FEMINIZED STORIE vol.2

FEMINIZED STORIES vol.2

Ed eccolo qui! Il nuovo libro della Vale. - (clicca sulla scritta sopra per leggere l'articolo) - Ancora una raccolta di racconti sulla ...

mercoledì 26 agosto 2020

Schiava

Femminilizzazione forzata intro: ...sola, legata nella camera dell'albergo, aspettando chi viene a salvarmi...

Ad un tratto tira fuori delle polsiere ed una corda:

“Uh, vuoi fare qualcosa di perverso?”
“Questo ti ecciterebbe?!
“Oh si, tanto tesoro”.


Allungo le mani verso di lei che con delicatezza mi fissa la polsiere e le cavigliere.

“Promettimi che non mi farai troppo male?”
“No, tranquilla, non sentirai quasi nulla”


Mi fa mettere in ginocchio, con le mani dietro la schiena, poi prende una delle due corde, quella più corta e fa un nodo all’anello della caviglia destra, la fa passare dentro gli altri tre anelli e poi la lega allo spezzone di corsa principale, faccio per muovermi ma sono proprio bloccata, alzo lo sguardo a destra verso di lei, sorrido e lei ricambia lo sguardo: la sua mano scorre sui miei collant, va sotto la minigonna e sfiora delicatamente il mio membro che sta diventando duro sotto le mutandine. Io chiudo gli occhi ed emetto un gemito di piacere, mentre l’altra sua mano sale dal fianco fino a fermarsi all’altezza dei miei capezzoli.

“Continua ti prego”
“Mi dispiace ma devo andare”
“Come devi anda…”


Non faccio tempo a dire altro che mi mette in bocca una gag-ball, serrando il laccetto sulla nuca. Mentre io farfuglio qualcosa di incomprensibile aggancia al laccetto un moschettone con una corda molto corta che blocca sul tubo del calorifero di fianco a me, impedendomi così sia di scappare, sia di alzarmi.

Senza guardarmi, senza un saluto, senza un bacio, si incammina verso la porta lasciandomi sola li in ginocchio, con la luce del sole che inizia ad infiltrasi tra le tapparelle abbassate; un clic, con la porta che si apre e poi si richiude velocemente: sono sola, legata, non so per quanto, mi chiedo quando tornerà e se tornerà.

Attendo, un’ora o forse più, mentre la luce del sole ora è più forte e rischiara la stanza più nitidamente. Ogni tanto cerco di muovermi, di allentare la tensione dalle braccia e alle ginocchia, deglutisco per evitare che mi si secchi la gola, mentre sento un rumore di passi che si avvicina.

Si apre la porta ed entra una cameriera; io inizio disperatamente ad emettere dei mugugni per dirle di liberarmi, mentre lei, guardandomi compiaciuta mi dice “scusi se l’ho disturbata, cinque minuti e finisco”.

La guardo mentre, col suo carrello, si dirige verso il bagno, mentre pulisce, mentre sistema le lenzuola del letto, poi si dirige verso di me, mi guarda ancora con quella faccia un po’ stupita e si inginocchia davanti a me.

Io la guardo ed emetto ancora dei piagnucolii sperando che lei mi possa capire, lei posa le sue mani sul viso e con i pollici mi asciuga le lacrime che ho sotto gli occhi e con tutta tranquillità mi dice “ti è caduta questa”.

Io la guardo stupita mentre lei prende dal suo grembiule una mascherina per gli occhi di cuoio e me la mette davanti al viso stringendola forte con un laccetto sulla nuca: io mi divincolo ma riesco solo a sentire il rumore delle ruote del carrello che escono dalla porta della stanza ed ancora una volta il clic della serratura.

Le ore passano interminabili, cerco di trovare una posizione comoda, ma il dolore a volte diventa quasi insopportabile, spero che qualcuno arrivi, ogni tanto mi viene da piangere, ogni tanto cado in brevi e tormentati sogni e poi mi risveglio, tutta sudata e ansimante.
 
Poi un rumore, ancora un rumore della serratura mi fa ridestare: sono accasciata di un lato, attaccata al calorifero, rumore di passi e poi due voci distinte.

“Ecco il regalino che ci avevano promesso” dice una voce femminile.
"Vediamo cosa c’è qui sotto” continua quella maschile.

Sento una mano che accarezza dolcemente le mie gambe e si infila di nuovo sotto la minigonna arrivando a toccarmi il pene, che questa volta rimane inerme.

“Ma qui abbiamo usa signorina” 
“Vediamo se si comporta bene”

Mi tolgono il boccaglio e le corde che mi legano mani e piedi, portando le braccia davanti mi massaggio i polsi e poi istintivamente le porto al viso per togliermi la mascherina.
 
“No, cara, la potrai togliere se farai la brava”
“Ok” dico io con una voce rauca, portandomi la mano a massaggiare la gola.

Mi fanno alzare, faccio fatica a rimanere in piedi, più di dieci ore senza la possibilità di muovere le ginocchia si fanno sentire; mi allargano le gambe e poi sento entrare qualcosa nel mio fondoschiena: non riesce ad entrare, fa male ed emetto un urlo, poi sento che mi penetra nell’ano un dito con una sostanza oleosa, entra ed esce più volte, poi ancora quell’oggetto grosso.

Qualcuno mi prende le spalle dal davanti e me le abbassa in modo che formo un angolo retto tra gambe e busto, mi stringe la testa tra le mani e sento qualcosa che mi si appoggia sulle labbra.

Ho già capito che cos’è e cerco di fare resistenza, ma un colpo violento da dietro mi fa aprire la bocca per lanciare un urlo che viene soffocato dal pene che riempie la mia cavità orale.

Non riesco a resistere anche perché le mani mi spingono la faccia contro il suo pube, mentre da dietro, altre mani mi cingono i fianchi spingendo e facendo penetrare lo strap-on sempre più in profondità.

Dieci minuti interminabili o forse di più dove sono pervasa da sensazioni indescrivibili, con l’eccitazione e il dolore che si compensano tra di loro, fino a che tutto termina, senza il regalo da parte del maschio, e con io che cado sulle ginocchia, appoggiando le mani a terra e ansimando, esausta, sempre col volto coperto dalla mascherina.

Devo ancora riprendermi quanto la donna dice “su, svelta che dobbiamo uscire”; mi rialzo a fatica e mi tiro giù la gonna, mentre mi prendono per il braccio e mi trascinano fuori dalla porta che comunica col parcheggio dell’hotel; si apre la portiera e dentro in macchina, di fianco a lei che mi mette un braccio intorno al collo, mentre l’altra mano mi massaggia il pene.

La macchina percorre penso un cinque minuti di strada e poi si ferma bruscamente, si apre la portiera e si richiude, mentre lei continuando coi massaggi, mi ha portato il membro all’erezione. Poi una voce, “uscite pure”, vengo fatta uscire e ci incamminiamo per una decina di metri: ci fermiamo, mi lasciano le braccia e poi, rumore di passi, le portiere che si richiudono e la macchina che riparte.

Io rimango li immobile, con il cuore che sta battendo all’impazzata, mentre sento davanti a me un respiro, di qualcuno che si sta avvicinando lentamente. Una mano si posa sul mio fianco e mi spinge verso di lui, il mio membro in erezione tocca il suo corpo, lui lo sente e togliendomi la mascherina dagli occhi mi dice con voce calda e sensuale “allora sei felice di vedermi”.

Io lo guardo, occhi azzurri, capelli brizzolati, alto come me ma senza tacchi, apro leggermente la bocca per dirgli qualcosa ma non riesco a parlare, come se fossi paralizzata.

“Sei stupenda, mi farai fare un sacco di soldi”

Il mio sguardo di stupore si trasforma in uno sguardo di terrore mentre lui alza le labbra in un sorriso sinistro: cerco di liberarmi, ma lui mi afferra l’altro braccio e mi stringe più forte a se sussurrandomi “sei mia”.

Le sue labbra incontrano le mie, la sua lingua penetra nella mia bocca, non riesco a resistere, mi sento paralizzata, sola, indifesa, non riesco a resistere e mi lascio andare alle sue voglie, mentre le sue mani mi stringono sempre di più, mentre sento il suo membro che preme sul mio ventre, mentre sento più che mai di essere sua.

Storie di femminilizzazione forzata, by Vale84cd - 26 agosto 2020

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