Femminilizzazione forzata intro: ... un film, una birra, una amico...
Non so come possa essere
accaduto, forse la voglia di qualcosa di nuovo, la voglia di non restare solo,
la voglia di condividere con qualcuno, sta di fatto che ho lanciato l’invito,
nulla di impegnativo, una birra ed un film in compagnia.
Devo premettere che sono sempre
stato etero, mi sono sempre interessate le donne, ma Marco aveva qualcosa di,
non so che cosa, ma dal modo di parlare, qualche cenno, lo sguardo, l’intesa:
sembrava conoscerlo da sempre, il migliore amico a cui confidare i segreti, a
cui parlare del più e del meno, senza timori referenziali.
Sono le nove di sera e si
presenta: apro la porta al suono del campanello; in realtà era una decina di
minuti che aspettavo il suo arrivo in piedi dietro la porta, in trepidante
attesa.
Si presenta vestito con una
camicia bianca, i polsini non allacciati e girati all’insù, la camicia con i
primi due bottoni vicino al collo non allacciati e intravedo che non porta la
canottiera, pantaloni grigio scuro e scarpe di pelle.
Faccio gli onori di casa e ci
spostiamo subito in sala, dove oltre ai mobili c’è un divano a due posti e un
piccolo tavolino nero sopra un tappeto: sopra due bicchieri, due birre da 50
cl, una bottiglia d’acqua naturale ed una ciotola con delle patatine al
formaggio.
Beviamo prima qualcosa,
spilucchiamo delle patatine e poi parliamo del più e del menu: non mi sento a
mio agio, sono un po’ in imbarazzo. Lui se ne accorge, posa la sua mano destra
sulla mia sinistra che è appoggiata sul ginocchio e mi dice “tranquillo, stiamo
soltanto parlando”.
Più rilassato parliamo di altro,
di esperienze con le ragazze, dal suo tono capisco che più di una lo ha deluso,
però quel modo di parlare mi fa capire che ha provato dell’altro, che lo ha
tirato su, mi dice che non c’è nulla di strano, ammicca, ogni tanto mi sfiora
la mano; anche se inizialmente avevo allontanato l’idea stessa, più parla e più
capisco che sta flirtando con me, ne sono certo, ed ora capisco che era questa
cosa che non capivo, che forse stavo cercando.
“Dai, allora ci guardiamo questo
film?” mi dice con fare amichevole. “Si dai” rispondo io. “Prima però posso
andare in bagno a darmi una rinfrescata? Oh, non scappare nel mentre”.
“Tranquillo, vado solo un attimo in camera a mettermi qualcosa di più comodo”.
Mi guarda, mi fa l’occhiolino ed entra in bagno. “Se vuoi degli asciugamani
sono nella cassettiera” gli dico salendo le scale che mi portano in camera.
Il cuore mi sta battendo a mille,
forse pensa che mi presenti in mutande a fare la doccia con lui, o magari anche
senza mutande. Apro l’armadio e scorrendo la fila di jeans scovo in basso una
scatola di cartone, li da diverso tempo. La prendo e la poso sul letto: so
esattamente cosa c’è dentro, mi tolgo maglietta, calzoni, calze e mutande e
apro la scatola.
Mi siedo sul letto a fianco di
essa e comincio a tirarne fuori il contenuto: prendo gli autoreggenti e li
infilo con delicatezza sulle gambe, fino a che il bordino di silicone con
combaci sulla parte superiore della gamba, mi infilo dentro l’abito nero, metto
le spalline, allaccio la cerniera sul retro e posiziono i seni imbottiti con
delle calze di lana, messe all’interno dell’abito stesso; mi infilo le scarpe,
nere lucide e di un vertiginoso tacco 15, alzo il sacchetto con la parrucca
biondo platino e scopro la trousse, con un piccolo specchio, rossetto, ombretto
e mascara.
Mentre sento che Marco chiude
l’acqua della doccia, mi fisso allo specchio, compiaciuto di essermi rasato per
bene meno di mezzora prima, quasi sapessi già: applico con delicatezza il
rossetto rosso, l’ombretto argento e il mascara nero, mi riguardo allo specchio
della camera con indosso la parrucca per sistemare il ciuffo e inizio a
scendere le scale.
Il ticchettio dei tacchi è troppo
forte perché Marco non lo senta, forse già dal primo momento ha
già capito che non riuscirei mai a flirtare da maschio con un uomo, ma con una
maschera si.
Apro la porta della sala, che mi
ha lasciato socchiusa volutamente, e con la mano destra sulla maniglia e la
mano di sinistra appoggiata sullo stipite sopra la mia testa esordisco con:”mi
dispiace ma Giorgio è dovuto andare via per lavoro, io sono la sua amica
Valentina”.
Lui è li, sdraiato sul divano con
le gambe divaricate che mi fissa un po’ sorpreso: con un rapido gesto si alza,
mi prende la mano che è appoggiata sulla maniglia della porta e mi sussurra
“Piacere, Marco, nessun problema, accomodati”.
Ci sediamo e mi allunga subito il
bicchiere di birra, cin cin e beviamo alla goccia, appoggio il bicchiere ed
osservo il segno di rossetto lasciato dalle mie labbra, lo osserva anche lui,
mi guarda, arrossisco, mi allunga e mi appoggia sulle labbra una patatina al
formaggio, la mangio, poi prendo la sua mano e con delicatezza passo la lingua
sulle sue dita e poi le infilo in bocca per ripulirle dal formaggio.
Senza quasi rendermene conto, gli
appoggio la mano sul pube, il suo membro è eretto, mi sembra che inizi a sudare
leggermente. Gli prendo le mani e glie le appoggio sulle ginocchia, inizio a
slacciargli tutti i bottoni della camicia, lui è in imbarazzo più di me ma
lascia fare, apro la camicia e gli scopro le spalle senza toglierla, slaccio la
cintura e apro il bottone, gli sfilo i pantaloni e poi le mutande.
Mi avvicino, sfioro le mie labbra
alle sue, mi abbasso e gli bacio i capezzoli, sento che sono duri ed eccitati
anche loro, mi abbasso di più, gli prendo il membro, gli tiro indietro il
prepuzio, fisso Marco negli occhi con un sorriso e me lo infilo tutto in
bocca.
Lui chiude gli occhi girando
leggermente il capo all’indietro, noto una certa soddisfazione, mista ad
eccitazione ed a stupore; riapre gli occhi e mi riguarda, mi riguarda come se
fossi una donna, io continuo come se fossi una donna, anche se è la prima volta
che sto facendo una cosa del genere ed infatti le vampate di calore nascondono
il rosso della vergogna sul mio volto.
Continuo per qualche minuto o
forse più, sento la sua eccitazione che sale ed aumento il ritmo, sempre più,
sempre più fino a che un’ondata mi inonda la bocca. Chiudo
gli occhi ed assaporo come se fosse il mio premio, quando lui con le mani mi
allontana, mi sbatte con violenza sui cuscini del divano di schiena, mi alza il
vestito e mi scopre il sedere.
“Ora tocca a me” e con un
sorrisetto mi infila il suo pene ancora bagnato e incredibilmente duro nel mio fondoschiena, tenendomi
le gambe in alto ed aiutandosi con le mani sul mio bacino. Un urlo, il mio culo
che sembra andare in fiamme, un piagnucolio e mi esce un “sono ancora vergine”…
“Non più”, ancora con un sorrisetto beffardo mentre aumenta la cadenza. Il suo
bacino colpisce ripetutamente e con violenza, andando a colpire anche il mio
scroto, con il mio pene in piena erezione.
Uno due cinque minuti, ho perso
la cognizione del tempo, dopo un primo momento che opponevo resistenza, ho
mollato e mi sto lasciando penetrare ripetutamente,mentre mi sta salendo
l’eccitazione; anche il mio pene si muove a ritmo dei colpi inferti, il ritmo
sale, il mio culo è in fiamme, il mio pene sta per esplodere, ed esplode, dei
rivoli di sperma scendono da esso, lentamente, ma in maniera continua per
qualche minuto, fino a quando sento del liquido caldo che mi riempie il retto,
col ritmo che cala velocemente fino a fermarsi.
Il suo pene è ancora dentro nel
mio culo, lo tira fuori, si inginocchia su di me e me lo infila in bocca. Io
lecco, ingoio e lo ripulisco. Poi si scosta, si allontana ed è lui che prende
il mio membro in bocca. Pochi movimenti ed inondo la sua bocca di sperma, lui
ripulisce e lecca tutto, si avvicina e mi bacia con la lingua, passandomi tutto
il mio sperma, prendendomi la testa nelle sue mani, premendo forte per non
farne uscire nemmeno una goccia.
Poi mi lascia, si accosta di
fianco a me, con le sue mani gioca con i miei capezzoli, mi guarda e dice
“grazie Valentina, finalmente una donna che non ha tradito le attese”. Io lo
guardo e gli dico: “di nulla Marco”. Lui mi riguarda, mi da un bacio sulla
bocca e mi dice:”solo che dovresti avere la voce più femminile”. Imbarazzo, lo
guardo un attimo perplessa e gli dico, con la voce più femminile che riesco:”In
che senso?”.
“Ripetimi per dieci volta la
frase, sono una donna e mi piacciono i maschi”.
Inizio, una, due volte, mi
impegno e la mia voce diventa ancora più femminile, terza volta e prende il mio
scroto nelle mani e stringe forte, urlo, dico basta, lui mi esorta: “sei una
donna, hai solo la vagina, ricordati”.
Con le lacrime agli occhi, ripeto
più e più volte la frase, mentre lui stringe sempre più forte i miei genitali.
Mi manca il fiato, una forte nausea mi assale, infine molla la presa. Aumento
la respirazione mentre lui mi gira e mi lega le mani dietro la schiena con un
nastro adesivo che ha tirato fuori non so dove. Mi rigira, mi guarda e mi
avvolge il nastro sulla bocca facendo due o tre giri intorno alla mia testa.
Cerco di urlare, qualcosa, di dirgli di liberarmi, mentre mi lega assieme anche
le caviglie e poi, piegandomi le ginocchia, lega caviglie e polsi assieme.
Mi butta per terra a pancia in
su, mi guarda con quel sorriso, che ora capisco, ha un non so che di sadico,
prende due mollette e me li stringe sui capezzoli, facendomi lacrimare gli
occhi dal dolore, mentre le urla, sommesse dal nastro sembrano dei mugugni di
piacere.
Prende un dildo vibratore e me lo
infila nell’ano, prende un tubo dentellato e me lo infila sul pene, prende un
tubo simile ad una cannuccia e le lo infila nell’apertura del pene facendolo
entrare diversi centimetri e provocandomi dei dolori assurdi. Poi collega il
dildo e il cilindro sul pene con dei cavetti ad una scatolina ed altri cavetti
alla cannuccia e alle mollette di ferro sui capezzoli.
Poi pigia un interruttore: i due
dildo iniziano a vibrare, provocandomi un’eccitazione pazzesca, sul mio pene
che però non riesce a ritornare eretto, mentre con un altro interruttore, delle
micro scosse mi colpiscono ai capezzoli e all’interno del pene.
Emetto degli urli e delle grida
sommesse, mentre Marco, dicendomi “Fai la brava Valentina, devi calmarti”,
prende una molletta e l’applica sul naso chiudendolo. Dapprima non mi rendo
conto, poi il terrore mi assale mentre lui calmissimo continua a ripetermi “Se
non fai la brava, non ti tolgo la molletta e non respiri più”.
Anche se assalito dal terrore e
con la mente annebbiata, faccio si con il capo mentre le lacrime inondano senza
freno il mio viso. Togliendomi la molletta, con compassione mi dice “ti sta
colando tutto il mascara Valentina, proprio un pasticcio”, mentre io sono
completamente sfinito, con le continue scosse e vibrazioni, con il pene che
continua ad emettere fluido che sale e riempie la cannuccia. Non so quanto ho
saputo resistere, so solo che sono svenuto e non so neanche per quanto.
Al mio risveglio, mi son trovata
distesa sul letto, con forti dolori nelle parti basse. Mi alzo e guardandomi
allo specchio mi rivedo Valentina, con parrucca e trucco perfetto, in vestaglia
rosa. Mi metto le pantofole e scendo da basso per fare la colazione. Mentre
apro la porta della sala mi chiedo “che fine avrà fatto Marco”. “Ciao Valentina”,
mi si para davanti, mi fa scattare una manetta sul polso sinistro e mi lega il
destro dietro la schiena. Un bacio con la lingua, mi riguarda e mi dice: “Io
vado al lavoro, divertiti”. Un altro bacio e oltrepassa la porta, davanti a me
tre ragazzi nudi, con in mano fruste, corde e altri attrezzi strani.
Io chiudo gli occhi e dico, con
la voce più femminile che riesco:”sono una donna e mi piacciono i maschi”.
Storie
di femminilizzazione forzata, by Vale84cd - 12 settembre 2019