FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

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domenica 17 maggio 2020

MOBILIA


 Femminilizzazione forzata intro: Quando finisci per rimanere soltanto una spettatrice...

Ancora qualche minuto di lavoro ed ho finito, mi manca solo da montare l’ultimo sportello e le maniglie del mobiletto e poi ho completato il lavoro. Ci sono solo volute tre ore, ed anche se è sabato pomeriggio, queste sessanta euro mi arrotondano un po’ lo stipendio; non che ne avessi bisogno, ma il signor Rossi è una persona, diciamo importante, un medico, e un aiuto in quel campo potrebbe venire sempre utile.

“Bravo, ha già terminato? Le va un caffè?”

“Si, grazie, molto volentieri”.

Finisco di montare le maniglie e sistemo i miei attrezzi nella borsa.

“Se mi dice dov’è scopa e paletta, do una pulita!”

“Non si preoccupi, domani passa la donna delle pulizie” 

A rispondere è la signora Rossi, coetanea del marito, non dimostra cinquant’anni, anzi, non sembra neanche averne superati quaranta, capelli lunghi neri fino a metà schiena, vestitino rosso attillato che lascia intravedere le autoreggenti nere.
 
“Vada pure in bagno se vuole darsi una rinfrescata”

“Grazie!” Mi dirigo in bagno, chiudo la porta e appoggio le mani sul bordo del lavandino, due sospiri, mi è già venuto duro solo a guardarla, quel vestito attillato, quelle calze, quel rossetto rosso sulle labbra: avrà senz’altro visto che sono diventato paonazzo all’istante. Vabbè ripigliati Christian, cerca di stare tranquillo, un caffè e poi saluti.

Mi do una rinfrescata ed esco in direzione divano: mi fermo appena passata la stanza, spalanco gli occhi: il signor Rossi è seduto sulla poltrona, in mutande, con le gambe aperte e mentre la mano sinistra è appoggiata dietro la nuca, quella destra è infilata nelle mutande e si sta massaggiando il pene.

“Il caffè è pronto”

Dalla cucina esce la signora, in mano il vassoio con su tre tazzine di caffè fumanti e la zuccheriera, addosso, oltre alle autoreggenti, uno slip stringato e un reggiseno di pizzo nero che mette in bell’evidenza la sua quarta taglia.
“Si sieda, la prego!”

“Forse è un po’ a disagio, caro!”

“Se vuole può restare anche lei in mutante, ho notato che laggiù fa fatica a contenersi!”

Un attimo di esitazione, sono tentato dall’uscire da quella stanza ed andarmene, al rimanere e vedere cosa succede… ancora qualche secondo e senza pensarci, le mie mani cominciano a togliere la camicetta e la canottiera; poi è la volta delle scarpe, delle calze e dei pantaloni.

“Saggia decisione, ecco il suo caffè!”

Lo prendo e senza dire una parola lo bevo, con gli occhi bassi, quasi a vergognarmi per essere semi nudo li davanti a loro, appoggio la tazzina sul tavolo e poi mi appoggio sullo schienale della poltrona, lei si avvicina, mi appoggia una mano sulla coscia, poi sale su, vicino alle mutande, le sfiora e poi le appoggia sul mio membro eretto.

Mi volto verso di lei e la guardo, le sue labbra si aprono quasi a darmi un bacio, ma invece si avvicinano al mio orecchio e mi sussurrano: “vuoi che le mie labbra lo prendano tutto in bocca?” ed io “Si!” 
"Allora togliti le mutande e prendi in bocca il cazzo di mio marito e vedrai che ti faccio godere”.

In estasi, non ci penso due volte e mi tolgo goffamente le mutande senza alzarmi dal divano, poi mi sposto verso la poltrona appoggiando le ginocchia a terra e prendo con le mani i lembi delle mutande e le abbasso; il suo pene è lì, in tiro verso di me che mi sta chiamando, chiudo gli occhi e spalanco la bocca per assaporarlo meglio quando dopo un clic sento che si stringe qualcosa intorno al mio collo.
Qualcosa mi sta tirando all’indietro, indietreggio e sento un rumore di catena che sembra avvolgersi, guardo in alto e vedo una specie di carrucola che fa scorrere una catena, mi accorgo che sto andando contro il muro, un ultimo scatto e sono appoggiato di schiena al muro, al collare è fissata una catena che è stata fatta passare nell’anello impiantato nel muro e sono così bloccato, in punta di piedi per evitare di strozzarmi.

“Ma cosa credevi di fare signorina? Il mio cazzo te lo devi meritare”

“Uh, guarda com’è in tiro? Era proprio eccitata da morire!”

“Adesso, da brava, fatti una sega davanti a noi, che non mi piace vederti con il cazzo duro!”

Inizio a masturbarmi, mentre la signora si mette in ginocchio davanti a me, con i suoi seni che quasi sfiorano il mio membro: non ci vuole poco, il mio sperma le schizza addosso e il marito si avvicina e inizia a leccarlo ripulendo dal seno all’ombelico, poi la sua lingua sale su fino al collo e poi entra nella sua bocca, un lungo bacio appassionato, mentre il suo membro si fa strada nella vagina, iniziando a penetrarla, sempre più velocemente e sempre più a fondo, facendola gemere, di tanto in tanto staccando le labbra dalle sue per farle riprendere fiato, per poi continuare più velocemente e ancora più a fondo.

E mentre i due stavano scopando a pochi centimetri da me, io ero sempre li davanti a loro, in punta di piedi e con il cazzo ancora in mano, che continuavo a massaggiare e che provavo a far rinvenire: ad un certo punto un urlo, e poi un altro, il dottore è venuto, le sue mani stringono le natiche di lei facendola di nuovo gemere, ancora un affondo quasi per entrare tutto dentro e poi le labbra che si staccano e mentre lui inizia a baciarle dolcemente il collo, lei le sussurra “sei stato fantastico amore”.

Poi si girano verso di me e mi guardano, facendomi un sorrisetto che non riesco a capire, i loro piedi si allungano verso di me, serrandomi le caviglie e spingendo le gambe verso l’esterno; tutto il peso del mio corpo viene sostenuto dal collare e istintivamente tolgo le mani dal mio pene e le porto verso il collo, anche se non riesco a liberarlo dalla tensione.

I due mi guardano e ridono di gusto, mentre io comincio a dimenarmi ed agitarmi con il terrore di morire soffocato, poi un clak, la catena di mette in modo e pian piano mi accascio sul pavimento, in ginocchio, appoggiando le mani sul pavimento e prendendo ampie boccate di ossigeno.

“Ti sei proprio meritata un premio cara”

E allungandomi il suo piede, sbattendo le palpebre e muovendo il mento, mi invita a leccare le sue dita, smaltate di rosso. Prendo in bocca l’alluce, lo lecco, lo succhio, poi passo alle altre dita, ritornando su quello più grosso, aprendo gli occhi per fissarla qualche secondo, per poi richiuderli e continuare a leccare.

Intendo in quell’operazione, sento infilarmi qualcosa di freddo nell’ano, che me lo allarga fino a farmi emettere un grido di dolore, quando viene spinto dentro con forza: e questo punto lei allontana il piede e si alza dicendomi  “Su, in piedi” e alzandomi mi accorgo che all’estremità di quella cosa che mi ha aperto il fondoschiena, c’è collegata una piccola scopa con uno snodo.
Si avvicina a me, e sfiorandomi il membro, mi lega dietro alla schiena un grembiule nero di pizzo.
 
“Eccoti la paletta, mi raccomando, pulisci tutto che tra mezz’ora dovrai servire cena!”

Rimango li impalato per qualche secondo, mentre il dottore si avvicina, mi accarezza il fondoschiena e mi mette delle manette ai polsi serrandole davanti al mio membro, impedendomi così di toccare la scopa con le mani.

Poi mi guarda, avvicina le sue labbra alle mie, mi sussurra un “sei deliziosa cara”, ed mi infila la sua lingua in bocca.

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd -  17 maggio 2020
 

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