FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

Ed eccolo qui! Il nuovo libro della Vale. - (clicca sulla scritta sopra per leggere l'articolo) - Ancora una raccolta di racconti sulla ...

domenica 8 marzo 2020

SEXOFFICE

Femminilizzazione forzata intro: nel lontano 2008 il primo racconto... lo pubblico così, nella versione integrale, con il bozzetto che avevo preparato prima di scrivere la storia...

Giorgio bevve un sorso di caffé che Simona le aveva portato e continuò a scrivere la relazione, sfregandosi ancora una volta gli occhi; aveva passato ancora una notte in bianco per quest’indagine che sembrava proprio non finire mai. Era seduto su quella poltroncina dalle 8 di mattina ed erano quasi le 11, lo sguardo era sempre più appannato e gli sbadigli la stavano facendo da padrone. Bevve un altro sorso di caffè e si strofinò di nuovo gli occhi: ora lo schermo gli apparve offuscato, alzò d’istinto il braccio per pulirlo, ma non riusciva a toccarlo, non riusciva ad avvicinarsi e gli venne un leggero capogiro, mentre i suoi colleghi tiravano la sedia e lo allontanavano sempre di più dal suo monitor; alzò ancora una volta il braccio destro e con l’indice cerco di toccare quel punto luminoso, quando il suo capo cadde all’indietro e il corpo si accosciò su un fianco.
“Non avremo esagerato un po’ troppo?” disse Andrea mettendogli le mani sotto le ascelle e alzandolo di peso, “su datemi una mano che pesa”. Altri due colleghi arrivarono e lo sollevarono dai piedi e dai fianchi, adagiandolo su una lunga scrivania coperta da un telo verde di plastica.

“Dorme come un angioletto” disse Simona “ da dove iniziamo?” rivolgendosi a Susanna che guardava il viso di Giorgio passandosi il dito mignolo sulle labbra.

“Spogliamolo!” disse Sergio, e iniziarono a sfilargli le scarpe, le calze e allentando la cintura i pantaloni e le mutande, “non un granché!” disse Andrea guardando Sergio, mentre Susanna, con una leggera spallata a quest’ultimo gli disse “dai, passiamo oltre…” provocando una sottile risatina di Simona; quindi slacciarono i bottoni dei polsini della camicia e alzando la schiena di Giorgio tolsero la giacca, quindi sbottonando la camicia tolsero la stessa e la canottiera.

Una volta finito, Simona prese una spugna imbevuta d’acqua e di detergente e pulì bene il corpo, arrossendo, quando si trovava al livello del pene; quindi si divisero i compiti, gli uomini si occuparono della parte inferiore e le donne della parte superiore.

“La prima cosa da fare è togliere tutta questa peluria” disse Sergio, e prendendo un rasoio elettrico, cominciò e radere i peli delle ascelle e del pube, finito passo con un depilatore femminile le stesse parti e cominciò ad eliminare i peli sul torace, sulle braccia e sulle gambe; Andrea intanto con un rasoio rasò la barba a Giorgio, facendo pelo e contropelo per rendere il viso più liscio possibile. Poi passo alle ascelle e al pube per il tocco finale. A questo punto Sergio arrivò con una siringa e inserendola dello scroto disse “questa dovrebbe tenerti calmo per almeno qualche giorno…”, “è senza rischi?” domandò Andrea, “Si, con le pastiglie che gli abbiamo fatto bere questa settimana e questa puntura è come una momentanea castrazione chimica, senza effetti collaterali, tranne che per l’amico qui, che non potrà alzare la testa.”, “Avete finito di parlare?” Chiese Simona, “che qui è un’operazione delicata!”; Susanna e Simona avevano appena finito di sistemare le unghie a Giorgio, con un piccolo prolungamento e un tocco di colore rosso fiammante e stavano per portare la protesi al silicone, fatta su ordinazione. Una volta messo il collante, adagiarono le due protesi al centro dei capezzoli e fissarono bene i bordi, usando poi una crema impregnante dello stesso colore della pelle, per evitare di far vedere la differenza di colore e di materiale; una volta terminato questo procedimento, spalmarono sulla faccia una crema idratante e applicarono due strati di fondotinta per eliminare le imperfezioni della pelle, disegnarono il contorno labbra e applicarono un rossetto rosso vivo e poi per gli occhi, un mascara allunga ciglia e un leggero contorno occhi, con un ombretto di color azzurro pastello e come tocco finale aggiunsero sulle gote un po’ di fard rosso, quindi passarono ai capelli. Applicarono ai capelli corti di Giorgio un collante specifico e applicarono la parrucca di capelli veri color nocciola chiaro, con una riga centrale, frangetta e lunghi fino alle spalle, quindi finirono il viso applicando degli orecchini a clip con campanelle di finta perla e una collana leggera ad ovali dorati con un pendente in perla.

Intanto Sergio e Andrea terminarono la parte più delicata della trasformazione, con uno speciale tupè che combaciava con il pube, appiattirono il pene e lo scroto ormai inerti e applicarono il tappetino, premendo in modo che non risultasse nessuna protuberanza; finito il lavoro Susanna, salita su una sedia, scattò qualche foto. “Magnifique!” esclamò, “Ora passiamo alla vestizione”.

Per le gambe usarono delle calze a rete di cotone nero senza autoreggente e per le scarpe, un paio di sandaletti rossi con tacco da 10 centimetri di misura 43, una in meno di Giorgio, ma l’unica che avevano trovato e che fortunatamente, riuscirono ad infilare con qualche piccola forzatura.

Per la parte intima usarono un tanga nero con apertura nel mezzo e un body sempre nero con dei lacci per attaccare le calze e la chiusura posteriore con dei lacci tipo corsetto. Sul davanti, stringendo forte i lacci, i due seni, schiacciati in avanti si avvicinarono e uscirono per un terzo dal davanti, dando quella forma erotica di costrizione; infine il tocco finale: una minigonna tipo foulard con due bottoni sulla parte destra, che arrivava proprio a filo delle calze, lasciando intravedere i reggenti.

L’opera era compiuta ed era anche pronto il risveglio, perché nell’infilare le scarpe e nello stringere il body-corsetto Giorgio aveva pronunciato delle parole confuse cose “dove sono” e “che cos’è”.

Lo adagiarono sulla sua sedia davanti alla scrivania, che modificarono appoggiando cose da ragazze, quali trousse, specchietti e pupazzetti, le accavallarono le gambe e le misero una mano in mezzo alle gambe e l’altra sul mouse; aprirono sul computer una pagina di pettegolezzi e misero intorno allo schermo una ghirlanda di fiori rosa, quindi con una boccetta di sali lo fecero rinvenire.

Aperti gli occhi e con la mente un po’ confusa mise a fuoco lo schermo del computer e pian piano cominciò a distinguere le parole e iniziò a leggere un documento; dopo qualche minuto, quando la mente si faceva un po’ più lucida disse sottovoce: “Ma cosa diavolo sto leggendo” rendendosi conto che stava leggendo una notizia di gossip tra un industriale ed una valletta dello spettacolo. Mosse la mano per chiudere la pagina, quando fu attratto dalla stessa: fissandola sentì una vampata di calore vedendo che le sue unghie erano lunghe e rosse, guardò l’altra mano estraendola dal mezzo delle gambe e si accorse che portava delle calze a rete con dei tacchi a spillo; un’altra ondata di caldo le invase il corpo, mentre una mano gelida si appoggiò sulla schiena, e un alito di vento le sussurrò all’orecchio “Il capo ti vuole vedere immediatamente!”.

Dopo qualche secondo in cui rimase impietrito Giorgio si alzò si scatto e al primo passo barcollò spostandosi verso destra e appoggiandosi alla scrivania di Susanna, la quale disse “Tutto a posto Michela?”. Giorgio la guardò con gli occhi sorpresi e aprì la bocca per dirle qualcosa, anche se non le uscirono le parole di bocca, ancora non si rendeva conto di cosa le stesse accadendo, quando Sergio, con la mano destra, gli afferrò il gluteo sinistro e dicendogli “Dai che il capo si arrabbia” la spinse dolcemente verso la porta; dopo alcuni passi incerti Giorgio avanzò e trovatosi davanti alla porta bussò: “Entra pure e accomodati che ho quasi finito!”.

Michela entrò e si sedette sulla poltrona di pelle sprofondando leggermente e lasciando che la minigonna rivelasse gli autoreggenti, mentre il suo capo, di schiena dall’altra parte della scrivania, si alzò andando verso la porta, la chiuse a chiave, oscurando le veneziane, in modo che nessuno potesse vedere all’interno. Poi avvicinandosi verso di lui, lo guardò e mettendogli una mano sulla spalla e l’altra sotto la coscia destra le disse “Michela, quanto tempo…”, quindi la aiutò ad alzare e mentre Michela diventava sempre più rossa e incredula e cominciava a balbettare dei suoni incomprensibili le mise l’indice sulle labbra e dicendo “Ssss!” le infilò la lingua in bocca e cominciò a baciarla con passione, mentre le sue mani si muovevano su e giù per il corpo. Michela dapprima pietrificata, non seppe resistere e si abbandonò ai sensi, cominciando a cercare la lingua di quell’uomo così focoso e cominciando con le mani a stringere il dorso e i glutei; proprio quando la frenesia era estrema e si era abbandonato ai freni inibitori, lui lo costrinse ad inginocchiarsi e slacciandosi i pantaloni le infilò il lungo pene in bocca quasi a soffocarlo.

Quasi non capendo più niente in quel vortice d’emozioni inimmaginabili e con la bocca spalancata per quell’enorme corpo estraneo il capo le prese la teste tra le mani e cominciò a muoverla in avanti e indietro; un’altra vampata di calore assalì Michela e quasi inconscio di ciò che stava facendo cominciò a muoversi ritmicamente, agitando anche la lingua alla ricerca di quel membro così morbido e grosso allo stesso tempo, poi quando il suo padrone ansimando, disse la parola “vengo”, quasi istintivamente Michela allontanò la bocca e guardando il pene da una distanza da dieci centimetri, fu assalita dagli schizzi di sperma, che gli andarono su di una guancia e sotto l’occhio sinistro, poi istintivamente rimise il pene in bocca e cominciò a leccarlo da quella sostanza così viscida e calda e mentre con una mano impugnava nuovamente il pene muovendo su e giù e con l’altra aggrediva con le unghie il gluteo destro, sentiva scorrere giù nell’esofago quella calda sostanza e quasi sfinito dallo sforzo, una volta ripulito il tutto, si stacco dal pene e passandosi la mano destra sul viso si portò le ultime tracce di sperma sulle labbra, si adagiò ai piedi della poltrona con le gambe aperte e le braccia all’indietro accarezzando la poltrona.

Proprio in quel momento quando era ancora sopraffatto dall’estasi e dall’euforia si vide riflesso nello specchio davanti a se e si portò le mani sul seno che si era interamente scoperto e abbassò lo sguardo per vedere se tutto ciò era reale e poi con un’altra rapida occhiata vide tra l’apertura del tanga che mancava qualcosa: si mise le mani sul pube e un brivido freddo gli corse lungo la schiena; non sentiva niente e non provava niente. Un’altra vampata di calore lo assalì talmente forte che barcollò come se si trovasse in cima ad una scala e non sul pavimento: “Sono realmente una donna” sussurro portandosi le mani sul volto e, una volta girate, guardandosi le unghie e ancora una volta il riflesso sullo specchio.

Un turbinio d’emozioni le girarono per la testa, quando il padrone la sollevò di peso e le disse all’orecchio: “Sei stata magnifica, su torna a lavorare” e aggiustandogli il body e abbassandogli la gonna, le mise la mano destra sui glutei e aprendo la porta la spinse dolcemente in mezzo alla sala, tra l’indifferenza dei suoi colleghi.

Michela quindi si sedette sulla sua sedia, ancora confusa di ciò che le era capitato in quegli ultimi dieci minuti e rimase lì per altri dieci minuti, attonita, fissando la porta dell’ufficio del suo padrone e chiedendosi se stava sognando, cercando di prolungare ancora per un po’ quell’insano piacere che aveva provato in quegli attimi.








Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd -  3 gen 2008

Nessun commento:

Posta un commento