membro le battezzo: il mio sperma cola sui loro seni, che loro assaggiano a vicenda con piacere idilliaco.
Lara da un altra borsetta tira fuori due dildo di gomma infilandomeli, prima uno e poi l'altro, nel mio ano: vado subito in visibilio e mi sento improvvisamente molto femmina; e questo mi piace e mi fa godere molto, grazie alle mie porcelline di cugine.

Sogni erotici by Carmen - 11 aprile 2021  



 

sabato 10 aprile 2021

Lo strappo

Femminilizzazione forzata intro: momenti di imbarazzo totale...

Mi cade una vite, scendo dalla scaletta e mi chino per raccoglierla piegando le ginocchia: sento un rumore netto, chiudo gli occhi e alzo la testa verso l'alto; di solito non sono uno che dice parolacce, ma questa quasi mi scappa, faccio scorrere la mano sulla tasca dei jeans, la sposto un po' verso l'interno e sono a contatto con la mia nuda pelle.

Scorro in alto e in basso, - Ma No! - Esclamo; lo strappo sarà lungo una quindicina di centimetri e ora che ci penso, nel furgone non ne ho neanche un paio di pantaloni di scorta, devo passare per forza da casa in pausa pranzo.

Però ora i problemi sono due: devo finire di collegare la lampada e devo uscire dall'ufficio senza farmi notare; provo ad abbassare la felpa ma niente, si nota troppo, l'unica è utilizzare la borsa tenendola spostata sul dietro per nascondere più che posso lo squarcio.

Per fortuna nell'ufficio non c'è nessuno, risalgo sulla scala, fisso la vite mancante e poi collego i tre fili dell'alimentazione; sistemo la lampada, la blocco con la vite di supporto e scendo dirigendomi verso l'interruttore che c'è vicino alla porta d'ingresso.

Premo il pulsante e la luce si accende illuminando la stanza, nell'angolo opposto al mio sento un paio di mani che batte in segno di approvazione.

Guardo meglio e noto la segretaria Chiara che mi fissa in maniera divertita ed avanza verso di me.

Arriva proprio davanti a me e la sua mano sinistra si appoggia sulla mia natica destra, scorrendo fino ad entrare nella fessura ed afferrando il retro delle mutande.

- Proprio un bel guaio qui! - mi dice mentre mi appoggia la mano destra sulla spalla e mi gira di 180 gradi, tirando le mutande e facendomi indietreggiare verso il centro della stanza.

Non riesco ad opporre resistenza, il mio membro stretto oltre misura dalle mutande si sta ingrossando e inizia a salire in me l'eccitazione.

- Ed eccone un altro! - sento solo un "zip" e il mio membro che si libera di colpo andando a sbattere sulla cerniera dei jeans, mi volto e vedo Chiara con in mano le forbici che mi sorride mentre tenendole in alto, apre e chiude un paio di volte per simulare un taglio.

- Tranquillo, sistemo tutto io, però togliti tutto e mettiti questi! - Me lo dice mentre apre il terzo cassetto della scrivania ed estrae un pacchetto avvolto dalla plastica, contenente una gonna e un paio di mutandine di pizzo bianco.

- Dai veloce, che sistemo tutto prima che arrivano le altre, e nel caso, siediti dietro la scrivania di Lucia.

Eseguo, tolgo le scarpe e dopo i jeans strappati e le mutande tagliate, glie le porgo, mentre lei mi da il pacchetto: con una certa vergogna, essendo nudo davanti a lei, indosso le mutande e la gonna nera attillata; le mutande sono strette ed infilandole a malapena riesco a nascondere il membro, mentre il resto sborda a destra e a sinistra, poi con la gonna attillata, il mio membro si vede in maniera imbarazzante.

- Siedi li un attimo che devo chiamare Sofia! - Eseguo, la ragazza dopo poco entra, non nota niente di me che sono seduto dietro la scrivania, Chiara la saluta, le porge il sacchetto dove ha messo jeans e mutande e le dice: - Butta via pure sta roba qua! - Io la guardo scioccato ma non dico nulla, mentre appena chiude la porta uscendo, mi alzo e mi avvicino a lei chiedendogli delle spiegazioni; lei mi guarda e ride chiamando ad alta voce - Lucia, Sofia, potete entrare ora! -

Ancora col dito della mano puntato contro Chiara, vedo entrare le due donne che, guardandomi si mettono subito a ridere.

- Ecco perché era seduta li, è la nuova assistente? Va che ti ruba il posto Lucia.

Quest'ultima avanzando verso di me, alzandomi la gonna e lasciando scoperto il mio membro dietro le mutandine.

- Lo vedremo, masturbati su e vieni, che ti voglio col pisello moscio!

Meccanicamente eseguo, abbassandolo le mutandine e prendendolo in mano, cominciando ad andare su e giù.

Eccitato come sono non ci vuole molto, dopo qualche schizzo  lo sperma cade per terra poco distante dalle mie gambe creando una piccola pozza di liquido seminale.

- Abbassati e leccarlo tutto! - mi dice in maniera perentoria da Sofia: non riesco a porre obbiezioni, mi inginocchio, avvicino la lingua al pavimento e comincio a leccare quel liquido caldo.

Sento un clic, poi un altro, è Chiara che mi sta scattando alcune foto con il cellulare.

Mi fanno rialzare e poi mi fanno sedere nuovamente sulla sedia di Lucia: - Dai inizia il primo giorno da assistente per Veronica, finite di metterle la divisa e fatele un minimo di trucco.

Mi fanno indossare un paio di autoreggenti nere e scarpe nere col tacco 12, un reggiseno ed una maglietta di raso bianca e poi trucco, smalto e una parrucca bionda sulla testa.

- Voilà come ti sembra?

- Perfetta! Manca solo l'approvazione del capo!

- Veronica, esci da questa stanza, ultima porta in fondo al corridoio. Veloce! Al capo non piace aspettare.

Come una molla mi alzo ed inizio a camminare, barcollo un attimo sui tacchi, ma poi apro la porta camminando a passo spedito nel corridoio.

Una decina di impiegati mi fanno apprezzamenti e risolini, uno mi accarezza pure il sedere e lo fulmino con lo sguardo.

Appena entrato dal direttore, lui mi guarda, si avvicina e mi dice: - La mia Veronica! - E senza dire altro mi stringe a se e mi infila la lingua tra le labbra.

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd - 8 aprile 2021

mercoledì 7 aprile 2021

Strip Poker

I sogni di Lelly - 06-04-2021

Era massiccio, di carnagione scura e peloso con quel pelo così irresistibilmente erotico e con quei pettorali così "mmm" che ci trascorrerei ore di relax fruendone come guanciale e facendo perdere le mie dita in quel folto bosco che evidenzia una mascolinità e una forza che al tatto si palesa in muscoli che sembrano voler far scivolare la mano verso il punto ambito al centro del corpo fantastico di questo esemplare di maschio come ormai se ne vedono pochi.

Un pensiero comune, non credi? Ah ah ah! Chi, vedendo un uomo così, non si fa delle fantasie come queste?

Il maschio in questione, Luigi, però pareva essersene accorto e mi sembrava anche che cercasse di attrarre ancora di più la mia attenzione e io sentivo di subirne il fascino e di risultare accondiscendente.

Eravamo ad un pic-nic con il classico kit tavolini, sedie, panini ecc. e c’erano tre maschi apparentemente single e due femmine anch’esse single e tutti davano l’idea di conoscersi da sempre.

Erano in chiara confidenza tra loro, i maschi erano a dorso nudo e Luigi, addirittura, era in costume da bagno e infradito (dei piedi grandi come non se ne vedono e coperti di peli a ciuffi sulle dita mentre dal collo del piede partiva una pelliccia che andava a ricoprire poi tutta la muscolosa gamba fino alle maestose cosce.)

Io non so perché mi trovassi li con loro: non li conoscevo e non me lo spiego nemmeno ora: forse ero a camminare solo e mi hanno coinvolto nel pranzo? Forse li ho conosciuti poco prima? Forse mi hanno raccolto mentre chiedevo aiuto per strada perché ero in bici e ho forato? Non lo so!!!

All’improvviso Luigi ha detto: “Giochiamo a poker, anzi a Strip Poker!”

E lì è partita la risata comune ed una delle due femmine che, dicendo “Credi che ci sia bisogno del gioco per farmi fare questo?” si è abbassata il reggiseno mostrando delle tette veramente grosse.

E tutti a guardare me mentre anche io stavo sorridendo.

E poi, ha proseguito Luigi, “Beh, nemmeno per questo ho bisogno di aspettare di perdere a carte!” e girandosi, si è abbassato il costume sotto le chiappe mostrandole nude con tutti quei riccioli di pelo che le rendevano troppo attrattive perché io non le guardassi con immenso desiderio e tutti a guardare me mentre, mi stavo rendendo conto che avevo la bocca aperta da ebete stupito e, non mi ricordo proprio, ma non mi stupirei se mi avessero visto con la lingua di fuori o addirittura mentre mi mordevo un labbro.

Mi son ritrovato al tavolino con le carte in mano e in men che non si dica ero in mutande; mezzi nudi come me c’erano Luigi che lo era già da prima e poi, in reggiseno e mutandine, una delle due femmine che giocava seduta in braccio a quella che aveva mostrato le tette e di tanto in tanto limonavano tra loro ridacchiando e (che cosa c’entri non lo so ma) un paio di volte han fatto come una gara di scoregge alzando una natica e facendoci sentire il classico rumore prolungato al quale seguiva la grassa corale risata.

Non ricordo tanto altro se non che, dopo l’ennesima sconfitta, ho fatto storie per togliermi le mutande e poi son rimasto con le mani sul pisello fino a che, a forza, me le hanno tolte da lì e legate a due sedie su cui si erano seduti due di loro per tenerle ferme; e poi hanno fatto lo stesso con le caviglie lasciandomi sospeso con la faccia rivolta verso terra e poi, mentre i maschi erano impegnati a tenere salde le sedie, hanno chiesto alle donne di girarmi attorno e mi passavano davanti al viso strusciandosi ad esso con le loro parti intime coperte da mutande e pantaloncini e vi sfregavano le tette (una era la tettona e con quelle mammelle era come se mi schiaffeggiasse, l’altra aveva delle tettine da terza misura scarsa e, non potendomi tanto schiacciare il viso tra esse, me le schiaffava in bocca per averle ciucciate).

Intanto i maschi mi schiaffeggiavano un po’ tutto il corpo dove arrivavano e soprattutto le chiappone e mi solleticavano sotto i piedi.

Ad un certo punto Luigi ha chiesto il cambio e ha fatto sedere le femmine sulla sua sedia, si è alzato e ha detto “E’ chiaro che Lello, il nostro nuovo amico, non è molto attratto dalle femmine, quindi, compagni miei, facciamo festa!” E, tra urli di gioia e risate, mentre le due femmine si consolavano (si fa per dire!) limonando e toccandosi ovunque, Luigi si è sfilato il costume e il suo scuro mattarello, bastone, tronco d’albero (qualsiasi cosa che faccia immaginare qualcosa di grosso, anzi, enorme e duro) ha cominciato a saltellare e volteggiare davanti ai miei occhi mentre il mio sciolto pezzo di carne in mezzo alle gambe ha dato segni di vita e si è indurito anch’esso.

Naturalmente me l’ha fatto rimbalzare centinaia di volte in faccia e mi ci ha schiaffeggiato e me lo ha infilato in bocca e ho goduto succhiandoglielo all’infinito…oh si quanto mi ricordo bene quella sensazione di pace mentre gli succhiavo l’uccello: Uuuhhhh che bello!

E poi si girava di spalle e mi metteva il culo in faccia invitandomi a leccarglielo e io non mi facevo certamente pregare e sono riuscito ad infilargli bene bene la lingua dentro il suo buco del culo tra gli applausi e gli incitamenti dei presenti.

Dopo attimi veloci in cui il susseguirsi degli eventi non aveva una logica temporale e tutto mi è sfuggito in un vento onirico che me ne ha rubato il ricordo, rammento solo i colpi del cazzo di Luigi dentro la mia bocca mentre sborrava riversandomi dentro il suo sperma e, poco dopo, una delle femmine (quella con le tette piccole) che mi strizzava le palle mentre Luigi mi stantuffava il cazzo tirandomelo all’indietro verso il culo facendomi anche un po’ male ma anche tanto godere e infatti ricordo che mi sentivo il cazzo duro e grosso come mai prima e che, ad un certo punto, ho inondato la donna della mia sborra che non finiva più di uscirmi dal pisello e non riuscivo nemmeno a trattenere i grugniti e gli urletti di godimento come se non avessi mai avuto un orgasmo così!

Poi tutto è sparito e stamattina mi son svegliato con un senso di vergogna addosso che forse è scomparso ora raccontando questo assurdo sogno perché è un sogno e solo un sogno e non è frutto della mia volontà.

 

giovedì 1 aprile 2021

Quando una luce illumina la rabbia ceca

written by Samanta

Era un mattina in pieno inverno, fuori faceva molto freddo ed io stavo riposando sul letto del mio appartamento, stanca per la serata del giorno prima.

Sento un rumore sordo, sono così stanca che non riesco neanche a muovere la testa verso quel suono e mi ricordo solo che inizio a sentire freddo: inizio a chiedermi "perché?", Perché non sono avvolta nelle coperte ma sono distesa sul letto senza di esse.

Mi sveglio solo quando qualcuno mi afferra e mi immobilizza: d’istinto cerco di ribellarmi, ma mi sento molto debole ed ogni mio sforzo è vano; sento premere con molta forza e sento il mio intimo che mi viene strappato provocandomi forte dolore. Cerco di reagire raccogliendo le ultime energie residue, ma ogni tentativo è vano: quella persona mi ha legato, quella persona che non riesco a vedere in volto mi penetra da dietro; mi sale il vomito, riesco solo a graffiarlo in qualche modo, data la scomoda situazione in cui mi trovo.

Poi non ricordo più nulla e tutto scompare intorno a me: ricordo solo dei piccoli frammenti di quella situazione orrenda. Ora, ogni volta che chiudo gli occhi, ancora a distanza di mesi, rivedo quel triste momento come fosse un film. Rivedo anche il giorno dopo: con me dentro la vasca da bagno piena d'acqua, sporca del sangue che  ancora perdevo per la violenza subita; mi lavavo e mi rilavavo, ma mi sentivo sempre sporca, continuavo a sfregare la mia pelle con la spugna, fino a farla diventare rossa e strofinarmi ancora fino a romperla pezzo dopo pezzo.

Anche l’acqua, che ormai era tiepida, io la sentivo bollire: ricordo i giorni passati con indosso solo un asciugamano bianco, rannicchiata sul divano. Non capivo, non capivo e mi sentivo sbagliata, sul tavolino della sala una bottiglia di whisky con un bicchiere, al fianco una lametta, stavo li a fissarla per trovare il coraggio di farla finita. Due giorni, due giorni che non mangiavo, col la nausea che mi stava riempiendo.

Poi mi decisi, mi alzai dal divano e corsi in camera, aprendo il guardaroba: un paio di pantaloni neri di pelle, stivali da cavallerizza, camicia bianca, guanti e giacca di pelle nera, come colpita da un flash, mi ricordai della telecamera della videosorveglianza; tornata in stanza prendo il portatile, lo accendo e faccio partire il client con le registrazioni di due giorni prima, l’ora me la ricordo perfettamente, pochi minuti di visione ed ecco una persona davanti alla porta d’ingresso: è di spalle; poi furtivamente di gira solo per qualche secondo, ma è abbastanza, lo riconosco: in quel preciso momento sono invasa da una forte energia che mi ricarica e l'unica sete che sento e quella della vendetta.

***

Inizio a tenerlo sotto stretta sorveglianza, senza che se ne accorga; studio tutto di lui: cosa fa, i suoi orari, cosa mangia, a chi telefona e perché, la posta e altri dettagli che potrebbero essermi utili.

Nel frattempo mi alleno: hanno aperto da poco una palestra di Kick-box; il maestro è anziano ma sa il fatto suo, conosce in parte la mia disavventura e si preoccupa di farmi imparare bene.

***

E’ passato un anno ma l'odio e la vendetta non sono diminuiti: ora sono pronta, conosco tutto di lui e ho raggiunto la mia massima prestazione fisica. Ho deciso di fargli uno scherzo, lo stesso scherzo che lui ha fatto a me. Entrerò nel suo appartamento e lo prenderò mentre dorme.

Guardalo li, che cucciolo di un bastardo! Chissà a quante ha fatto violenza. Senza far rumore inizio a legarlo per bene alle sponde del letto di ferro: Poverino!  E’ molto stanco lo so, ieri ha lavorato molto ed è tornato tardi;  nemmeno la doccia si è fatto il maiale: bene ora lo sveglio con un bel calcio sui coglioni.

Ho pensato bene di mettergli una corda al collo, in modo che dopo il calcio nelle parti intime la corda non gli permetta di alzare la testa; gli ho messo anche una benda sugli occhi perché non deve sapere che sono io:  Deve impazzire!

Appena ha aperto la bocca per il dolore gli ho subito infilato dentro una palla di gomma: il suo corpo ora è martoriato dai segni generati dai miei tacchi, i genitali legati stretti sono diventati di colore viola, le mie frustate hanno lacerato la sua pelliccia. Però tutto questo non mi bastava, ed ho deciso di restare qualche giorno con lui, prendermene cura, per essere sicura che nessuno l'avrebbe cercato.

Poveretto! Ogni ora mi veniva in mente una nuova esperienza da testare su di lui e subito la mettevo in pratica: iniziavo a prenderci gusto e l'odio verso lui pian piano si affievoliva.

Ad un certo punto mi giro in direzione della sua scrivania e vedo un foglio scritto a mano: lo prendo in mano e quello che mi incuriosisce è il mio nome scritto come titolo: “SAMANTA”, sembra una lettera.

 La leggo e rimango bloccata, stento a credere a quello che sto leggendo, lui mi ama e mi pensa; vedo appunti sparsi sul tavolo, tutti su di me: trovo poesie dedicate a me e non capisco il perché di quella violenza che ho dovuto subire. Poi cercando tra gli scritti trovo un'altra lettera, non riesce a dirmi quello che prova per me, si sente come respinto e soffre.

Tutto questo mi confonde: ho bisogno di pensare, di rifletterci un po’ da sola; lo lascio legato, esco, chiudo la porta e torno nel mio appartamento. Mentre apro la porta d’ingresso, il mio tacco si posa su una busta: è da tempo che il postino non infila più la corrispondenza sotto la porta.

Un po' diffidente metto controluce la lettera: intravedo solo carta scritta; vado sul balcone e la apro lasciandola sul tavolino, “non si sa mai”. Il tempo di bere un goccio di whisky e poi prendo visione del contenuto .

Non credo ai miei occhi: un'altra sua lettera .

Una lettera di confessione per la violenza che mi ha fatto l’anno prima, leggo che è molto dispiaciuto, non si dà pace ed è preoccupato per me. Vuole autodenunciarsi, ma prima vuole vedermi un’ultima volta e sincerarsi sulla mia salute. C'è dell'altro: “Cos'è un assegno? 8.000 euro?” Con un biglietto:

“Per dimostrarti quanto veramente tengo a te voglio darti tutti i miei risparmi: volevo comprarmi l'auto, ma tu sei più importante e non ha più senso niente senza te. Ti ho fatto un danno enorme, che questi pochi soldi non ripagheranno mai.”

Non riesco a credere la situazione, la bottiglia di whisky è finita senza che me ne accorgessi e non è da me bere alcolici, ma lui è là ed ora sta male per causa mia! Cazzo!

Scendo con il cuore in gola, apro la porta e non capisco più cosa sto facendo: so solo che le mie labbra stanno baciando le sue insanguinate.

***

Sono passati cinque mesi e si è ripreso bene, anche se qualche segno ancora è ben visibile; ma c'è una differenza ora che è più importante: stiamo insieme ed è incredibile l'amore che c'è fra noi.

Storie erotiche by Samanta Frusta - 18 marzo 2021