FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

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domenica 9 agosto 2020

NON HO SOLDI

 Femminilizzazione forzata intro: ...quando il pagamento arriva in maniera inaspettata...

Ho appena finito il lavoro dalla signora Giovanna, sistemato pc e stampante; lei è di la in cucina che sta preparando l’arrosto per la cena: sono le 15 e la cena è prevista all’arrivo del marito, verso le 19.

La chiamo “signora Giovanna”… “Arrivo…” due minuti dopo ed entra nello studio, indossa il camice bianco, un po’ sporco di sugo, mi guarda e le spiego il problema, annuisce e mi chiede il conto.

Sono quaranta euro. Va di là e poi ritorna: “ho solo questo” e mi mostra un biglietto da 200 euro. “Mi spiace non ho il resto, facciamo che lo segno e la prossima volta che ha bisogno faccio il conto totale”.

Non mi sembra corretto” insiste lei “forse potrei ripagarla in un altro modo” e si slaccia il grembiule, lo fa cadere lungo le spalle e fa scoprire il suo completino intimo, fissandomi dritto negli occhi.

Io rimando impietrito fissando i suoi occhi verdi smeraldo, mentre le sue mani mi slacciano i bottoni della camicia e me la toglie lasciandomi bloccate le mani; non faccio quasi in tempo a divincolarmi che, lesta, mi slaccia la cintura e i bottoni dei pantaloni e me li fa cadere alle caviglie e con un tocco della sua mano sulla spalla mi fa cadere sul divano dietro di me.

Cado di schiena ed ancora in una maniera così rapida che mi lascia esterrefatto, mi toglie con un sol gesto le scarpe e mi sfila i pantaloni; ho ancora le mani bloccate dalla camicia che anche le mutande vengono tolte lasciando il mio membro in erezione proprio a due palmi dal suo viso.

Le sue labbra rosse, una risatina sommessa ed io divento paonazzo come un peperone: “certo che fa proprio freddo qui, tutto qui?” ed una fragorosa risata che mi fa diventare ancora più rosso e produce l’effetto che il mio membro, prima in una fragorosa erezione, si afflosci come distrutto da una lunga battaglia.

Ok girati” e voltandomi con un rapido gesto, mi toglie la camicia e mi sfila la canottiera, mentre io rimango quasi inerme, ancora scosso da quell’umiliazione inaspettata.

Su dai, non ti sarai mica offeso?” e con un massaggio che parte dalle natiche per arrivare fino alle spalle, mi gira e piazza il suo seno, avvolto in un reggiseno di pizzo nero a due centimetri dalla faccia. Rosso questa volta per l’emozione quando una voce sommessa annuncia “cazzo mio marito”.

Amore sotto arrivato un po’ prima e… ma cosa diavolo sta succedendo?

Un attimo prima di quella frase lei mi dice “stai al gioco”.

Vedi, stai andando bene, nessuna erezione” e difatti li giù ancora tutto fermo, e quella situazione non l’avrebbe neanche lontanamente smosso.

Ciao caro, non te ne avevo parlato? Scusami amore, questa è Sophie, o almeno tra qualche attimo lo diventerà; quel programma sulla personalità, la sto aiutando e stiamo scegliendo i vestiti

Ah si, mi sembra di ricordare. Vai tranquilla, io sono giù a guardare la tele. Giornata pesante oggi ma mezza giornata di riposo me la merito; torno su tra una mezzora”.

Invece non se ne va e rimane li cinque minuti a guardare: “ecco, inizia con queste, un paio di calze di nylon nere, ecco il reggicalze, vedi si attacca così e qua si mettono i ganci per tener su le calze”.

Lui continua a fissare quasi divertito, mentre io sbircio di nascosto, sempre più imbarazzato.

Ecco questo è il corpetto: trattieni in po’ il fiato, ecco, brava, stringo un po’… ti sentirai soffocare un attimo ma dopo passa

Si passa un dito sulla labbra e intravedo nel suo sguardo un cenno di piacere; “ma perché sei così rigida, rilassati

Ecco, ma io…

Carlo, la stai mettendo in imbarazzo, su, vai giù a guardare la tv e a berti una birra

D’accordo!” e finalmente lascia la stanza; il rumore dei passi giù per le scale e allora Giovanna mi dice “scusa ma non ho avuto idea migliore… però Carlo non è un tontolone… devo proprio trasformarti in una ragazza e poi… poi puoi uscire in macchina… ti metto i vestiti tuoi nel baule e quando sei fuori dal cancello, trova un posto appartato per cambiarti e struccarti”.

Un vestito nero attillato che lascia scoperte le spalle e che va a cadere appena sopra alle ginocchia, un paio di sandaletti con tacco 12 “sono gli unici che ho trovato: sono un po’ alti e farai fatica a camminare… ma che piede hai”…

Me l’infila, taglia 43 ed io ho un 44 e mezzo… un po’ stretti, ma saranno per poco… “siediti e stai fermo”.

Mi passa una crema idratante sul volto e poi inizia con il fondotinta chiaro come la mia pelle, ombretto azzurro, matita e mascara nero, un po’ di terra sulle guance e rossetto rosso sulle labbra; una parrucca nera a caschetto, con i ciuffi che mi lambiscono le guance e “ti tocca anche questo”, smalto rosso anche sulle unghie “soffia che si asciuga” e io soffio, con la sensazione di non sapere più chi sono e le sue raccomandazioni di camminare sciolta con disinvoltura, ancheggiando, muovendo il culo e appoggiare il piede sempre di punta e poco di tacco.

Passo un attimo davanti allo specchio e mi blocco li a guardarmi, una donna… una stupenda ragazza… lei mi guarda, mi da un bacio sulla guancia e mi dice “ti devo due favori ora… ed uno posso già dartelo domani: Carlo parte per una due giorni a Roma”.

Scendiamo le scale, piano, sono alquanto impedito ed ho paura di cadere, “passiamo per di qua” e lasciandoci la sala alle spalle ci dirigiamo verso la cucina e la porta di servizio.

L’accompagno fuori un attimo!”, “non c’è fretta!”… Ci spaventiamo tutte e due! Carlo è li dietro il frigorifero aperto per prendere un’altra birra, io anzi barcollo all’indietro e sto quasi per cadere se non vengo afferrato proprio da Carlo che mi dice “Tutto a posto Sophie?

Si grazie” e arrossisco nuovamente, non so perché ma arrossisco.

Lui nota l'imbarazzo nei miei occhi e fa scivolare la mano lungo il fianco e afferra con veemenza la mia natica sinistra, stringendola fino a farmi emettere un grido sommesso… “mi devi un favore”.

Non capisco…” “Non devi capire” mi dice lui e stringendomi con una mano l’avambraccio e con l’altra premendo sulla spalla verso il basso, mi costringe, contro la mia volontà a mettermi in ginocchio: “mi devi un favore” e slacciandosi i pantaloni tira fuori il suo membro in erezione e lo avvicina alle mie labbra rosse “mi devi un favore” e mettendo la tua mano sulla nuca mi spinge la bocca verso il suo membro: la mia bocca rimane chiusa, ma alla fine devo cedere alla pressione e inizio con la sua direzione ad andare avanti e indietro, col membro che continua ad entrarmi e uscirmi dalla bocca, con la mie gambe che iniziano a tremare e la mia bocca che rimane aperta e insensibile.

Sophie un po’ di dolcezza” ma sono bloccato, non riesco a muovere un muscolo del mio corpo. “Giovanna, fai qualcosa!” e sento qualcuno che mi alza la gonna e mi infila qualcosa in mezzo alle natiche: è qualcosa di freddo, di molle, me lo sento penetrare e lancio un urlo di dolore, viene tolto, viene rimesso tre, quattro, cinque volte fino a che me lo sento penetrare dentro. Poi un attimo di pausa, sento che lo fissa con dei lacci alle calze e poi un “vai”.

Sento vibrare tutto, sempre più forte, emetto un urlo che assomiglia quasi ad un grido di piacere più che ti dolore, mentre Carlo riprende a infilarmelo in bocca dicendomi “dai Sophie, così, da brava troia quale sei, dai, vai da sola, avanti e indietro… vedi che ti piace, vedi che stai godendo come una porcella”.

Quelle parole, non so, unite alla vibrazione mi stanno mandando in estasi e non riesco più a controllarmi: ora continuo ad andare avanti e indietro con la testa, a leccarlo, a succhiarlo, a farmelo entrare giù in fondo alla gola fino quasi a soffocarmi, mentre qualcuno da dietro mi costringe ad alzarmi in piedi con le gambe divaricate di due metri quasi a farmi male al pube, togliendomi il vibratore dalle natiche e penetrandomi con un fallo più grosso.

Con la coda dell’occhio intravedo Giovanna completamente nuda con indosso una cintura con uno strap-on enorme, e con in mano quello che mi sta infilando e togliendo; non ci metto un attimo a capire che ha in mano una misura intermedia: lo capisco quando un bruciore secco mi fa emettere un urlo che viene sommesso dal pene di Carlo che quasi mi tocca la gola.

Giovanna come un’amazzone, mi sta cavalcando con colpi secchi e decisi, ed ad ogni colpo emetto un grido sempre più sommesso, ad ogni colpo scendono le lacrime ed a ogni colpo aumenta il piacere.

Mi affonda le unghie in una natica e con l’altra mano mi prende il membro e comincia a masturbarmi: il mio membro è molle e la sua presa prende assieme scroto e pene, andando su e giù, quasi come fosse una mungitura…

Sono in estasi totale, ormai il ritmo del pene che sto pompando, di quello che mi sta penetrando e della mungitura sono sincronizzati, anzi aumentano di frequenza e più aumenta e più aumenta il piacere e anche il dolore si trasforma esso stesso in piacere…

Un vulcano in erezione: il mio pene emette uno schizzo, un fiotto si sperma ma è ancora li moscio e desideroso di altre mungiture: Giovanna me lo stringe più forte e il mio grido è quasi una soddisfazione intrinseca che non mi fa sentire più il dolore.

Arriva” le parole di Carlo e subito dopo un fiotto di sperma mi riempie la gola “ingoia tutto il succo del mio amore mia bella Sophie” ed io ingoio, lecco avidamente e ripulisco il tutto, mentre la morsa sui miei testicoli, così come la presa da dietro si attenua fino a cessare.

Esausto, sfinito, mi accascio sul pavimento; Giovanna si avvicina e mi da un bacio su una guancia e mi dice “allora è bello essere una donna, e godere come una donna?

Si, si” rispondo io, quasi come una liberazione, svuotato, con il cuore che sta battendo a mille allora e un fremito incontrollabile, un misto tra dolore post sforzo ed emozione alle stelle.

Uno, due, cinque minuti e riesco a riprendermi quasi totalmente: il tremore è cessato, solo un dolore al fondo schiena e i testicoli che alle domande “come stai” di Carlo e Giovanna, mi fanno rispondere con una voce femminile.

Allora sei contenta Sophie, ti sei divertita?" “Si, anche se ora mi fa un po’ male”…

Tranquilla che in un paio di giorni ti rimetterai...

Mi guarda con quei due occhi verdi smeraldo, occhi che mi tolgono il fiato… Poi si avvicina e mi da un bacio sulle labbra: strana la sensazione di due labbra con il rossetto, mi mordicchia il labbro e poi si ritrae scoppiando in una fragorosa risata.

Ancora una volta io, da una situazione di eccitazione sprofondo in una di totale imbarazzo: lei continua a ridere e guarda Carlo che ride anche lui.

Sophie, sei proprio una zoccola… se ti piaceva prenderlo nel culo e succhiare cazzi, potevi dirmelo quando hai suonato il campanello: evitavi di stare li un ora davanti al computer con Carlo nascosto nell’armadio!

Un brivido freddo mi corre lungo la schiena: è stata tutta una farsa per trasformarmi nel loro oggetto di piacere; impietrito penso a quanto ho passato nell’ultima ora che neanche mi accorgo che Giovanna mi sta sistemando trucco e vestiti.

Un suo bacio mi ridesta… mi guarda dritto negli occhi, quei suoi occhi verde smeraldo e mi dice: “schiavetta vai a comprarmi un pacchetto di sigarette al bar qui all’angolo; sa farai la brava tra due giorni potrai riavere vestiti e documenti.” Mi passa la borsetta, mi accompagna all'ingresso della casa e facendomi uscire, mi chiude la porta in faccia.

Camminando a fatica sul vialetto esco sul marciapiede, percorrendo quel mezzo chilometro verso il tabaccaio. Mi sento osservato ma non ho tempo di farci caso, entro quando il commesso sta per chiudere la serranda: “solo un pacchetto di sigarette” con la voce più femminile che posso. Lui dice “ok, prima chiudo e poi usciamo dal retro”. Sigarette prese, tiro fuori il portafoglio, lo apro e tiro fuori l’unica banconota da 10 euro che però è un fac-simile con su scritto “scherzetto”.

Non ho soldi qui con me”. Il commesso si avvicina impietosito, mi fa per dare una carezza e poi mi stringe con forza l’avambraccio con la sua mano: “mi devi un favore” e si slaccia i bottoni dei pantaloni.

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd - 22 aprile 2017

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