FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

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mercoledì 13 luglio 2022

Un posto inatteso

Femminilizzazione forzata intro: ... forse è il lavoro giusto per me

Sono un po' nervoso, in effetti non mi aspettavo così tanta gente a questo ultimo colloquio: la prima scrematura l'avevo passata con ottimi risultati, ed eravamo rimasti una ventina degli oltre 100 aspiranti a questo posto, alla secondo avevo intuito che saremmo passati in tre, e a meno di strani accadimenti, tutti e tre saremmo stati assunti; invece ci ritroviamo in una decina, tre uomini e sette donne, e la cosa mi preoccupa non poco, visto che di posti disponibili al maschile, ce n'è solo uno.
Ovviamente l'ansia sale visto che sono il terzo nella lista, mentre le sette ragazze entrano nella stanza attigua e il loro "esame sembra abbastanza rapido".
Dopo circa un'ora viene il mio turno, gli altri due aspiranti sono stati congedati con un laconico "vi faremo sapere" e questo mi mette un po' di fiducia, nel senso che mi autoconvinco che non aspettino di far sapere, ma che se hanno bisogno, assumono subito.
Entro nella stanza, dove c'è il signor Berti, "Si accomodi", qualche domanda di rito, sono un po' nervoso, guardo verso destra e vedo che l'ufficio dove sono entrate le ragazze comunica con questo da una tendina semitrasparente, sono dentro in quattro, "ne sceglieranno solo due oppure tutte e tre?"
Altre domande, rispondo più sinceramente possibile, vedo la soddisfazione nel suo volto, con la coda dell'occhio vedo che nella stanza accanto sono rimaste in tre, il signor Berti fa un cenno, la direttrice del personale scosta la tenda e le fa entrare, loro si posizionano nelle sedie alla mia sinistra, mi sale ancora l'ansia perché ora non sono poi tanto sicuro ed ho paura che scelga le tre donne, che tra l'altro sono tutte belle.
"Ho deciso di assumervi tutte e quattro", sospiro di sollievo.
"Però non nei ruoli che pensavate", e qui mi porto inavvertitamente la mano sulla fronte, aggrottandola.
"Quindi Paola al reparto amministrazione, Gloria alla sezione vendite estere..."
Mancano solo due posti, contabilità e accoglienza, ed io pensavo di essere adatto alle mansioni che hanno affidato alle due ragazze.
"Maria contabilità!"
Fisso il signor Berti con un sorriso sbalordito, "accoglienza?"
"Andrea, penso che tu sia la persona giusta per accogliere le persone in questa azienda, le persone importanti ovvio, persone che non si limiterebbero a sorridere alle tre ragazze che sono sedute al tuo fianco"
"Invece con un uomo, ovvio!"
"Non posso permettere che le mie dipendenti subiscano questi tentativi di violenza, non posso permettere che siano compiacenti e non posso neanche scontentare i miei clienti più importanti, capisci?"
"Come scontentare?"
Nel mentre entra la direttrice del personale, tiene in mano un copriabito, "Grazie Lorena, ci pensi tu?"
Apre la cerniera ed estrae un tubino color azzurro pastello, poi un sacchetto con un paio di sandaletti bassi e della lingerie di pizzo bianco.
"Con questi indosso, non penso che si possano scontentare i clienti, giusto Andrea?"
"Non credo di avere capito bene."
"Ti sto chiedendo di indossarli"
"E se mi rifiutassi?"
"Eh, in quel caso? C'era una clausola nel pre-contratto, la prova pratica obbligatoria con i vestiti idonei alla mansione..."
"Ripeto, e se mi rifiutassi?"
"Ma non c'è nessun problema, c'è solo una piccola multa di 100.000€, e penso che quel tubino comincia a piacerti vero?"
Deglutisco e comincio a diventare rosso, quasi mi manca il fiato, Lorena comincia a slacciarmi le scarpe e io meccanicamente inizio a svestirmi, rimanendo nudo davanti alle quattro donne; imbarazzato, senza riuscire a dire niente, mi vestono e poi mi fanno sedere nuovamente sulla sedia.

Tubino azzurro, Grace Karin

Un colpetto di rasoio per togliere i pochi peli che ho sul viso e poi spunta fuori tutto l'occorrente per il trucco: sento i pennelli scivolare sulla mia pelle, sulle guance, sulle palpebre, il mascara che mi tira le ciglia, il rossetto che mi riempie le labbra. Una parrucca bionda sulla testa e il sig.Berti che mi chiama dicendomi: "Vieni qui splendore!"
Con passo incerto mi avvicino a lui, la sua mano si posa sulla mia natica, la stringe, io perdo momentaneamente l'equilibrio e lui tira a se, sento il suo membro contro il mio pube, la sua bocca si avvicina ai miei lobi, li lecca e mi sussurra: "Il tuo primo cliente è nella saletta 3 di accoglienza, mi raccomando, è molto importante, verrai ripagata per il tuo sacrificio."
Mi allontana verso la porta, poi mi da una vigorosa pacca sul sedere che quasi mi fa cadere. Cammino per il corridoio con i dipendenti che fanno risatine e i più disparati commenti, prima di entrare, la mia nuova segretaria mi allunga un foglio, c'è scritto Sig. Fisher, Industrie Siderurgiche, Detroit, mi guarda e mi augura in bocca al lupo, entro, me lo trovo davanti, alto, biondo, con la camicia bianca con i bottoni slacciati che fanno intravedere un pelo folto.
Mi guarda, fa un piccolo sorriso, e poi mi dice "Ok, Come-on!"
La sua mano si appoggia sulla mia spalla e poi mi spinge su costringendomi ad inginocchiarsi davanti a lui. Non perde tempo, si slaccia i pantaloni, abbassa le mutante e prendendolo in mano, me lo infila, senza troppo riguardo, in bocca.
E' stato tutto così rapido che rimango quasi immobile, con le mani dell'americano che mi cingono la testa e la spingono con forza verso di se, col suo membro che mi entra in bocca fino ad arrivarmi in gola. Per cinque minuti vengo sballottata e non vedo l'ora che tutto finisca, provo un senso di vergogna infinito, mai provato, il sentirmi umiliata, violentata, ma non ho la forza di scappare, come se quello che sto subendo stia entrando piano piano nella mia testa, mi stia logorando ed ad ogni suo colpo, mi stia confondendo.
Mi allontana nuovamente e mi fa cenno di alzarmi, ed una volta alzata, mi butta letteralmente di schiena sulla scrivania, mi apre le gambe, mi scosta le mutandine di pizzo bianche ed inizia a leccarmi proprio in mezzo al sedere.
La sua lingua inizia ad andare su e giù a ritmo frenetico, ed io vengo pervasa da un'ondata di calore mista ad eccitazione sempre crescente, un'emozione nuova, che fatico a controllare, vengo pervasa da brividi e non riesco a trattenermi dal cominciare a gemere.
Lui se ne accorge ed inizia ad andare più veloce, per poi fermarsi e tentare di penetrarmi con la lingua; vedendo che a quest'ultima cosa, i miei gemiti aumentano, non ci pensa due volte: si alza e me lo infila in un colpo solo, facendomi lanciare un urlo, che avrà sentito tutto il personale.
I suoi colpi ritmati aumentano di velocità e i miei occhi si bagnano di lacrime tra un misto di dolore e di piacere; pian piano i gemiti soffocano le urla di dolore e anche lui inizia a gemere, facendomi capire che è arrivato il momento. Due, tre, quattro colpi violenti che mi fanno urlare nuovamente e poi un urlo, il suo, e quella sensazione di essere riempita, col pulsare del suo membro, col mio fiato rotto dal dolore e dal piacere. Nell'attimo in cui si toglie, mi abbassa le gambe e mi fa sedere sulla scrivania, portando la mia faccia a tu per tu del suo membro, ed io, senza nessuna indicazione, scendo da essa per inginocchiarmi davanti a lui, per ripulire tutto, mentre un rivolo di sperma sta scendendo sulle mie cosce.
Terminato il lavoro, si ricompone in poco meno di dieci secondi, si avvicina alla porta e mandandomi un bacio con la bocca, esce e la chiude.
Io rimango li, in ginocchio, con la mente che inizia a girare vorticosamente per tutto quello che è successo in quest'ultima mezzora.
Il contratto verrà firmato, già lo so, e già so che il mio ruolo in questa azienda sarà quello di soddisfare i clienti, e la cosa mi preoccupa, perché la sola idea sta iniziando a piacermi.

Storie di femminilizzazione forzata di Valentina Rossi Cornell, 12 luglio 2022

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