FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

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mercoledì 29 aprile 2020

Fisio terapia

Femminilizzazione forzata intro: Un piccolo dolorino, e la sua cura...

Questo pomeriggio ho preso appuntamento con un posturologo: settimana scorsa la fisioterapista, dopo un trattamento di sei sedute con la tecar, mi ha consigliato di recarmi da uno specialista, perché il problema che ho al tendine del piede sinistro è dovuto ad un’impostazione sbagliata della camminata. 

Con le sedute della tecar si riduce l’infiammazione, ma con l’andare del tempo, se non si migliora la camminata, l’infiammazione si ripresenta nuovamente; quindi gentilmente mi ha dato il numero di una sua amica che conosce dai tempi delle superiori e della quale si fida.

Ascensore al quinto piano, entro e la segretaria, dopo avermi chiesto il cognome, mi fa attendere in sala d’aspetto: passati cinque minuti mi chiama, compilo e firmo il solito foglio per la privacy e mi informa che la dottoressa mi attende nella saletta n°6.

Entro, mi presento e le spiego il problema: lei dopo avere esaminato i fogli della sua collega, mi fa togliere scarpe e calze e mi dice di fare una camminata avanti e indietro; dopo qualche avanti e indietro mi chiede gentilmente se posso togliere i pantaloni per verificare la camminata, così riesce a guardare anche le ginocchia.

Mi tolgo i pantaloni e rimango in mutande, un po’ imbarazzato e con il viso che tende al rosso, continuo a camminare avanti e indietro; poi mi fa sedere su una sedia, con i piedi sul pavimento ed analizza l’appoggio: sentenzia “tu hai un problema di appoggio del tallone, questo ti porta ad una rotazione del piede anomala, con conseguenza che sovraccarichi il tendine d’achille, è per questo che si infiamma”.

Dopo qualche altra spiegazione, e capendo che oltre al tendine, il tallone mi fa ogni tanto male, mi invita a fare una camminata, come prima, ma in punta di piedi; dopo qualche volta avanti e indietro, mi dice di camminare normalmente: “Vedi, con questo esercizio la camminata è già migliorata un po’! Dovresti camminare un po’ più spesso sulle punte dei piedi”.
Si, va be, ma come faccio con il lavoro?”
“Ma basta la sera quando sei a casa. Mi sta venendo una idea, che ti sembrerà un po’ strana: che numero di scarpe porti?"
“Il 42"
 “Vediamo, queste sono il 41, saranno un po’ strette ma è solo per fare una prova”

Si toglie le sue scarpe, tacco 12 e me le porge: “su, non fare il timido, provale!”

Dapprima divento rosso come un peperone, per l’imbarazzo, poi prendo la scarpa destra e tento di indossarla, ma i piedi sono un po’ sudati e non riesco a calzarla correttamente, anzi non riesco ad infilarla proprio.
Lei mi guarda e dice: “aspetta un attimo” e si toglie il camice, rimanendo in reggiseno di pizzo nero, mutandine e , reggicalze e calze velate nere… Slaccia un reggicalze e con grazia toglie la calza e me la infila sul piede destro, poi prende la scarpa e me la infila sul piede: “ecco vedi, ora la scarpa è entrata…”.

Soddisfatta, si sfila l’altra calza e me la infila sul piede sinistro, così come la scarpa, poi mi fa alzare e le calze mi cadono fino alle caviglie: “nessun problema, ecco qui” e si toglie il reggicalze e me lo allaccia alla vita, fissando le calze alzandole con delicatezza.

“Su, cammina un po’ avanti e indietro”

Io con imbarazzo e un po’ impacciato cammino, ma mi sembra di essere su dei trampoli e quando mi giro per tornare indietro, per poco non cado e mi devo aggrappare ad una libreria;  lei mi dice “va che non devi appoggiare il piede sui talloni, devi camminare in punta dei piedi come se non avessi i tacchi: i tacco vero e proprio lo devi appoggiare solo per breve tempo, per trovare la stabilità”.

Dopo questi consigli, un’altra camminata e la prova migliora leggermente; la dottoressa mi dice: “ora per la postura, prova a camminare tenendo in equilibrio questi"; e mi porge due libri da mettere in testa. Pochi passi e i libri cadono: mi abbasso per riprenderli e sento la dottoressa che chiama la segretaria dicendole qualcosa sottovoce.

La segretaria entra con una busta di plastica con dentro due pacchetti: li posa sul tavolo e ne estrae uno, poi guardandomi mi dice “togliti la maglietta e la canotta”.

Io obbedisco senza fiatare e sto per togliermi la canottiera sfilandola dalla testa quando mi sento avvolgere da una struttura rigida e fredda: tolta la canotta vedo che la segretaria mi sta fissando al petto un bustino, anch’esso nero di pizzo; comincia a stringere e la dottoressa mi dice “butta fuori aria”; io lo faccio e la segretaria da una stretta al bustino; comincio a fare fatica a respirare e la dottoressa mi dice “fuori aria dai polmoni e fai piccoli respiri con la pancia” acconsento e dopo cinque e sei respiri, seguiti da altrettanti strette, mi sento fasciato e quasi impossibilitato a muovere la schiena.

“Ora riprova” e dandomi i libri, mi fa camminare avanti e indietro; adesso così ingessato riesco a stare in equilibrio con la testa e a non far cadere i libri: le due si guardano soddisfatte e mi dicono “brava”
Io arrossisco per quell’espressione al femminile e la segretaria apre il secondo pacchetto che contiene uno strano oggetto, quasi come un paio di mutande i pelle; mi sfilano le mie mutande e mi infilano queste ed arrivate all’altezza del pube, mi infilano una protuberanza interna della mutande nell’ano e poi stringono la cintura, quasi impedendomi di respirare.

A questo punto anche la segretaria si spoglia: vestita con un completino rosso, reggiseno, gonnellina e calze a rete, su tacco 12. Mi guarda e ride, dicendomi “ciao puttanella”, mentre con un rossetto mi disegna il contorno labbra, poi è la volta di ombretto e mascara, con una parrucca bionda per completare l’opera.

Io sono ancora frastornato da quando mi hanno fatto indossare le scarpe e dopo il corsetto ha sentito una sensazione di impotenza; la segretaria mi mette un collare borchiato al collo e togliendosi il reggiseno, mi prende le mani e comincia a farmi massaggiare il suo seno.

Intanto la dottoressa mi divarica le gambe, fissandomi delle cavigliere unite da un’asta di metallo lunga un metro e mezzo, tanto che faccio fatica a mantenere l’equilibrio; poi è la volta di due polsiere di pelle e staccate le mani dal seno, mi uniscono le due polsiere dietro la schiena e le agganciano ad una catena posta in alto.
La alzano fino che le mie braccia sono in trazione e poi la abbassano spostandola in avanti, facendo si che tutto il peso del mio corpo ricada sulla braccia; il dolore è quasi insopportabile e imploro pietà, quando la segretaria mi si pone davanti e si toglie la gonnellina. Arriva davanti a me, e tirandomi i capelli mi fa guardare il suo regalino: la segretaria è un uomo, con un grosso cazzo per giunta; me lo infila in bocca e prendendomi i polsi comincia a spostarli verso di lei ed allontanarmi.

Io ce l’ho tutto in bocca e faccio quasi fatica a respirare, ma lei continua, su e giù, sempre più veloce, mentre sento che da dietro qualcuno mi sta slacciando le mutande di pelle e mi sfila il dildo che era infilato su per l’ano. Guardo lo specchio davanti a me e vedo la dottoressa con uno strap-on fucsia, non lo vedo più ma lo sento entrare lentamente, dentro e fuori, sempre più veloce e sempre più forte.

Ormai il ritmo è quasi insostenibile, mi stanno scopando dalla bocca e dal culo, sempre più veloce ed ormai non sento quasi neanche più i dolori alle braccia ed alle gambe; dopo circa 10 minuti, il ritmo davanti si fa più violento e la segretaria emette dei gemiti e sento un liquido caldo che scende giù per la gola.

Si fermano e la segretaria mi dice:”pulisci bene tutto”. Io obbedisco e faccio il lavoro, mentre mi tolgono i ganci di cavigliere e polsiere e mi stendono sul lettino pancia in su.

“guarda, sei venuto col cazzo moscio” ed indicandomi il mio pene, vedo effettivamente che esce del liquido bianco, ma lui è li ammosciato.

“hai iniziato a godere come una donna, sei proprio una cagna!” ed indicando la mia immagine allo specchio ,mi dice “sei la nostra cagnolina rivestiti e torna qui domani”. Io mi tolgo calze, reggicalze e scarpe, ma il corsetto non so proprio come fare.
“mi date una mano con questo?” “no, quello è un regalino da tenere fino a domani, per farti capire che sei nostra schiava”. Un po’ sconcertato mi rivesto e le faccio per salutare. Loro si girano e mi dicono “sei ancora qui?”.

Esco dall’edificio e vado verso la macchina. Torno a casa e vado subito in bagno: mi guardo allo specchio e vedo che il corsetto è fissato con due lucchetti. Mi rimetto la maglietta e mentre sto per uscire dal bagno entra la mia ragazza vestita solo con una maglietta e mi dice: “facciamo la doccia assieme”, spingendomi all’interno della stessa.


Io sto per dire qualcosa quando lei esclama “e cos’è questo?” togliendomi la maglietta; “ecco, io”… ahahah, esplode in una grande risata “lo sapevo che eri una femminuccia” e tirandomi fuori da una doccia, apre lo sportello del bagno e tira fuori un rossetto rosso, e lo mette in modo abbondante, tanto da farmi sembrare una sgualdrina… Poi mi mette un dito sulle labbra e mi dice “shhhh… prometti di fare la brava?” Io annuisco e lei, strizzando un occhio, mi trascina fuori dal bagno, lasciandomi nudo in mezzo alla stanza, vestito solo col corsetto.

“Divertitevi”, e prendendo il mano il cellulare inizia a riprendermi: dapprima non capisco, poi voltando lo sguardo vedo la dottoressa e la segretaria che compaiono dalla porta della cucina: io rimango li impietrito, mentre, facendomi inginocchiare, la prima mi penetra da dietro e la seconda me lo infila nuovamente in bocca. 

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd -  2 maggio 2017

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