FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

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sabato 24 settembre 2022

Perché non reagisci?

 - Oggi continuiamo la discussione riguardante la violenza alle donne!

La professoressa, dopo aver fatto l'appello parla così alla classe, ma il suo sguardo si posa su di me, come a volermi sfidare.

Io la guardo con un sorriso sarcastico e lei in tutta risposta, diventando rossa in viso, dice: - Ha qualcosa da dire signor Rossi?

- Riguardo a come si era conclusa la lezione scorsa?

- Esattamente!

- Ribadisco, per me molte donne provocano per come si vestono, si truccano e si atteggiano.

- E facile parlare quando sei un uomo, ma essere donna è tutta un'altra cosa.



Ora è lei che sorride, seguita dai risolini di tutte le mie compagne di banco. Divento rosso, quasi come se mi avesse colpito nell'orgoglio, ed allora, senza esitare e in segno di sfida, ribatto:

- E cosa ci vuole!

La prof mi guarda con aria stupita ed inizia a prendermi in giro: - Non resisteresti un'ora!

- Un'ora a cosa?

- Per il tuo bene, continua a guardarti i video ed a giocare con le macchinine!

A questa nuova offesa, non ci vedo più, e colto da una rabbia crescente le urlo in faccia: - Sarei comunque meglio di lei!

- Provalo?

- Anche adesso!

Ci fissiamo per qualche secondo negli occhi, sguardo di rabbia che va scemando quando quello della prof diventa improvvisamente divertito, mentre il mio quasi si ammutolisce.

- Bene bene bene, ragazze, se volete accompagnarlo.

Io mi volto e vedo tre mie compagne che si alzano e si avvicinano a me, faccio per dire qualcosa, ma lei incalza.

- Ah, hai forse paura? Solito atteggiamento da maschietto virile e pauroso!

- Non ho paura, le faccio vedere io!

Ed alzandomi, seguo le mie compagne: uscendo dall'aula ci dirigiamo a destra, nella saletta dei professori, che sembra adibita a guardaroba.

- Ed adesso cosa fate?

Marta risponde prontamente: - Ci sei proprio cascato in pieno Giovanni, adesso ti trasformiamo in una donna, così forse capirai.

Mi preparano in una mezz'ora, io sono imbarazzatissimo e non dico una parola, indosso un vestito a tubino rosa, con sotto della lingerie di pizzo nero, autoreggenti, scarpe col tacco e una parrucca bionda fino alle spalle; mi truccano il viso e mi mettono perfino la smalto alle mani.

Una volta terminato, mi prendono per mano e mi riconducono nell'aula dove la prof sta continuando a spiegare; non un cenno quando le passiamo davanti e ci posizioniamo alle sua destra, continua a parlare e finisce il discorso con un: - ed anche una sola mano, appoggiata su di noi, può essere considerata violenza.

- Proprio di lei avevo bisogno, una semplice dimostrazione pratica, si avvicini al bordo della finestra, facciamo finta sia il balcone di un bar, Mario: presto, entri.

Con la mani appoggiate sul finto bancone, mi giro e vedo che Mario si avvicina a me, un ragazzo alto, capelli castani e occhi verdi, mi guarda e mi dice: - Ciao, sei stupenda lo sai?

Rimango per un attimo basito, non so cosa rispondere, abbasso un attimo gli occhi e poi guardo fuori dalla finestra; non mi aspettavo di essere in questa situazione, così di punto in bianco e sto quasi dimenticando che sono all'interno di un'aula della mia scuola.

Sento una mano che si posiziona sulla mia coscia, e comincia a salire, strisciando sulle autoreggenti, sul bordino in pizzo, per poi accarezzare sempre più in su fino a raggiungere la mia natica destra.

Mi irrigidisco, vorrei prendere la sua mano ed allontanarla ma non ci riesco, aumenta solo il battito del mio cuore, mentre la sua mano inizia a toccarmi con più insistenza, in maniera rotatoria, accarezza e stringe sempre di più, mentre la sua bocca si avvicina al mio orecchio e mi dice: - Ti piace, vero?

Il mio respiro si fa affannoso, mentre la sua bocca si avvicina alla mia ed attende solo un mio movimento verso di lui; non capisco cosa mi stia succedendo, mille pensieri mi ronzano nella testa, sento solo il suo profumo di maschio che mi inebria, il suo respiro che mi accarezza la guance, e riesco a fare una sola cosa, chiudere gli occhi e voltarmi verso di lui.

Le nostre labbra si sfiorano, uno, due baci e poi la sua lingua affonda alla ricerca della mia, una strana sensazione, mi sento attratto da quell'uomo che mentre mi bacia, mi alza il tubino lasciando allo scoperto il mio fondoschiena e il mio membro eretto.

Arrossisco, ma non per il fatto di essere vista dai miei compagni di classe, ma dal fatto che non riesco a reagire, mi sento impotente, senza forze, alla sua mercé.

Le nostre bocche si separano, la mia ancora aperta cerca aria fresca per rallentare il battito, quando Mario si posiziona dietro di me, mette le mani sui miei fianchi e infila il suo membro in mezzo alle mie natiche.

Lancio un urlo seguito da un "no" strozzato dal pianto, mentre lui inizia a martellarmi con violenza, prendendomelo in mano ed iniziando a masturbarmi.

Una sensazione ancora più strana della precedente, un misto di dolore e piacere, con quelle due sensazioni che si alternavano a tratti di lucidità, dove mi vergogno per quello che sto subendo, e dove mi sento impotente per non poter reagire a quell'abuso.

Penso che il tutto sia durato una decina di minuti, in realtà io dopo cinque sono venuto, ma lui ha continuato imperterrito, con il dolore che prendeva posto al piacere che stava sfumando dentro di me.

Poi lui, esausto, si toglie, e senza dire una parola, si riallaccia i pantaloni e se ne va, lasciandomi li, appoggiato con i gomiti sul davanzale, in preda ad un pianto isterico, che non riesco a controllare.

Nel mentre, la prof inizia a parlare e non riesco a rendermi conto che sta rivolgendo delle domande proprio a me. Una mia compagnia si avvicina, mi abbassa il tubino ricoprendomi le natiche e mi conduce verso il mio banco, tenendomi per mano; io la seguo, con le gambe tremanti e praticamente sprofondo sulla mia sedia, come se pesassi una tonnellata.

- Quindi Giovanni, hai appena subito una violenza o era un rapporto consenziente?

- Prof, la prego, non sono in grado di rispondere ora.

- E perché non sei riuscito ad interrompere questa violenza, spiegamelo dai!

- Prof, ecco, io!

E niente, non ce la faccio e scoppio nuovamente a piangere; questa volta la prof si avvicina e mi appoggia una mano sulla spalla per consolarmi. Sento il suo calore e rialzo per un attimo la testa per guardare nei suoi occhi: non vedo sguardo di sfida, ma solo comprensione e tenerezza.

- Giovanni, è questo quello che succede a tutte le donne vittime di violenza: sono impotenti, e non è colpa del vestito o del trucco, o il fatto che sono di facili costumi.

- Credo di aver capito.

- Su, asciugati le lacrime, che c'è Mario che ti vuole chiedere scusa.

Mi giro e vedo Mario che mi guarda con una faccia scura, quasi si vergogna per quello che ha appena fatto. Io a fatica mi alzo e dopo averlo graduato per qualche secondo lo abbraccio e scoppio nuovamente a piangere; sento il suo alito caldo che mi accarezza il collo.


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