FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

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domenica 7 marzo 2021

Sogno 2021-02-06 - parte terza

Morfeoland, 6 febbraio 2021 (I sogni di Lelly)

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Mi sarei aspettata che Alex fosse rimasto con me e invece: - Il dovere mi chiama, devo stare dentro al locale perché mi hanno obbligato a lavorarci.

Invece ho scoperto ben presto che era una scusa perché, nel sogno, non so come, riuscivo a vedere che si era nascosto dietro ad una tenda scura vicino all’ingresso del locale (scura per tutti ma non per me che vedevo il mio amico che mi squadrava).

Ed ecco iniziare la serata e gli ingressi con relativa spiegazione della mia funzione di “Lavagna umana”, e così sono iniziate le interminabili firme sulla mia pelle e i disegnini: ed esempio, mi son ritrovata con ben due cazzi dipinti sulle guance, uno dei quali con l’indicazione del percorso da seguire e la raffigurazione delle gocce di sperma che, secondo il genio dell’artista che l’ha disegnato, avrebbero dovuto spargersi per tutto il viso.

Qualcuno, senza troppi complimenti, si è tranquillamente permesso di alzarmi la il vestito e di scoprirmi le chiappe per decorarle, anche in quel caso col classico disegno del pisello.

E poi si sprecavano le firme e le frasi ad effetto quali:  "Succhia troia”, “Riempitemi tutta”, “Succhiacazzi”, ”Puttana” e cose così.

Credo di avere avuto tatuato addirittura un sole con al centro il buco del sedere opportunamente riempito e contornato di colore e i raggi che solcavano l’interno chiappe.

Non credevo che sta cosa potesse prendere tanto i clienti eppure si stavano divertendo e, entrando nel locale, si perdevano pure un sacco di tempo soprattutto se in gruppo, per decidere cosa scrivermi e come avrebbero potuto umiliarmi più degli altri venuti prima.

Un tipo si vedeva che era presissimo dalle mie gambe e dai piedi: inebetendomi tra solletichino, bacini e massaggini, è riuscito a portarsi a casa le calze e le scarpe che indossavo.

Un canuto signore uscendo dal locale, mentre ero accovacciata o in ginocchio, mi ha accarezzato il viso sporco di trucco e pennarello e ha cercato di premere con la sua mano sulla mia guancia come a voler cancellare le ingiurie di cui la mia faccia e tutto io mo corpo erano piene, poi mi ha chiesto di girarmi e di alzarmi il vestito e mi ha detto: - Signorina, posso? - Io credevo che volesse scrivere qualcosa e invece mi ha, delicatamente ma con fermezza, abbassato il perizoma fino a metà coscia, mi ha afferrato una natica per separarla dall’altra e mi ha infilato tra le chiappe un foglio dicendomi poi: - Stringa pure ora - poi se ne è andato.

Che fascino, che vuoto mi ha lasciato dopo quel breve ma intenso momento nel quale l’avrei seguito i ogni richiesta pur di sentirmi da lui considerato; sul foglio una poesia che mi ha emozionato: Quale? Non ricordo, ricordo solo l’immagine di qualche rigo steso come in versi e rime ma nemmeno una parola.

Ad un certo punto dietro la tenda non c’era più il mio amico, mi son sentita sola ma ancora non sapevo che sarebbe stato meglio così; eppure avvertivo che qualcosa dovesse accadere, una sensazione di insicurezza mi assaliva e, sentivo in lontananza, tra musica e confusione, un vociare inizialmente indistinto e poi sempre più chiaro.

Alex aveva abbandonato la tenda per andare al bar e probabilmente aveva bevuto troppo e: - Fatemi andare da lei, fatemi andare da lei! - Ripeteva, ma a fatica si reggeva in piedi.

Giunto vicino a me mi ha guardata e ha cominciato ad insultarmi urlando: - Eccola la protagonista della serata, la zoccola di tutti, quella che ha sempre fatto finta di fare il maschio e invece è una puttana come dicevano tutti dentro il locale stasera, si, la vacca di tutti!

- Ti piace il cazzo, vero?! Rispondimi! Ti piacciono tutti gli uccelli che si eccitano per te, vero?! Glielo avresti succhiato a tutti stasera?! Rispondimi bocchinara rispondimiiii!

Io non sapevo cosa fare, era fuori di sé e non sapevo cosa fare anche se ero molto spaventata. Non volevo contraddirlo per cui rispondevo che doveva calmarsi e che non era vero che avrei preso il pene dei clienti del locale in bocca.

E in quel momento, si è slacciatola patta dei pantaloni, ha tirato fuori l’uccello e...

Noooooo!

Ha iniziato a pisciare, a pisciarmi addosso…

Ero atterrita, incredula, inizialmente ho cercato di ripararmi con le mani e dicendo: - Che cazzo fai? Che caz… -  Poi le parole mi si sono bloccate nel nodo alla gola che mi era venuto perché ho intravisto, in quella scena, qualcosa che mi ha fatto sentire teneramente vicina al mio Alex.

Non appena ha finito di pisciarmi addosso, con la poca energia che gli era rimasta in corpo, mi ha detto: - Menti, menti e continui a mentire: sei una troia! - E poi è scoppiato in lacrime buttandosi per terra semi-sdraiato con la scena appoggiata in malo modo al muro in una posizione che, in modo eloquente, rappresentava sconforto e rassegnazione.

Io l’ho guardato con tenerezza per qualche minuto, poi, scalza e mezza nuda com’ero, mi sono liberata dal perizoma che mi cingeva le cosce e, ancora gocciolante qua e la di urina,mi sono avvicinata a lui, l’ho delicatamente accarezzato sul viso e mi sono avvicinata per donargli un bacio che lui ha corrisposto sussurrandomi, subito dopo: - Sai di piscio! - Suscitando in noi una risata complice di quelle che solo due Amici possono capire.

E così ho cercato di ripulirlo un po’ con l’unica cosa che mi sono ritrovata in mano in quel momento: il mio perizoma, e un’altra risatina ci ha avvicinato ancora di più.

Poi, ci siamo aiutati per risollevarci e rimetterci in piedi e ci siamo accompagnati a casa.

FINE!


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