FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

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giovedì 1 aprile 2021

Quando una luce illumina la rabbia ceca

written by Samanta

Era un mattina in pieno inverno, fuori faceva molto freddo ed io stavo riposando sul letto del mio appartamento, stanca per la serata del giorno prima.

Sento un rumore sordo, sono così stanca che non riesco neanche a muovere la testa verso quel suono e mi ricordo solo che inizio a sentire freddo: inizio a chiedermi "perché?", Perché non sono avvolta nelle coperte ma sono distesa sul letto senza di esse.

Mi sveglio solo quando qualcuno mi afferra e mi immobilizza: d’istinto cerco di ribellarmi, ma mi sento molto debole ed ogni mio sforzo è vano; sento premere con molta forza e sento il mio intimo che mi viene strappato provocandomi forte dolore. Cerco di reagire raccogliendo le ultime energie residue, ma ogni tentativo è vano: quella persona mi ha legato, quella persona che non riesco a vedere in volto mi penetra da dietro; mi sale il vomito, riesco solo a graffiarlo in qualche modo, data la scomoda situazione in cui mi trovo.

Poi non ricordo più nulla e tutto scompare intorno a me: ricordo solo dei piccoli frammenti di quella situazione orrenda. Ora, ogni volta che chiudo gli occhi, ancora a distanza di mesi, rivedo quel triste momento come fosse un film. Rivedo anche il giorno dopo: con me dentro la vasca da bagno piena d'acqua, sporca del sangue che  ancora perdevo per la violenza subita; mi lavavo e mi rilavavo, ma mi sentivo sempre sporca, continuavo a sfregare la mia pelle con la spugna, fino a farla diventare rossa e strofinarmi ancora fino a romperla pezzo dopo pezzo.

Anche l’acqua, che ormai era tiepida, io la sentivo bollire: ricordo i giorni passati con indosso solo un asciugamano bianco, rannicchiata sul divano. Non capivo, non capivo e mi sentivo sbagliata, sul tavolino della sala una bottiglia di whisky con un bicchiere, al fianco una lametta, stavo li a fissarla per trovare il coraggio di farla finita. Due giorni, due giorni che non mangiavo, col la nausea che mi stava riempiendo.

Poi mi decisi, mi alzai dal divano e corsi in camera, aprendo il guardaroba: un paio di pantaloni neri di pelle, stivali da cavallerizza, camicia bianca, guanti e giacca di pelle nera, come colpita da un flash, mi ricordai della telecamera della videosorveglianza; tornata in stanza prendo il portatile, lo accendo e faccio partire il client con le registrazioni di due giorni prima, l’ora me la ricordo perfettamente, pochi minuti di visione ed ecco una persona davanti alla porta d’ingresso: è di spalle; poi furtivamente di gira solo per qualche secondo, ma è abbastanza, lo riconosco: in quel preciso momento sono invasa da una forte energia che mi ricarica e l'unica sete che sento e quella della vendetta.

***

Inizio a tenerlo sotto stretta sorveglianza, senza che se ne accorga; studio tutto di lui: cosa fa, i suoi orari, cosa mangia, a chi telefona e perché, la posta e altri dettagli che potrebbero essermi utili.

Nel frattempo mi alleno: hanno aperto da poco una palestra di Kick-box; il maestro è anziano ma sa il fatto suo, conosce in parte la mia disavventura e si preoccupa di farmi imparare bene.

***

E’ passato un anno ma l'odio e la vendetta non sono diminuiti: ora sono pronta, conosco tutto di lui e ho raggiunto la mia massima prestazione fisica. Ho deciso di fargli uno scherzo, lo stesso scherzo che lui ha fatto a me. Entrerò nel suo appartamento e lo prenderò mentre dorme.

Guardalo li, che cucciolo di un bastardo! Chissà a quante ha fatto violenza. Senza far rumore inizio a legarlo per bene alle sponde del letto di ferro: Poverino!  E’ molto stanco lo so, ieri ha lavorato molto ed è tornato tardi;  nemmeno la doccia si è fatto il maiale: bene ora lo sveglio con un bel calcio sui coglioni.

Ho pensato bene di mettergli una corda al collo, in modo che dopo il calcio nelle parti intime la corda non gli permetta di alzare la testa; gli ho messo anche una benda sugli occhi perché non deve sapere che sono io:  Deve impazzire!

Appena ha aperto la bocca per il dolore gli ho subito infilato dentro una palla di gomma: il suo corpo ora è martoriato dai segni generati dai miei tacchi, i genitali legati stretti sono diventati di colore viola, le mie frustate hanno lacerato la sua pelliccia. Però tutto questo non mi bastava, ed ho deciso di restare qualche giorno con lui, prendermene cura, per essere sicura che nessuno l'avrebbe cercato.

Poveretto! Ogni ora mi veniva in mente una nuova esperienza da testare su di lui e subito la mettevo in pratica: iniziavo a prenderci gusto e l'odio verso lui pian piano si affievoliva.

Ad un certo punto mi giro in direzione della sua scrivania e vedo un foglio scritto a mano: lo prendo in mano e quello che mi incuriosisce è il mio nome scritto come titolo: “SAMANTA”, sembra una lettera.

 La leggo e rimango bloccata, stento a credere a quello che sto leggendo, lui mi ama e mi pensa; vedo appunti sparsi sul tavolo, tutti su di me: trovo poesie dedicate a me e non capisco il perché di quella violenza che ho dovuto subire. Poi cercando tra gli scritti trovo un'altra lettera, non riesce a dirmi quello che prova per me, si sente come respinto e soffre.

Tutto questo mi confonde: ho bisogno di pensare, di rifletterci un po’ da sola; lo lascio legato, esco, chiudo la porta e torno nel mio appartamento. Mentre apro la porta d’ingresso, il mio tacco si posa su una busta: è da tempo che il postino non infila più la corrispondenza sotto la porta.

Un po' diffidente metto controluce la lettera: intravedo solo carta scritta; vado sul balcone e la apro lasciandola sul tavolino, “non si sa mai”. Il tempo di bere un goccio di whisky e poi prendo visione del contenuto .

Non credo ai miei occhi: un'altra sua lettera .

Una lettera di confessione per la violenza che mi ha fatto l’anno prima, leggo che è molto dispiaciuto, non si dà pace ed è preoccupato per me. Vuole autodenunciarsi, ma prima vuole vedermi un’ultima volta e sincerarsi sulla mia salute. C'è dell'altro: “Cos'è un assegno? 8.000 euro?” Con un biglietto:

“Per dimostrarti quanto veramente tengo a te voglio darti tutti i miei risparmi: volevo comprarmi l'auto, ma tu sei più importante e non ha più senso niente senza te. Ti ho fatto un danno enorme, che questi pochi soldi non ripagheranno mai.”

Non riesco a credere la situazione, la bottiglia di whisky è finita senza che me ne accorgessi e non è da me bere alcolici, ma lui è là ed ora sta male per causa mia! Cazzo!

Scendo con il cuore in gola, apro la porta e non capisco più cosa sto facendo: so solo che le mie labbra stanno baciando le sue insanguinate.

***

Sono passati cinque mesi e si è ripreso bene, anche se qualche segno ancora è ben visibile; ma c'è una differenza ora che è più importante: stiamo insieme ed è incredibile l'amore che c'è fra noi.

Storie erotiche by Samanta Frusta - 18 marzo 2021  

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