FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

Ed eccolo qui! Il nuovo libro della Vale. - (clicca sulla scritta sopra per leggere l'articolo) - Ancora una raccolta di racconti sulla ...

lunedì 13 aprile 2020

Dressing Service

Femminilizzazione forzata intro: La prima volta non si scorda mai... finalmente nasce Valentina: ma alla fine sarà contenta? 

Arrivo verso le 10 del mattino, parcheggio e mi dirigo verso la scaletta sul retro: una decina di gradini e poi la porta con un piccolo campanello sulla destra. Suono due volte, la serratura emette un clic e con una leggera pressione apro la porta e la richiudo dietro di me.
Una piccola sala d’aspetto, con un divanetto rosso sul lato destro e una scrivania con sedia ergonomica sulla sinistra: una voce mi dice “arrivo subito”.
Entra una signora sulla cinquantina, si chiama Susanna (ci siamo sentiti per mail), si avvicina e mi dice “tu devi essere…” , il cuore comincia a battermi forte e con un filo di voce, la voce più femminile che riesco ad emettere, pronuncio “Va… Valentina”.
“Tranquilla, rilassati. Ecco vieni subito di qua nel salottino che ci mettiamo a nostro agio”.
Entro e mi siedo sul divano, lei si siede di fianco a me, mi accarezza la guancia e poi la sua mano scivola giù verso il mio pene. Non è in erezione, l’ho sfiancato prima di partire e nei bagni dell’autogrill (mi sa che riposerà per un bel po’), lei mi guarda, accenna un sorriso e mi dice “bel maschietto, sei pronto a diventare veramente Valentina?”
Non mi aspettavo questa domanda, arrossisco vistosamente e il cuore comincia a battere più veloce; “quando avremo finito col trucco, potrai arrossire tutte le volte che vuoi che non si noterà niente”. Mi prende le mani e mi invita ad alzarmi: rimango in piedi mentre lei mi invita a seguirla, non riesco quasi a muovermi tra un misto di imbarazzo e di eccitazione che non so spiegare.
“Se rimani ferma li impalata allora ci cambiamo subito d’abito” e avvicinandosi a me, mi slaccia la cintura e con un rapido gesto mi abbassa pantaloni e mutande e senza che io riesca a reagire, mi toglie camicia e maglietta alzandomeli sopra la testa.
“Su Vale, datti una mossa e mettiti su questa roba se no perdiamo troppo tempo”. Mi pone un accappatoio di raso o seta rosa, non so, e delle ciabattine coordinate; mi tolgo allora le scarpe, le calze e i pantaloni e mi infilo ciabatte e accappatoio, chiudendolo con il laccetto.
“Di qua, vieni!” Entro nella stanza che è un piccolo bagno “Su, siediti qua che inizia la trasformazione”.

Lo specchio è coperto da un telo, Susanna inizia col pulirmi per bene il viso: prima il fondo tinta, così il rossore dell’imbarazzo verrà coperto, poi chiudo gli occhi e mi lascio andare, come in un sogno… sento il pennellino che accarezza dolcemente le palpebre, la vertice dell’eyeliner che si secca sopra le ciglia, il pettinino del mascara che mi apre gli occhi. Non so quanto tempo passa, una mezz’ora o forse di più…
Ogni tanto mi guarda compiaciuta, io arrossisco e sento che il caldo viene fermato dal fondotinta, facendomi quasi ribollire dentro. Poi conclude il lavoro con una parrucca bionda con i capelli che mi cadono dolcemente sulle spalle: “Voilà, sei pronta?” e toglie il telo dallo specchio svelandomi il lavoro svolto.
Mi guardo incredulo allo specchio: gli occhi, i lineamenti del viso, tutto tranne che il solito io, anzi sono proprio Valentina in tutto il suo splendore. “Allora che ne pensi? Su di qualcosa”.
“Sono stupenda! Veramente Susanna, non riesco a trovare le parole”.
“Alzati e vieni qui da me, e togliti l’accappatoio”. Mi alzo, mi slaccio la cintura e me lo tolgo facendolo cadere sulle caviglie, mentre lei mi posiziona un reggiseno con seno finto e poi lo ricopre con un maglioncino leggero nero a maniche lunghe.

 “Alza un piede e poi l’altro”: eseguo e mi infila un paio di calze a rete nere a maglie finissime che lega con dei laccetti ad un reggicalze nero; un paio di mutandine e una minigonna bianca che fa intravedere il bordo delle calze. Infine un paio di scarpe, sempre nere, con tacco 12.
 “Ora cammina un po’ avanti e indietro per abituarti”.
Incerto nei primi passi, quasi rischio di cadere. “Il trucco è nell’appoggiare prima il tacco, ma il peso lo devi mettere di punta. Ecco cosi, brava, vedi che non sei più incerta? Muovi anche il fondoschiena mentre cammini, ecco brava. Sembra che cammini sui tacchi da una vita!”.
Infatti sembra vero, più cammino e più mi sembra naturale: poi il fatto di non avere il pene eretto, mi fa dimenticare di essere un uomo travestito da donna. “Allora Valentina, come ti senti? Sei una vera donna?”.
“Si Susanna, mi sento proprio una donna, come se lo fossi da una vita”. 

Anche la mia voce sembra più femminile che quasi non la riconosco, sono un po’ frastornata: fino ad ora mi ero travestito a casa, da solo, e il camminare in una stanza con qualcuno che mi guarda e che mi parla come se fossi una donna, mi sembra strano e al tempo stesso eccitante.
“Ora ti lascio una decina di minuti da sola, poi torno e facciamo qualcosa di eccitante!” Chiude la porta e mi lascia sola nella stanza: vicino allo specchio noto un foglietto che recita così: “nell’armadietto di destra, ci sono gli smalti: sceglie il colore che vuoi e mettitelo, non è difficile Valentina”.
Apro l’armadietto e guardo una decina di boccette di vari colori: a colpo sicuro vado su quello rosso fiammante e piano piano mi dipingo tutte le unghie e infine con le dita allargate, soffio per farle asciugare.
Altri dieci minuti ed ecco che Susanna torna con un’altra ragazza: “Sei pronta? Uhu, rosse… Non avevo dubbi! Eccoti una borsetta con un po’ di cose, ah, mettiti su pure una di quelle due parure e usciamo”.
Guardo sulla sinistra e scelgo due orecchini a clip a goccia, collana leggera e braccialetto in tinta, prendo la borsetta e la apro: dentro vari trucchi, salviettine e assorbenti. La richiudo e rimango nuovamente bloccata mentre mi risuona nella mente la parola “usciamo”.
“Dai su, non fare la timida, io sono Gloria, dai andiamo”.
Due baci sulla guancia, la sua mano che si posa sul mio sedere stringendolo e poi va a incrociare la mia mano sinistra: anche lei è un ragazzo, scendiamo le scale ed entriamo in un SUV, alla guida c’è Susanna: si parte.
“Dove siamo dirette?”

Faccio per dire altro, ma Gloria mi mette il suo indice sulle mie labbra e mormora “Shhh”. Sto zitta, dieci minuti e ci fermiamo al parcheggio di un ristorante.

Entriamo dal retro e ci fermiamo in cucina: ci accoglie l’aiuto cuoco che ci dice:”ragazze, mettetevi queste e pronte a servire”.
Mi tolgo maglioncino e gonna, ed indosso un piccolo grembiule con lacci che copre solo il davanti, lasciando le natiche al vento e un corpetto che nasconde solo i seni lasciando libera la pancia, che Gloria mi stringe sul retro con dei lacci finissimi: il completino, nero con i bordi di pizzo bianchi è completato da due polsini ed una fascetta per capelli.
“Tu Valentina ti occupi dei tavoli 1,2 e 3, Gloria 4,5,6: state qui al banco e portate le pietanze che preparo: e mi raccomando, sculettate più che potete!”.
Per fortuna il trucco nasconde il mio viso che sta diventando bordeau, non faccio tempo a pensarci che “Vale, tavolo due” mi riporta subito alla realtà. Sono due primi, due piatti di lasagne: mi dirigo verso il centro della sala, scorgo il segnaposto numero due, servo i piatti, sorrido e me ne vado via sculettando.
Poi gli altri tavoli, primo, secondo e caffè; ogni volta che prendo i piatti e li porto verso i tavoli, noto l'espressione dei commensali che mi divorano con gli occhi, ammiccano e vorrebbero forse mettermi una mano sul sedere ogni qual volta mi giro per ritornare in cucina.

Abbiamo finito, il dolce dicono che è una sorpresa. Sto scambiando quattro chiacchiere con Gloria, quando un signore in sala chiama a gran voce “Valentina, Valentina qui subito, presto!”
Mi dirigo verso la sala: noto che i tavoli sono stati spostati e al centro c’è una specie di cavallo, come quello delle gare di ginnastica artistica, ma più basso e senza maniglie. Mi avvicino e il signore che mi ha chiamato mi tende la mano come per baciarla, ma una volta vicino, mi afferra il sedere e con l’altra mano il mento.
Faccio per liberarmi, ma lui con una voce tranquilla mi dice “non ti faccio male, Vale, stai al gioco e non ti farai del male”. Allento la presa che avevo su di lui e mentre lui inizia a parlare “Signori e signori ecco l’evento clou della settimana…” 

Altri due ragazzi arrivano e mi fanno sdraiare con la pancia sul cavallo di legno, legandomi con dei lacci polsi e caviglie alle quattro gambe dello stesso; “Questa è Valentina, la vostra cameriera di stasera”,mentre con una mano mi solleva la testa dal mento, “avrete notato che è una splendida ragazza, non trovate?” Si levano dal tavolo grida di approvazione e applausi “Valentina, dimmelo tu chi sei!”.
“Sono una ragazza spendida” e ripetendo quello che mi sussurra all’orecchio, parola per parola “e sono contenta di essere qui con vuoi stasera per passare una stupenda serata”.

“Ecco, vedete, Valentina è un ragazzo, che fino a qualche ora fa non sapeva di essere in fin dei conti una donna”

E sempre sotto suggerimento, vergognandomi di quello che sono costretta a dire, continuo: "Sono Valentina, non sono un ragazzo, sono una donna, una splendida donna”.

“E per essere donna, lo sapete qual è il passo da percorrere…”

“Voglio essere una donna, aiutatemi ad essere una donna”.
La coppia del tavolo due si alza, si tolgono pantaloni e gonna, mutandine e mostrano fieri i loro membri eretti: il maschio un pene molto grosso, circa 5 cm di diametro, la femmina un po’ più piccolo, circa 3,5 cm. Si avvicinano ed io dico “Sono ancora vergine"

"Prometto che non ti farò troppo male"

E la coppia inizia a penetrarmi: lei infilandomi il membro nell’ano e il marito spingendomi il suo fino alla gola. Il pubblico inizia a dettare il ritmo, ad applaudire e a pronunciare frasi volgari.

Una decina di minuti dopo, arriva un’ondata calda invade l’interno del retto, e poco dopo un’ondata ancora più abbondante mi riempie la bocca; mi viene impedito di deglutire, mi aprono la bocca e mi prelevano un po’ di sperma che c’è sulla lingua e mi riempiono la faccia.
“Ora manda giù, com’è? Buono?”.

Faccio fatica a mandare giù, il ragazzo mi prende le guance con la mano, me le stringe e guardandomi negli occhi e mi dice di ripetere, parola per parola.


“E’ buonissimo, sono Valentina, ora sono una donna e voglio i vostri cazzi per rendervi felici”.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei. Le dodici persone presenti in sala sono state soddisfatte. Mi slegano e mi rimettono in piedi, sto per cadere quando in due mi tengono in piedi per le braccia mentre un terzo mi toglie il grembiule e mi abbassano le mutande: “vedete, è venuta con il cazzo ammosciato, è venuta come una donna, ha avuto il suo primo orgasmo e l’è piaciuto.”
“Si, ho goduto come una donna e mi è piaciuto”, ormai sfinita, ripeto quello che mi viene detto di dire, mentre mi fissano delle polsiere alle mani e me li agganciano a delle corde che pendono dal soffitto: le tirano su e tutto il peso del mio corpo è sostenuto dalle braccia, e dalla punta dei piedi che a malapena sfiora il pavimento.

"aiuto, aiuto, ahia" inizio a frignare come una ragazzina spaventata, mentre sento una voce in lontananza che mi dice "aiutatela con questo!"

Sento che qualcosa di grosso si fa largo nel mio di dietro, ed entra sempre più a fondo, sostenendo di fatto tutto il mio peso, lancio un urlo di dolore che si affievolisce quando il vibratore si azione a ritmo alternato, facendomi gemere, facendomi urlare tra un misto di dolore e godimento, che si accentua quando mi avvicinano un vibratore sotto al mio scroto.


Del liquido mi cola dal pube, il mio membro non è eretto ma sono venuto, ho goduto, ho avuto un orgasmo, sto avendo un orgasmo che sembra non finire mai, intenso e crescente, altro liquido che cola dal pube, ormai sono cinque minuti che sono all’apice del piacere e sembra che può andare avanti all’infinito.
Poi di colpo si ferma il vibratore, mi viene tolto, vengo calata e appoggiata sul freddo pavimento: sono sfinita con tutti i muscoli indolenziti, la mio membro e il mio culo in fiamme; tutti si avvicinano, mi accerchiano e mi dicono “Brava, hai avuto il tuo primo orgasmo, come una donna”, un’ondata di urina mi bagna la faccia, mi entra in bocca e nel naso; non riesco a reagire, sfinita, qualcuno mi trascina per i piedi fuori dal locale, c’è una decina di sacchi dell’immondizia a fianco del cassonetto, mi ci buttano sopra e sprofondo per metà. Con le gambe in alto.
Altri cinque minuti e arrivano due uomini in divisa: “Eccolo qua, ma senti come puzza!” “Buttalo nel bagagliaio sennò mi intasa tutta l’auto”. Manette ai polsi legate dietro le schiena e dentro il baule, viaggio, arrivo alla stazione della polizia. In piedi davanti all’ispettore, puzza di piscia, calze a rete rotte, scarpe tacco 12, corsetto parrucca e trucco.
“E qui davanti un’altra di quelle troiette impasticcate? Come ti chiami?” “Valentina”. Un pugno nello stomaco, che mi fa piegare e quasi cadere se i due poliziotti non mi tenessero per le braccia. “Bello, anche se ti piace essere una sgualdrina e succhiare cazzi, anche se ti piace truccarti e camminare con i tacchi a spillo, anche se godi a prenderlo in culo e a bere piscia, sei un uomo… a meno che…”
Una puntura, un senso di formicolio, pesantezza di testa e nebbia ovunque… ancora nebbia, profumo intenso di rose ed eccomi sveglia, sdraiata su un lettino d’ospedale.
“Ben svegliata Valentina” Davanti a me Susanna, con un sorriso radioso e amichevole, “ora si che sei Valentina” e con un rapido gesto mi toglie le lenzuola lasciando il mio corpo nudo. La guardo negli occhi, lei mi fissa e quasi si commuove, abbasso piano piano gli occhi: due seni di terza taglia mi oscurano la visuale, avvicino le mani, li sfioro dolcemente e sento indurirsi i capezzoli, sento anche un’altra strana sensazione, chiudo gli occhi, sospiro e spingo le mani sul pube: lo accarezzo, lo accarezzo, non trovo più niente.

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd -  24 agosto 2019  

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