Giorgio bevve un sorso di caffé che Simona le aveva portato e continuò a scrivere la relazione, sfregandosi ancora una volta gli occhi; aveva passato ancora una notte in bianco per quest’indagine che sembrava proprio non finire mai. Era seduto su quella poltroncina dalle 8 di mattina ed erano quasi le 11, lo sguardo era sempre più appannato e gli sbadigli la stavano facendo da padrone. Bevve un altro sorso di caffè e si strofinò di nuovo gli occhi: ora lo schermo gli apparve offuscato, alzò d’istinto il braccio per pulirlo, ma non riusciva a toccarlo, non riusciva ad avvicinarsi e gli venne un leggero capogiro, mentre i suoi colleghi tiravano la sedia e lo allontanavano sempre di più dal suo monitor; alzò ancora una volta il braccio destro e con l’indice cerco di toccare quel punto luminoso, quando il suo capo cadde all’indietro e il corpo si accosciò su un fianco.
“Non avremo esagerato un po’
troppo?” disse Andrea mettendogli le mani sotto le ascelle e alzandolo di peso,
“su datemi una mano che pesa”. Altri due colleghi arrivarono e lo sollevarono
dai piedi e dai fianchi, adagiandolo su una lunga scrivania coperta da un telo
verde di plastica.
“Dorme come un angioletto” disse
Simona “ da dove iniziamo?” rivolgendosi a Susanna che guardava il viso di Giorgio
passandosi il dito mignolo sulle labbra.
“Spogliamolo!” disse Sergio, e
iniziarono a sfilargli le scarpe, le calze e allentando la cintura i pantaloni
e le mutande, “non un granché!” disse Andrea guardando Sergio, mentre Susanna,
con una leggera spallata a quest’ultimo gli disse “dai, passiamo oltre…”
provocando una sottile risatina di Simona; quindi slacciarono i bottoni dei
polsini della camicia e alzando la schiena di Giorgio tolsero la giacca, quindi
sbottonando la camicia tolsero la stessa e la canottiera.
Una volta finito, Simona prese
una spugna imbevuta d’acqua e di detergente e pulì bene il corpo, arrossendo,
quando si trovava al livello del pene; quindi si divisero i compiti, gli uomini
si occuparono della parte inferiore e le donne della parte superiore.
“La prima cosa da fare è togliere
tutta questa peluria” disse Sergio, e prendendo un rasoio elettrico, cominciò e
radere i peli delle ascelle e del pube, finito passo con un depilatore
femminile le stesse parti e cominciò ad eliminare i peli sul torace, sulle
braccia e sulle gambe; Andrea intanto con un rasoio rasò la barba a Giorgio, facendo
pelo e contropelo per rendere il viso più liscio possibile. Poi passo alle
ascelle e al pube per il tocco finale. A questo punto Sergio arrivò con una
siringa e inserendola dello scroto disse “questa dovrebbe tenerti calmo per
almeno qualche giorno…”, “è senza rischi?” domandò Andrea, “Si, con le
pastiglie che gli abbiamo fatto bere questa settimana e questa puntura è come
una momentanea castrazione chimica, senza effetti collaterali, tranne che per
l’amico qui, che non potrà alzare la testa.”, “Avete finito di parlare?” Chiese
Simona, “che qui è un’operazione delicata!”; Susanna e Simona avevano appena
finito di sistemare le unghie a Giorgio, con un piccolo prolungamento e un tocco di
colore rosso fiammante e stavano per portare la protesi al silicone, fatta su
ordinazione. Una volta messo il collante, adagiarono le due protesi al centro
dei capezzoli e fissarono bene i bordi, usando poi una crema impregnante dello
stesso colore della pelle, per evitare di far vedere la differenza di colore e
di materiale; una volta terminato questo procedimento, spalmarono sulla faccia
una crema idratante e applicarono due strati di fondotinta per eliminare le
imperfezioni della pelle, disegnarono il contorno labbra e applicarono un
rossetto rosso vivo e poi per gli occhi, un mascara allunga ciglia e un leggero
contorno occhi, con un ombretto di color azzurro pastello e come tocco finale
aggiunsero sulle gote un po’ di fard rosso, quindi passarono ai capelli.
Applicarono ai capelli corti di Giorgio un collante specifico e applicarono la
parrucca di capelli veri color nocciola chiaro, con una riga centrale,
frangetta e lunghi fino alle spalle, quindi finirono il viso applicando degli
orecchini a clip con campanelle di finta perla e una collana leggera ad ovali
dorati con un pendente in perla.
Intanto Sergio e Andrea
terminarono la parte più delicata della trasformazione, con uno speciale tupè
che combaciava con il pube, appiattirono il pene e lo scroto ormai inerti e
applicarono il tappetino, premendo in modo che non risultasse nessuna
protuberanza; finito il lavoro Susanna, salita su una sedia, scattò qualche
foto. “Magnifique!” esclamò, “Ora passiamo alla vestizione”.
Per le gambe usarono delle calze
a rete di cotone nero senza autoreggente e per le scarpe, un paio di sandaletti
rossi con tacco da 10
centimetri di misura 43, una in meno di Giorgio, ma l’unica
che avevano trovato e che fortunatamente, riuscirono ad infilare con qualche
piccola forzatura.
Per la parte intima usarono un
tanga nero con apertura nel mezzo e un body sempre nero con dei lacci per
attaccare le calze e la chiusura posteriore con dei lacci tipo corsetto. Sul
davanti, stringendo forte i lacci, i due seni, schiacciati in avanti si
avvicinarono e uscirono per un terzo dal davanti, dando quella forma erotica di
costrizione; infine il tocco finale: una minigonna tipo foulard con due bottoni
sulla parte destra, che arrivava proprio a filo delle calze, lasciando intravedere
i reggenti.
L’opera era compiuta ed era anche
pronto il risveglio, perché nell’infilare le scarpe e nello stringere il
body-corsetto Giorgio aveva pronunciato delle parole confuse cose “dove sono” e “che
cos’è”.
Lo adagiarono sulla sua sedia
davanti alla scrivania, che modificarono appoggiando cose da ragazze, quali
trousse, specchietti e pupazzetti, le accavallarono le gambe e le misero una
mano in mezzo alle gambe e l’altra sul mouse; aprirono sul computer una pagina
di pettegolezzi e misero intorno allo schermo una ghirlanda di fiori rosa,
quindi con una boccetta di sali lo fecero rinvenire.
Aperti gli occhi e con la mente
un po’ confusa mise a fuoco lo schermo del computer e pian piano cominciò a
distinguere le parole e iniziò a leggere un documento; dopo qualche minuto,
quando la mente si faceva un po’ più lucida disse sottovoce: “Ma cosa diavolo
sto leggendo” rendendosi conto che stava leggendo una notizia di gossip tra un
industriale ed una valletta dello spettacolo. Mosse la mano per chiudere la
pagina, quando fu attratto dalla stessa: fissandola sentì una vampata di calore
vedendo che le sue unghie erano lunghe e rosse, guardò l’altra mano estraendola
dal mezzo delle gambe e si accorse che portava delle calze a rete con dei
tacchi a spillo; un’altra ondata di caldo le invase il corpo, mentre una mano
gelida si appoggiò sulla schiena, e un alito di vento le sussurrò all’orecchio
“Il capo ti vuole vedere immediatamente!”.
Dopo qualche secondo in cui
rimase impietrito Giorgio si alzò si scatto e al primo passo barcollò spostandosi
verso destra e appoggiandosi alla scrivania di Susanna, la quale disse “Tutto
a posto Michela?”. Giorgio la guardò con gli occhi sorpresi e aprì la bocca per dirle
qualcosa, anche se non le uscirono le parole di bocca, ancora non si rendeva
conto di cosa le stesse accadendo, quando Sergio, con la mano destra, gli
afferrò il gluteo sinistro e dicendogli “Dai che il capo si arrabbia” la spinse
dolcemente verso la porta; dopo alcuni passi incerti Giorgio avanzò e trovatosi
davanti alla porta bussò: “Entra pure e accomodati che ho quasi finito!”.
Michela entrò e si sedette sulla
poltrona di pelle sprofondando leggermente e lasciando che la minigonna
rivelasse gli autoreggenti, mentre il suo capo, di schiena dall’altra parte
della scrivania, si alzò andando verso la porta, la chiuse a chiave, oscurando
le veneziane, in modo che nessuno potesse vedere all’interno. Poi avvicinandosi
verso di lui, lo guardò e mettendogli una mano sulla spalla e l’altra sotto la
coscia destra le disse “Michela, quanto tempo…”, quindi la aiutò ad alzare e
mentre Michela diventava sempre più rossa e incredula e cominciava a balbettare dei
suoni incomprensibili le mise l’indice sulle labbra e dicendo “Ssss!” le infilò
la lingua in bocca e cominciò a baciarla con passione, mentre le sue mani si
muovevano su e giù per il corpo. Michela dapprima pietrificata, non seppe resistere e
si abbandonò ai sensi, cominciando a cercare la lingua di quell’uomo così
focoso e cominciando con le mani a stringere il dorso e i glutei; proprio
quando la frenesia era estrema e si era abbandonato ai freni inibitori, lui lo
costrinse ad inginocchiarsi e slacciandosi i pantaloni le infilò il lungo pene
in bocca quasi a soffocarlo.
Quasi non capendo più niente in
quel vortice d’emozioni inimmaginabili e con la bocca spalancata per
quell’enorme corpo estraneo il capo le prese la teste tra le mani e cominciò a
muoverla in avanti e indietro; un’altra vampata di calore assalì Michela e quasi
inconscio di ciò che stava facendo cominciò a muoversi ritmicamente, agitando
anche la lingua alla ricerca di quel membro così morbido e grosso allo stesso
tempo, poi quando il suo padrone ansimando, disse la parola “vengo”, quasi
istintivamente Michela allontanò la bocca e guardando il pene da una distanza da
dieci centimetri, fu assalita dagli schizzi di sperma, che gli andarono su di
una guancia e sotto l’occhio sinistro, poi istintivamente rimise il pene in
bocca e cominciò a leccarlo da quella sostanza così viscida e calda e mentre
con una mano impugnava nuovamente il pene muovendo su e giù e con l’altra
aggrediva con le unghie il gluteo destro, sentiva scorrere giù nell’esofago
quella calda sostanza e quasi sfinito dallo sforzo, una volta ripulito il
tutto, si stacco dal pene e passandosi la mano destra sul viso si portò le
ultime tracce di sperma sulle labbra, si adagiò ai piedi della poltrona con le
gambe aperte e le braccia all’indietro accarezzando la poltrona.
Proprio in quel momento quando
era ancora sopraffatto dall’estasi e dall’euforia si vide riflesso nello
specchio davanti a se e si portò le mani sul seno che si era interamente
scoperto e abbassò lo sguardo per vedere se tutto ciò era reale e poi con
un’altra rapida occhiata vide tra l’apertura del tanga che mancava qualcosa: si
mise le mani sul pube e un brivido freddo gli corse lungo la schiena; non
sentiva niente e non provava niente. Un’altra vampata di calore lo assalì
talmente forte che barcollò come se si trovasse in cima ad una scala e non sul
pavimento: “Sono realmente una donna” sussurro portandosi le mani sul volto e,
una volta girate, guardandosi le unghie e ancora una volta il riflesso sullo
specchio.
Un turbinio d’emozioni le
girarono per la testa, quando il padrone la sollevò di peso e le disse
all’orecchio: “Sei stata magnifica, su torna a lavorare” e aggiustandogli il
body e abbassandogli la gonna, le mise la mano destra sui glutei e aprendo la
porta la spinse dolcemente in mezzo alla sala, tra l’indifferenza dei suoi
colleghi.
Michela quindi si sedette sulla sua
sedia, ancora confusa di ciò che le era capitato in quegli ultimi dieci minuti
e rimase lì per altri dieci minuti, attonita, fissando la porta dell’ufficio
del suo padrone e chiedendosi se stava sognando, cercando di prolungare ancora
per un po’ quell’insano piacere che aveva provato in quegli attimi.
Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd - 3 gen 2008
Nessun commento:
Posta un commento