FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

Ed eccolo qui! Il nuovo libro della Vale. - (clicca sulla scritta sopra per leggere l'articolo) - Ancora una raccolta di racconti sulla ...

domenica 3 maggio 2020

Sister

Femminilizzazione forzata intro: C'è complicità tra fratello e sorella... ma tra sorella e sorella?

personaggi (colore dialoghi)
INES  -  MARIA  -  SARA
MIKI  -  MASSIMO  -  ERIK  -  GENITORI

Gomito sul tavolo e mano sulla fronte, sono qui da mezz’ora che sto tentando di concentrarmi ma niente da fare, quella stupida di Ines, la mia sorella, è di la con le sue amiche che continuano a parlare ad alta voce, cantare, ridere, ascoltare musica.

Non ce la faccio più, mi alzo e vado verso la sua camera, busso forte tre volte, la porta si apre ed appare Maria, camicetta nera aperta sul davanti che lascia intravedere i seni, una terza abbondante.




Aspettandomi mia sorella, rimango senza parole a fissarla fino a quando lei mi dice “Oh, Ciccio, sono qui”.

Alzando la testa incespico sulle parole e balbetto un “Eh, no scusa, ma non potete fare meno baccano che sto studiando?”

“Ines, tuo fratellino qui vuole che facciamo meno baccano, sta studiando! Cosa gli rispondo?”

“Digli che tra dieci minuti abbiamo finito e dopo andiamo a dargli una mano”.

“Hai sentito ciccio? Smamma!” E mi chiude la porta in faccia.

Rimango li per qualche secondo, in misto di imbarazzo e di eccitazione, avendo sedici anni comincio ad avere i primi pensieri sexy sulle amiche di mia sorella, che hanno circa quattro anni più di me. Mi giro e mi incammino verso la mia camera, con la rabbia che mi sale per quel “ciccio”, che mi fa pensare a come mi stanno considerando, cioè un ragazzino, o peggio un bambino da trattare col biberon.

Mi risiedo e continuo nella mia lettura, mentre per fortuna di la hanno smesso di gridare, forse hanno capito che stavano un po’ esagerando o forse stanno soltanto parlando di cose loro o di segreti, valle a capire le donne.

Sono immerso nella mia lettura che quasi non mi accorgo che mia sorella mi mette una mano sulla schiena: faccio un balzo sulla schiena e mi volto di scatto. Sono li tutte e tre che mi guardano stupite e poi si mettono a ridere.

“Mi hai fatto prendere un colpo Ines”.

“Scusa Miki, e scusa per il baccano di prima, siamo venute qui per aiutarti un po’”.

“Ma aiutarmi per che cosa? Devo leggere queste tre pagine e impararle quasi a memoria, che domani ho l’interrogazione e se prendo un altro cinque, poi mi toccano i corsi di recupero”.

“Stai tranquillo, che ci pensiamo noi a te” mi dice Sara con la sua voce sensuale , prendendomi la mano: fisso la sua mano e poi alzo lo sguardo, i capelli biondi che le cadono sulle spalle, il suo sorriso sbarazzino che sembra sempre ammiccarmi qualcosa.

Mi porta a sedere sul centro del letto e si siede sulla destra, mentre Maria alla mia sinistra e mi stringe la mano intorno alla vita. Divento paonazzo in viso e non sto capendo quello che mi sta accadendo, mentre Sara con l’altra mano inizia a massaggiarmi l’inguine salendo sempre più su fino ad incontrare il mio pene, duro come non mai nascosto dietro la tuta.




Poi le due amiche di Ines avvicinano le loro facce alle mie guance e cominciano a baciarmi, ora scendendo sul collo, ora salendo verso l’orecchio fino a mordicchiarlo, mentre le loro mani libere si infilano dentro i pantaloni della tuta e sotto le mutande, iniziando a giocare col mio pene sempre più duro.

Io comincio, oltre a diventare rosso, ad aprire la bocca ed ansimare, mentre mio sorella è sull’uscio della porta che sta riprendendo tutto con il telefonino.

“Ma cosa state facendo?” Riesco a dire debolmente, mentre le loro mani di muovono così velocemente che non riesco più a resistere e lanciando un gridolino, vengo.

In preda all’imbarazzo della situazione, non riesco a reagire quando le due mi alzano, mi calano i pantaloni e Maria dice ad Ines “ma in quanto tempo è venuto?” “Una quindicina di secondi” risponde lei.

“Miki hai fatto il nuovo record, vorresti imparare a resistere un po’ di più?”

Ancora frastornato dalla situazione dico un “cosa?”.

“Resistere un po’ di più, basta sfiorarti e vieni, poi se fai così con la tua Martina, lei si mette a ridere”.
In un decimo di secondo divento bordeaux, come fanno a sapere di Martina, ci ho scambiato solo poche timide parola ed ho più fantasticato che agito.

“Dai, cerchiamo di guarirti!” e spingendomi sul letto, mi tolgono scarpe, calze, mutande e tuta, poi mentre sono sdraiato sul letto con su solo la maglietta, loro si tolgono gli abiti e rimangono li davanti in lingerie.

Rimango sdraiato a bocca aperta, ancora più paralizzato mentre si slacciano i reggiseni e si tirano giù le mutandine. Non avevo visto due corpi nudi così da vicino, e non capivo come poteva accadere tutto questo a me. Mi alzano e mi fanno togliere maglietta e canottiera, poi si siedono ancora al mio fianco e mi dicono: “ehi ma il tuo amichetto qui non dice niente?”

In effetti il mio pene che fino a poco tempo prima era duro come il marmo, ora se ne stava afflosciato su un lato e non voleva sapere di risvegliarsi.

“Guarda Ines, ma che fratello hai?”

“Più che tuo fratello, sembra tua sorella!”.

“Non me lo vedo in mutandine o reggiseno”.

“Beh, possiamo sempre provarci” e raccogliendo da terra l’intimo di Sara, Maria inizia ad infilarmi le mutandine fino alle cosce, mentre Sara mi infila dalle braccia il reggiseno e lo allaccia dietro la schiena.

“Sembra sempre mio fratello, con l’intimo di Sara”.

“Hai ragione, aspetta un attimo che vado e torno”. Mentre Sara mi alza dal letto e mi tira su le mutandine, spingendomi il pene all’indietro, Maria esce dalla camera e torna dopo una ventina di secondi con una valigetta che appoggia sul letto e apre. Tira fuori un rossetto rosso e me lo avvicina sulle labbra. Io sposto il viso su un lato dicendo “No, non voglio”, ma Sara prendendomi la mano, me la appoggia sul mio seno dicendomi “senti come sono morbide”.

Ancora una volta rimango immobile, le mie mani che iniziano a stringere delicatamente il seno di Sara, mentre Maria mi passa il rossetto sulle labbra.

“mmm, quasi, così cosi”.

Il mio pollice sfiora il suo capezzolo in erezione, lo sento duro, si sta eccitando lo sento, continuo nel massaggio mentre Maria inizia a mettermi l’ombretto sulla palpebre, prima sull’occhio sinistro e poi sul destro.

“ci siamo quasi".

Lo accarezzo delicatamente e poi mi sposto sull’altro seno, sul capezzolo, lo prendo tra le dita e lo faccio roteare leggermente; Maria mi applica l’eyeliner sopra le ciglia e poi è la volta del mascara.

“uhu, risultato sorprendente”.

“Aspetta il tocco finale, eh voilà!”

Una parrucca bionda mi ricade sulla testa coprendomi parzialmente l’occhio destro.

“Ma dobbiamo vestirla sennò prende freddo”.

Mi fanno ricadere sul letto, la mia mano si stacca dal seno di Sara, la fisso per un istante e poi abbassando lo sguardo cedo che mi stanno infilando un paio di autoreggenti neri e una gonna jeans. Mi rialzano di nuovo e mi fanno indossare una camicetta di cotone bianca, con le maniche che mi arrivano a metà avambraccio e chiusa sul davanti con tre bottoni che fanno vedere parzialmente l’ombelico.

“E brava la mia sorellina Michela, sei proprio carina sai?”

La guardo stupita mentre lei, continuando a registrarmi col cellulare, mi fa il segno del pollice in su e mi strizza l’occhiolino.

“Ecco, indossa queste” e mi infilano un paio di scarpe col tacco, alte, non so quanto e mi invitano a camminare per la stanza.

“Sai cosa manca? Un po’ di femminilità e di rilassatezza!”

“Ci penso io” E tira fuori un aggeggio dalla borsetta, che ha la forma di un picche.

“Abbassati così, su brava” e con le gambe dritte mi abbassa la schiena, mi alza un poco la gonna jeans elasticizzata, sposta le mutande e mi infila quel coso in mezzo alle natiche.

Spinge e lo sento entrare, spinge e inizia a farmi male, emetto un urlo ma lei infila ancora di più.

“Ahia, basta, fa male".

Nessuna parola, un ultimo colpo e entra tutto. Mi riposiziona le mutande e mi abbassa la gonna.

“Prova a camminare ora?”

Eseguo e inizio a camminare un po’ impacciato, qualche giro, mentre mia sorella mi dice “ma sei uno schianto Michela” e le sue amiche applaudono.

“Un ultimo tocco e usciamo su!” e Maria si avvicina mettendomi una collana di perle e due orecchini a clips, poi mi prende per la mano, ma io, bloccata sui due piedi dico “no! Non voglio uscire”.

Sento vibrare tutto, dal di dietro, iniziano a tremarmi le gambe e apro la bocca emettendo un gemito.

“Tu prova a dire ancora una volta no e te lo aziono quando siamo in mezzo a tutta la gente”.

La vibrazione aumenta di intensità ed inizio a piegare le ginocchia. “D’accordo? Si, o no?”

“Si, si, ti prego, però ora fermalo”.

Pigia il tasto sul telecomando e la vibrazione termina. Ansimo un attimo, riprendo fiato e mi ricompongo.

“Sei pronta? Andiamo Michela?”

“Si!”

Usciamo tutte e quattro dalla stanza, scendiamo le scale e passiamo la sala dove ci sono i nostri genitori seduti sul divano intenti a guardare un film.

“Noi usciamo!”

“Ok, non fate tardi!”

Per un attimo mi si gela il sangue, ma per fortuna non si accorgono che siamo in quattro e non si accorgono di me. Usciamo dalla casa e chiudiamo la porta, ci incamminiamo sul marciapiede per un centinaio di metri fino ad arrivare al parcheggio del parchetto, dove intravedo il ragazzo di Ines, in piedi davanti alla macchina con la portiera aperta.

“Ce ne avete messo tanto per arrivare!”

“Lo sai che siamo donne, no Massimo?”

“Dai che siamo in ritardo, il viaggio in macchina dura già quasi un’ora e se poi al club entriamo dopo le 21 ci tocca pure fare la coda”.

“Dove saliamo?”

“Beh, Maria e Sara sulla Golf con Gianni e Christian, mentre tu e la tua amica con me e Erik… scusa ma chi è la tua nuova amica?”

“Massi, ma non lo vedi che è mio fratello Miki?”

“Uh… ma dai? Spettacolo… una gnocca da paura, quasi non lo riconoscevo. Dai allora siete perdonate per il ritardo”.

“Dai, salta su!” e strizzando l’occhio, mi apre lo sportello sul retro e mi fa salire.

Mi siedo, imbarazzatissimo, mentre Erik mi guarda e mi dice: “notevole, davvero notevole”. Divento ancora più rossa ma col calare della sera e la poca luce dell’abitacolo non si nota.

“Va che è il fratello di Ines, trattala con i guanti, anzi, scioglila un po’ che mi sembra tutta ingessata”.

“Ok, tranquillo, di me ti puoi fidare” e rivolgendomi a me mi sussurra “di me ti puoi fidare”.

Rimango immobile quando il suo braccio sinistro mi cinge il fianco e mi tira verso di se, quando la mano destra mi sfiora la guancia, quando le sue labbra si uniscono alle mie, quando la sua lingua viene a contatto con la mia. La mia mano sinistra, non so come, mi scivola su per la coscia e va a posarsi sui suoi pantaloni, alla ricerca del suo membro, lo sento duro, che pulsa, cerco la zip e delicatamente la abbasso, sempre con la sua lingua che si intreccia con la mia; mi assalgono vampate di calore mentre la mia mano affonda tra le sue mutande e lo prende per mano, mentre Erik staccia la cintura e fa saltare il bottone dei pantaloni.

Poi le sue labbra si staccano dalle mie, mi guarda, io chiudo gli occhi ed inizio ad abbassarmi verso di lui, lo trovo con la punta della lingua, poi lentamente le mie labbra scivolano sempre più giù…

 Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd -  30 aprile 2020

Nessun commento:

Posta un commento